Referendum nucleare: ora, mai o l’anno prossimo?

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Il d.l. omnibus è in Gazzetta. Mercoledì la Cassazione deciderà se basta a cancellare il referendum o se si dovrà votare sul nuovo testo. In questo caso il rischio è che il voto slitti all'anno prossimo per problemi tecnici. Perché il 12 -13 giugno si voti anche sul nucleare resta la possibilità del giudizio della Consulta sul conflitto d'attribuzione, il 7 giugno.

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Il 12 – 13 giugno potremo decidere sul nucleare? Dovremo rassegnarci al fatto che il Governo lo ha già fatto per noi? O forse per votare dovremo attendere un anno per “motivi tecnici”? Sembra proprio che non lo sapremo fino a pochi giorni dai referendum, ma le speranze di potersi esprimere il 12 – 13 sono sempre più fragili.

Il decreto omnibus, che contiene le modifiche che dovrebbero annullare il quesito referendario, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sul numero 122 del 27 maggio (lo trovate in allegato). La possibilità che Napolitano vi rilevasse dei profili di incostituzionalità e non firmasse è dunque svanita e ora la palla passa alla Cassazione. Anche se questa dovesse decidere che gli italiani possono esprimersi comunque sul nucleare attraverso il referendum, ci sono però rischi concreti che la consultazione slitti per problemi tecnici, come la stampa delle schede. Che il 12 – 13 gli italiani riescano a dire la loro sull’atomo dunque appare sempre più difficile. L’ultima speranza sembra restare un ribaltamento dell’ultimo minuto, tramite il giudizio della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione, atteso per il 7 giugno.

Mercoledì l’ufficio centrale elettorale presso la Corte di Cassazione deciderà se il d.l. basti a cancellare il quesito referendario. Come abbiamo già spiegato su queste pagine (Qualenergia.it, Referendum nucleare, approvato il decreto omnibus. E ora?), la Cassazione – in base alla sentenza 68/1978 della Consulta – dovrà stabilire se l’emendamento “colpisce i principi ispiratori della disciplina preesistente”. Ossia valutare se cancella completamente il programma di ritorno al nucleare o se lo rimanda semplicemente.  A leggere l’emendamento sembrerebbe più realistica la seconda possibilità: il governo si riserva di tornare sulla questione entro dodici mesi. Anzi, come hanno segnalato in molti, il nuovo testo renderebbe ancora più facile in futuro costruire le centrali. Anche le dichiarazioni di Berlusconi del 26 aprile parlano chiaro (Qualenergia.it, Berlusconi “confessa”: lo stop al nucleare è solo un trucco). Ma, come ci ricordano i costituzionalisti che abbiamo sentito, la Cassazione dovrà decidere sul testo dell’emendamento e non sulle parole del premier.

Anche se la Cassazione dovesse decidere che le modifiche introdotte con il d.l. omnibus non sono sufficienti a cancellare il referendum, poi, sarà comunque molto difficile che si riesca votare il 12 – 13 giugno, in corrispondenza dei referendum su acqua e legittimo impedimento. Come spiegano a Qualenergia.it i parlamentari e costituzionalisti sentiti, infatti, ci si scontrerebbe con tempi tecnici che renderebbero l’eventualità quasi impossibile: il quesito riguarderebbe (quasi sicuramente) le nuove norme, ossia l’emendamento al d.l. omnibus, e dunque si dovrebbero ristampare i milioni di schede elettorali. Oltre a questo ci sarebbe il problema di far votare di nuovo gli italiani all’estero, che al momento stanno già esprimendosi, ma sul vecchio quesito.

Molto probabilmente dunque la consultazione sul nucleare slitterà per questi motivi tecnici: a decidere sarà il Ministero degli Interni,  lo stesso che ha stabilito che i referendum, anziché accorpati alle amministrative, si facciano il primo week end dopo la chiusura delle scuole e l’ultimo possibile per il 2011.  La legge sui referendum stabilisce infatti che questi si tengano tra il 15 aprile e il 15 giugno: se il voto sul nucleare fosse posticipato per i motivi tecnici sopracitati non si terrebbe dunque prima di un anno. E il 12 e 13 giugno la consultazione riguarderebbe solo acqua e legittimo impedimento, rendendo più arduo raggiungere il quorum. “La strategia del Governo per affossare i referendum è stata pensata molto bene”, commenta amaro a Qualenergia.it Ermete Realacci, parlamentare Ecodem.

Ma se il referendum al momento è fortemente a rischio non tutto è perduto. Altri due i possibili scenari: mercoledì la Cassazione potrebbe decidere di chiedere alla Corte costituzionale un giudizio sulla legittimità costituzionale del d.l. omnibus. Se la Consulta stabilisse che il d.l. è incostituzionale si voterebbe rispondendo al vecchio quesito, ma è “molto difficile”, spiega a Qualenergia.it il costituzionalista Alberto Lucarelli, che la eventuale decisione arrivi in tempo.

Il costituzionalista ripone molte più speranze, invece, su un altro giudizio della Corte Costituzionale, quello sul conflitto di attribuzione tra Comitato referendario e Parlamento, che arriverà il 7 giugno. Il Comitato in fase referendaria è infatti equiparato a un organo dello Stato e ritiene che l’emendamento sia lesivo delle proprie prerogative e della sovranità popolare, perché impedirebbe il referendum. Se la Corte accogliesse il ricorso potrebbe annullare il provvedimento, e si andrebbe al referendum il 12 e il 13, votando il vecchio quesito.

Che possibilità ci sono che accada?. “Un caso analogo è già successo nel ’78 – spiega a Qualenergia.it il costituzionalista Marco Giampieretti – e la Consulta decise in favore dei promotori del referendum sulla legge 152/75, sull’ordine pubblico, modificata all’ultimo momento in Parlamento”. Anche per Lucarelli “che la Corte decida a favore del Comitato è probabile, perché qui il giudizio sarebbe meno tecnicistico e più ampio, si andrebbe cioè a valutare la volontà che sta dietro al decreto, anziché il senso stretto del testo”. Meno fiducioso Ermete Realacci. Non ci resta che aspettare, dato che l’unica cosa sicura è che se gli italiani potranno esprimersi sull’atomo non sarà dato saperlo con certezza fino a meno di quattro giorni dall’eventuale voto.

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