Lo stop sul nucleare, come ha ammesso lo stesso Berlusconi, è solo una ritirata strategica temporanea, per far fallire i referendum. Se l’intento del governo avesse successo e, aggirata la volontà popolare, si volesse riproporre il ritorno all’atomo, l’esecutivo da ieri si troverebbe però di fronte ad un nuovo ostacolo.


Con la sentenza n. 165 del 2011, depositata ieri in Cancelleria, la Consulta ha infatti bocciato una parte del decreto sulle misure urgenti in materia di energia, essenziale per il ritorno al nucleare. Accogliendo i ricorsi promossi da Toscana, Puglia e Provincia di Trento, la Corte ha stabilito che per la trasmissione, la distribuzione e la produzione dell’energia e delle fonti energetiche che rivestono carattere strategico nazionale il Governo debba obbligatoriamente trovare l’intesa con le Regioni, senza poter far ricorso a poteri sostitutivi.


Tradotto: non si potranno fare le centrali se le Regioni non sono d’accordo e, come sappiamo quasi nessuna, comprese quelle amministrate dal centro-destra, è disponibile ad ospitare un reattore.