Sarà una valanga di Sì. Poi cambiamo pagina

Fondamentale è rimuovere l’opzione atomica in Italia, ma non basta. Servirà una nuova e coraggiosa classe politica in grado di governare la rivoluzione energetica che è ormai in atto: obiettivo è decarbonizzare la produzione elettrica arrivando a soddisfare con le rinnovabili il 100% dei consumi entro il 2050. L’editoriale di Gianni Silvestrini.

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Sarà una valanga di sì. E il raggiungimento del quorum nel referendum significherebbe ribadire, a distanza di 25 anni, il seppellimento di ogni velleità di risuscitare il nucleare in Italia. Ma, non basta rimuovere l’opzione atomica. Occorre guardare subito in avanti.


Dopo Chernobyl non ci fu la capacità di cambiare decisamente pagina. Oggi, con un’offerta di tecnologie verdi più consolidata e con costi decisamente minori, è possibile e necessario definire una strategia innovativa di lungo periodo. Si tratta di decarbonizzare la produzione elettrica arrivando a soddisfare con le rinnovabili il 100% dei consumi entro il 2050. Lo impongono la sfida climatica, la sicurezza degli approvvigionamenti e i benefici economici sul medio e lungo periodo.


Questo obbiettivo è ottenibile solo avviando, in contemporanea, una politica aggressiva sul lato dell’efficienza energetica. La Germania, anche in questo campo ha deciso di rompere un tabù, quello della incomprimibile crescita della domanda elettrica. Entro la fine del decennio i consumi tedeschi dovranno infatti ridursi del 10%, e questo malgrado nuove applicazioni innovative, come il milione di auto elettriche che saranno in strada nel 2020.


Per certi aspetti nel nostro paese la sfida della diffusione su larga scala delle rinnovabili è affrontabile con maggiori chances. Non dobbiamo uscire dal nucleare, la sovraccapacità di potenza termoelettrica consente di gestire l’intermittenza del sole e del vento, abbiamo impianti di pompaggio e possiamo rapidamente realizzarne centinaia di altri, il potenziale del solare è elevato, la nostra rete può più facilmente trasformarsi in smart grid.


Quello che ci manca però è una visione di lungo periodo, anzi una “visione” tout court. I recenti segnali di cambiamento (inclusi, quelli che verranno dai referendum), fanno comunque sperare che anche in Italia si possa far piazza pulita degli oscurantisti che mettono in discussione la scienza del clima e contemporaneamente puntano alle tecnologie del passato come il nucleare.


E lavorare perché, partendo dal basso, si possa disegnare un futuro pulito e possa emergere una nuova classe politica in grado di governare con coraggio la tumultuosa rivoluzione che è partita.

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