Come abbiamo scritto su queste pagine, oggi la Cassazione dovrà prendere una decisione importantissima per il futuro del referendum sul nucleare. L’ufficio centrale elettorale presso la Corte deciderà infatti se il d.l. omnibus – emendato per annullare la consultazione, abrogando le norme oggetto del quesito – basti a cancellare il ricordo alle urne.

Come abbiamo già spiegato (Qualenergia.it, Referendum nucleare, approvato il decreto omnibus. E ora?), la Corte – in base alla sentenza 68/1978 della Consulta – dovrà stabilire se l’emendamento al d.l. omnibus “colpisce i principi ispiratori della disciplina preesistente”. Ossia valutare se cancella completamente il programma di ritorno al nucleare o se lo rimanda semplicemente.  A leggere il testo approvato sembrerebbe la seconda: il governo si riserva di tornare sulla questione entro dodici mesi. Anzi, come hanno segnalato in molti, il nuovo testo renderebbe ancora più facile in futuro costruire le centrali. Anche le dichiarazioni di Berlusconi del 26 aprile parlano chiaro (Qualenergia.it, Berlusconi “confessa”: lo stop al nucleare è solo un trucco). Ma, come ci ricordano i costituzionalisti, la Cassazione dovrà decidere sul testo dell’emendamento e non sulle parole del premier.

Se oggi si stabilirà che il referendum si faccia, poi, non è comunque per nulla garantito che si voti il 12 e il 13 giugno (Qualenergia.it, Referendum nucleare: ora, mai, o fra un anno?). Se la Cassazione deciderà che il d.l. omnibus non basta a cancellare il referendum, infatti, la consultazione ci sarà, ma si voterà molto probabilmente su di un nuovo quesito, che abroghi la nuova normativa. Ciò significa che milioni di nuove schede elettorali dovranno essere ristampate e che gli italiani all’estero, che stanno già votando con le vecchie schede, dovranno votare nuovamente. Problemi tecnici che molto probabilmente farebbero slittare il referendum, di modo che si potrebbe votare solo l’anno prossimo.

Qualsiasi cosa decida oggi la Cassazione, l’unica speranza che sul nucleare si voti il 12 – 13 giugno 2011  resta dunque verosimilmente il giudizio della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione tra Comitato referendario e Parlamento, che arriverà il 7 giugno. Il Comitato in fase referendaria è infatti equiparato a un organo dello Stato e ritiene che l’emendamento sia lesivo delle proprie prerogative e della sovranità popolare, perché impedirebbe il referendum. Se la Corte accogliesse il ricorso potrebbe annullare l’emendamentom al d.l. omnibus, e si andrebbe al referendum il 12 e il 13, votando il vecchio quesito, sia che oggi la Cassazione decida che il d.l. omnibus basta a cancellare il referendum, sia che oggi decida che si voti un nuovo quesito: tutto insomma potrebbe essere rovesciato a pochi giorni dal voto.

Tornando alla decisione attesa per oggi, quella dell’ufficio centrale per i referendum della Cassazione, che resta comunque importantissima, rivediamo, attraverso la nota inviata ieri alla Corte dal WWF (in allegato in basso), i motivi per cui si potrebbe decidere che il d.l. omnibus non basta ad annullare il referendum. “Ci sono numerose sentenze della Corte Costituzionale che non solo richiamano al rispetto dei principi ispiratori di coloro che hanno promosso i quesiti referendari, ma che censurano modifiche normative strumentali, per disattivare i referendum (…) Precedenti sentenze della Corte costituzionale – spiega l’associazione ambientalista – stabiliscono chiaramente che se l’intenzione del legislatore rispetto alla norma oggetto di referendum, rimane fondamentalmente identica la richiesta referendaria ‘non può essere bloccata perché diversamente la sovranità del popolo (…) verrebbe ridotta ad una mera apparenza’.

“L’attenzione del WWF – prosegue la memoria – si incentra sui commi 1 ed 8 dell’art. 5 che confermano l’intento solo sospensivo dell’iniziativa governativa in attesa delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, motivo già di per sé stesso strumentale come dimostra nel concreto la decisione presa ieri dal Governo tedesco di abbandonare il programma nucleare, che trova conferma, fa notare il WWF, sempre nella Sentenza della Corte Costituzionale (CC) n. 28/2011 che chiarisce come il Trattato dell’Unione Europea non contiene prescrizioni specifiche che vincolino gli Stati ad installare centrali nucleari.

Con riferimento alle modifiche normative che intervengano sui quesiti referendari, il WWF ricorda i contenuti de:

La Sentenza della CC n. 68/1978 che rimarca come la nuova legislazione che interviene sulle norme sottoposte a referendum deve dar prova con chiarezza che i principi ispiratori sono mutati dalla nuova norma sopraggiunta e che quindi la nuova legislazione non è più ricollegabile alla precedente iniziativa referendaria e che censura interventi che riducano la sovranità popolare a mera apparenza;

La Sentenza della CC n. 16/1978 che ricorda come non si possa solo abrogare singole norme per disattivare il referendum ma si debba tenere conto dell’effetto complessivo dell’iniziativa legislativa poiché il tema del quesito sottoposto agli elettori non è tanto formato (…) dalla serie di singole disposizioni da abrogare quanto dal comune principio che se ne ricava”.

La Sentenza della CC n. 28/2011, con la quale è stato ammesso proprio il quesito referendario, che chiarisce come il fine intrinseco dell’atto abrogativo consiste nell’intento di impedire la realizzazione e la gestione di tali centrali nucleari.

Sono questi, nella sostanza, gli insegnamenti della giurisprudenza costituzionale che il WWF, come diversi costituzionalisti (Qualenergia.it, Referendum, partita ancora aperta), sottopone all’attenzione dalla Corte di Cassazione con la Memoria odierna. Dovremo aspettare il pomeriggio per sapere cosa deciderà la Corte.