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Quegli ostacoli all’efficienza energetica in Italia

L'efficienza energetica è un vero e proprio giacimento di energia sottocosto. In Italia però è ancora poco sfruttato. A frenare il risparmio energetico diverse barriere, soprattutto culturali e legislative. Un'intervista a Dario Di Santo, direttore di Fire, la Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia.

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L’efficienza energetica è il modo più conveniente per ridurre le emissioni: un vero e proprio giacimento di energia sottocosto cui attingere attraverso il risparmio, ma in Italia non lo si sta ancora sfruttando a pieno. Cosa impedisce di realizzare a pieno il potenziale dell’efficienza? Cosa si sta facendo per rimuovere queste barriere e cosa si dovrebbe fare? Lo abbiamo chiesto a Dario Di Santo, direttore di Fire, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia.


Di Santo, qual è il potenziale dell’efficienza energetica in Italia?
L’ultimo piano nazionale stimava un risparmio di 11 megatep (Mtep, ossia milioni di tonnellate di petrolio equivalente, ndr) al 2016, ma essendo il piano piuttosto datato questo valore dovrà con ogni probabilità essere rivisto al rialzo. Un obiettivo implicito c’è poi anche nel Piano d’Azione Nazionale sulle rinnovabili. Davanti abbiamo un’impresa epocale, dovremmo arrivare a risparmiare 22-25 Mtep: con gli sgravi del 55% si sono spesi dai 5 ai 10 miliardi e risparmiati circa 6 Mtep, per arrivare a 22-25 serviranno investimenti per 50-100 miliardi di euro.


L’efficienza energetica ha però il vantaggio di produrre risparmi anche economici …
Sì, il grande vantaggio dell’efficienza è che è il modo più cost-effective per ridurre le emissioni: come si vede dalla cosiddetta curva Mc Kinsey dei costi (vedi grafico, ndr), quasi tutti gli interventi di efficienza hanno un costo per unità di energia negativo, cioè fanno anche guadagnare. Il problema dell’efficienza enegretica è che, proprio perché è considerata già economicamente conveniente, si è dato per scontato che la si sarebbe fatta comunque, non stabilendo obiettivi vincolanti a livello europeo. Ma il fatto che non esista un obbligo la sta di fatto penalizzando.



Anche se gli interventi di efficienza energetica fanno guadagnare, cittadini e aziende spesso non li realizzano. Perché? Quali sono le barriere non economiche all’efficienza?
C’è innanzitutto un barriera di tipo conoscitivo e culturale. Se non so che è possibile fare un determinato intervento non lo faccio. L’energia poi spesso è data per scontata e in termini relativi – salvo casi particolari – non pesa ancora molto sui bilanci. Una seconda barriera concerne la qualificazione professionale; ad esempio chi opera in edilizia spesso non è formato adeguatamente ed egli stesso non conosce gli interventi possibili che, di conseguenza, non propone al cliente. Un’altra barriera è la schizofrenia legislativa: l’efficienza non ha bisogno di grandi incentivi, ma devono essere garantiti con certezza e con un orizzonte temporale adeguato.


Il riferimento è solo alla vicenda degli sgravi del 55%, proporogati anche a fine 2010 solo all’ultimo momento e dopo una lunga attesa, o ci sono anche altri esempi di come l’incertezza normativa ha colpito l’efficienza energetica?
Quello del 55% è sicuramente l’esempio principale, ma non l’unico. Per alcune tecnologie ci sono problemi autorizzativi, come accade per le rinnovabili: è il caso della cogenerazione. Per altre vicende i problemi sono normativi: ad esempio le pompe di calore con acqua di falda sono frenate dal fatto che mancano leggi chiare a livello regionale e provinciale in materia.


Dal punto di vista del sostegno finanziario, invece, le cose vanno meglio?
Quella finanziaria è un’altra barriera. Le banche conoscono ancora poco l’efficienza energetica. A differenza del fotovoltaico, che è una tecnologia relativamente semplice, quasi plug and play, gli interventi di efficienza sono molteplici. Per questo attualmente quasi non esistono pacchetti dedicati. In futuro quando gli istituti capiranno meglio cos’è l’efficienza energetica si spera che ci saranno molti più finanziamenti dedicati. ma per ora l’efficienza viene finanziata quasi sempre come un investimento qualsiasi, basandosi cioè sulle garanzie del richiedente.


Ci sono all’orizzonte novità normative per spianare queste barriere?
C’è una revisione degli incentivi contenuta nel decreto pubblicato il 3 marzo (Dlgs 28/2011, ndr). Vi si prevede un potenziamento del meccanismo dei certificati bianchi e la creazione di un nuovo meccanismo – che ancora non si sa come sarà – per incentivare i piccoli interventi di efficientamento.


Quali sono le proposte di Fire?
Sono molte, diverse e puntuali, ma a livello generale servono innanzitutto regole certe e poi che si ragioni non solo sui singoli interventi bensì anche sul loro contesto, pensando anche alla filiera e alla formazione. Molti interventi si ripagano già da soli, oltre agli incentivi sarebbe importante invece dedicare delle risorse a campagne di informazione, alla formazione, all’obbligo di diagnosi energetiche almeno per i grandi utenti, alla diffusione di procedure utili come le norme tecniche N 16001 sui sistemi di gestione dell’energia. Se un’azienda si certifica N 16001 automaticamente effettua interventi di efficienza energetica: è dunque più utile finanziare la certificazione che, poniamo ad esempio, l’acquisto di un motore efficiente.

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