Gli aspetti controversi del conto energia per Coppola di First Solar

Continua la nostra indagine sulle diverse posizioni degli attori del comparto fotovoltaico in merito al quarto conto energia. Alessandro Coppola di First Solar ci dà la sua opnione sulle criticità per il settore, ma anche gli aspetti positivi legati al nuovo meccanismo. Emergono comunque molti fattori di incertezze per il mercato.

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Continua la nostra indagine sulle diverse posizioni degli attori del comparto fotovoltaico in merito ai diversi aspetti del quarto conto energia. QualEnergia.it ha intervistato questa volta Alessandro Coppola di First Solar, responsabile per il mercato nazionale dell”azienda Usa che produce moduli a film sottili al tellururo di cadmio, anche in uno stabilimento situato in Germania. La First solar è posizionata al terzo posto tra i produttori mondiali con 1.411 MW nel 2010 (+28,3% rispetto al 2009).


Ing. Coppola, quali sono le previsioni sull’andamento del mercato italiano per i prossimi anni, secondo First Solar?


Stiamo elaborando le nostre ipotesi degli sviluppi futuri in Italia. Per quanto riguarda la crescita nel 2011 tra gli operatori ci sono idee divergenti. Personalmente penso che sarà relativamente modesta come installato complessivo in MW, ci sono molti elementi che creano imprevedibilità. Ad esempio abbiamo visto pochissime autorizzazioni uniche, il finanziamento dal sistema creditizio è andato in stallo e la discussione precedente al conto energia 4 ha creato un clima di tale incertezza che ha avuto effetti anche sul terzo conto energia che ha portato a meno di 100 MW in esercizio, secondo i dati GSE recenti. Inoltre siamo in attesa dei decreti attuativi del decreto Romani che ha recepito della direttiva europea sulle rinnovabili, un esempio per tutti la questione delle aste al ribasso.


E per gli anni successivi?


E’ possibile che nel 2012 fino al 2013 ci possa essere un boom di impianti considerati di piccola taglia, non soggetti alle limitazioni dei grandi impianti. Questo potrebbe creare problemi per la disponibilità finanziaria e le tariffe incentivanti per gli anni successivi, con un effetto domino sulle tariffe generato dal meccanismo di adattamento delle stesse, in base ai costi di incentivazione misurati. Come si è visto anche in passato, ad una crescita del mercato concentrata potrebbe poi seguire anche un incremento dei costi, in direzione opposta all’obiettivo di arrivare quanto prima alla grid parity.


Da queste risposte sembra emergere una visione con diverse ombre. Parliamo invece degli aspetti positivi.


Un aspetto positivo è che il nuovo conto energia riduce l’incertezza rispetto ai precedenti conti energia, dando un orizzonte fino al 2016, sempre che nel frattempo nella speranza che non vengano rimesse in discussione le regole. Anche il target dei 23 GW al 2016 è un punto importante, un segnale che impegna il Governo su questa strada, soprattutto se consideriamo l’obiettivo precedente di soli 8 GW al 2020. Anche la disposizione introdotta del riciclaggio obbligatorio dei moduli secondo noi è estremamente valido e va ad anticipare una richiesta dell’utenza finale. Il fatto che vi sia tale obbligatorietà mi sembra lungimirante.


Tornando alle criticità del quarto conto energia?


Il meccanismo del registro dei grandi impianti al momento è percepito dal mercato come un rischio aggiuntivo ed una incognita. Peraltro le tempistiche sono estremamente strette: le iscrizioni sono aperte infatti dal 20 maggio al 30 giugno. Anche i tempi per la comunicazione al GSE dell’entrata in esercizio degli impianti sono ridotti a soli 15 giorni, mentre nel terzo conto energia erano di 90 giorni. E poi quel decalage mensile per il 2011 è un altro elemento di incertezza: visto che la tariffa verrà assegnata quando l’impianto entra in esercizio, qualsiasi slittamento porta ad una modifica del piano finanziario. Per gli investitori non è certo un aspetto positivo.


Chi si avvantaggerà e soffrirà di più con il nuovo meccanismo?


Nel combinato disposto tra quarto conto energia e decreto Romani verranno penalizzati sicuramente gli impianti a terra, anche su terreni agricoli, indipendentemente poi da quale sia il loro reale livello di produttività. La difficoltà dell’agricoltura in Italia non dipende certamente dalla diffusione del fotovoltaico, ma anzi questa tecnologia può essere un contributo all’azienda agricola per integrare le entrate e aiutarla nella sua attività principale che è appunto l’agricoltura. Sono però certo che gli impianti di grande taglia ancora ci servono. I costi si sono ridotti anche grazie alla scalabilità degli impianti e di questo trend di costi al ribasso ne hanno beneficiato anche gli impianti su tetto. La situazione adesso mi sembra molto sbilanciata a favore di questi ultimi.


Alla luce del nuovo meccanismo incentivante e delle nuove disposizioni come cambia la strategia della First Solar in Italia?


L’azienda ha una strategia molto chiara che è basata sulla scalabilità della produzione, sulla rapida riduzione dei costi per arrivare quanto prima alla grid parity e poi sulla responsabilità del produttore a 360 gradi per quanto concerne i moduli a fine vita con un programma di riciclaggio (puntiamo al riciclo del 90% dei materiali). La strategia aziendale in definitiva è in linea con quanto previsto dal conto energia. Come mercato guardiamo con attenzione agli impianti su grandi tetti industriali e commerciali. 

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