Sardegna, l’antinuclearismo che fa da battistrada

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Clamoroso risultato del referendum consultivo sul nucleare in Sardegna: il 60 per cento degli aventi diritto al voto va alle urne, ma sarebbe bastato un quorum del 33%. Il 98% è contrario alle centrali e ai siti di stoccaggio delle scorie. Un dato bipartisan: anche il governatore di centro destra ha accolto il risultato con entusiasmo.

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I sardi non vogliono né centrali nucleari né i siti di stoccaggio delle scorie sull’isola. Bastava il 33% per raggiungere il quorum (si tratta infatti di referendum consultivo), ma già alle 11 di questa mattina si è raggiunto il 50% dei votanti. Il dato ufficiale è che hanno votato in 877.982, pari al 59,34% degli aventi diritto. Il dato ancora ufficioso è che il 98% ha votato Sì. Una vittoria per gli antinuclearisti molto significativa visto che nella Regione la partecipazione ai referendum è storicamente sempre stata molto bassa.


Il messaggio al governo nazionale che arriva dalla Sardegna è chiaro e mai come in questa occasione la Regione ha rappresentato tutto il Paese, soprattutto per il fatto che questo territorio, non soggetto a sismi e scarsamente popolato, potrebbe rappresentare, secondo i tecnici della rinascita dell’atomo in Italia, un sito pressoché ideale.


Il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, del centrodestra, ha dichiaro già ieri, quando era prossimo il quorum, che «Con questo pronunciamento il popolo sardo dice che intende scegliere che la nostra isola non accetta scelte calate dall’alto e che intende invece proporsi come modello da seguire a livello nazionale ed internazionale».


Anche se il referendum è consultivo e, quindi, l’ultima parola spetterà al governo nazionale, va ricordato che la Corte Costituzionale in una recente sentenza ha stabilito che il parere delle Regioni deve essere tenuto in debito conto (Qualenergia.it, Corte costituzionale: niente nucleare senza accordo con le Regioni).


Per il Wwf Italia, “Il raggiungimento del quorum in Sardegna è una vittoria per la democrazia, un risultato di buon auspicio per la consultazione nazionale del 12 e 13 giugno”. Il dato che arriva dall’Isola – aggiunge l’associazione – è la dimostrazione della voglia dei cittadini di riappropriarsi del diritto di decidere della tutela del proprio territorio all’insegna della sostenibilità ambientale e che, quando gliene viene data la possibilità, non si sottraggono al dovere di esprimersi su questioni così importanti, come il rischio che la propria terra possa ospitare centrali nucleari o siti di scorie radioattive”. 


“Nonostante il silenzio assordante di molti media sul tema del referendum sul nucleare e l’oblio che ormai cela la sciagura – ancora drammaticamente in corso – di Fukushima, l’enorme affluenza al voto in Sardegna conferma la volontà dei cittadini di partecipare concretamente alle scelte per il proprio futuro non solo energetico”. Così Legambiente in una nota commenta l’affluenza alla consultazione regionale sarda sull’atomo.


“Il quorum raggiunto in Sardegna al referendum consultivo sul nucleare è un dato che conferma tutte le mie  previsioni in ordine all’orientamento dell’elettorato di centrodestra sulla materia. Tendenza che solo in minima parte è influenzata dal disastro di Fukushima. Gli italiani sono infatti convinti che l’Italia possa investire su energie pulite, anche per le proprie caratteristiche”. È quanto dichiara il deputato del Pdl, Fabio Rampelli. “Nella conferenza nazionale sull’energia si dovrà volare alto – sottolinea Rampelli – cercando di mettere l’Italia nelle condizioni di guidare le nuove tecnologie energetiche invece di rincorrere la fissione nucleare, ormai destinata a rappresentare il ‘vecchio'”. “Mi auguro – conclude Rampelli – che il risultato del referendum in Sardegna stimoli il Pdl ad affrontare con maggiore serenità e serietà la questione energetica italiana, fuoriuscendo dai luoghi comuni”. 


I cittadini sardi, “recandosi in gran numero alle urne hanno dimostrato che gli elettori non hanno bisogno di essere messi sotto tutela, e hanno invece rivendicato il diritto di decidere sul proprio futuro e sulla tutela della propria salute”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. “A questo punto – concludono i due senatori Ecodem – è tanto più importante impedire lo scippo del referendum e contrastare il silenzio imposto sui temi referendari in gran parte di media”.

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