Svolta obbligata (articolo di Karl-Ludwing Schibel)

  • 10 Giugno 2011

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La catastrofe in Giappone ha finalmente creato le condizioni per una politica meno dipendente dalle grandi compagnie. Una scommessa per l’Europa. Un articolo di Karl-Ludwing Schibel su Lanuovaecologia.it

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La politica energetica nei paesi europei è stata negli ultimi decenni essenzialmente l’estensione della politica aziendale dei grandi produttori e distributori di energia elettrica e di calore, dei «poteri di occupazione» come li chiama il giornalista tedesco Franz Alt. La produzione di energia elettrica avveniva, e avviene, in grandi unità di produzione da qualche centinaio di megawatt a due, tre gigawatt con carburanti fossili e nucleari, la distribuzione di energia elettrica e metano in grandi reti sovranazionali. Un business molto redditizio per pochi grandi players – Endesa in Spagna, Gdf Suez e Electricité de France (Edf), Enel ed Eni in Italia, E.On e Rwe in Germania, Vattenfall in Svezia – che in passato hanno potuto largamente definire le condizioni nelle quali operavano e guadagnavano.


L’incidente di Fukushima ha aperto in Europa la finestra su una politica continentale, nazionale e territoriale meno dipendente dal condizionamento delle grandi compagnie energetiche. La loro logica è semplice: produrre in pochi molta energia in unità più grandi possibile e venderla al prezzo più alto possibile.  


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