Rinnovabili termiche, un potenziale trascurato e nascosto

Il contributo delle rinnovabili termiche all'obiettivo 2020 può essere quasi il doppio di quanto stabilito nel PAN, arrivando a contare per il 91% del totale delle rinnovabili. Ma già oggi fornirebbero più del doppio di quanto è stato stimato. Un resoconto dalla seconda conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche.

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Il contributo attuale e il potenziale delle rinnovabili termiche è sottostimato. Le fonti energetiche che danno calore e raffrescamento possono fare molto di più per l’obiettivo nazionale sulle rinnovabili al 2020, arrivando a pesare per il 91% su quella quota, anzichè per il 44% come previsto dal Piano di Azione Nazionale (PAN) presentato dal governo in Europa. E la cosa sarebbe conveniente per il paese anche in termini di incentivi e occupazione. E’ questo il messaggio più forte uscito dalla seconda conferenza nazionale sulle rinnovabili termiche organizzata dagli Amici della Terra ieri e oggi a Roma, dove ministeri, Enea e associazioni di categoria del settore si sono trovati per confrontarsi (sul sito si possono scaricare le presentazioni, in allegato in basso i dati principali).


Già ora – dicono i dati presentati alla conferenza dalla Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (Fire) – le rinnovabili termiche stanno contribuendo molto più di quanto risulta dai dati ufficiali. Più del doppio: nel 2010 avrebbero dato non 3,9 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep) come stima il PAN, ma 9,5 Mtep. Il motivo della discrepanza è nel dato sulle biomasse: nelle statistiche ufficiali non sarebbero conteggiati ben 5 Mtep, ascrivibili in gran parte alla legna per il riscaldamento autoprodotta o venduta in nero: le biomasse per gli usi termici stanno contribuendo per 7,9 Mtep e non per 2,2 Mtep.


Assieme agli 1,3 Mtep delle pompe di calore, agli 0,23 Mtep degli usi diretti della geotermia e agli 0,11 Mtep del solare termico, le rinnovabili termiche peserebbero quindi già ora per 9,5 Mtep. L’obiettivo del PAN sulle termiche al 2020, di 10,5 Mtep, sarebbe in pratica già a un soffio, mentre, comprendendo anche elettricità e trasporti saremmo già a 16,7 Mtep da rinnovabili rispetto ad un obiettivo 2020 di 21,5 Mtep.


Insomma, l’obiettivo delle rinnovabili termiche, secondo  le associazioni  partecipanti alla conferenza, andrebbe rivisto al rialzo: potrebbero dare 19,6 Mtep al 2020, pari al 91% dell’obiettivo nazionale sulle rinnovabili. Lo scenario proposto, come si può vedere nel grafico, prevede un raddoppio in dieci anni delle rinnovabili termiche che richiederebbe un tasso di crescita annuo del 7,5% l’anno. Uno scenario pienamente possibile, spiegano gli AdT, grazie ad obblighi di consumo di rinnovabili termiche per i nuovi edifici e le grandi ristrutturazioni, introdotti dal Dlgs n. 28 del 3 marzo 2011 e dei risparmi che tali tecnologiecomportano. Un risultato che andrebbe comunque abbinato alle politiche per l’efficienza energetica.



Una prospettiva del genere sarebbe conveniente, dicono gli esperti. Le fonti pulite per il riscaldamento e il raffrescamento, è la stima di Andrea Molocchi, responsabile dell’ufficio studi Amici della Terra, hanno “una resa energetica per euro di incentivo che è circa otto volte superiore a quella del fotovoltaico: 4 kg equivalenti al petrolio contro 0,5 per euro  (il confronto è fatto a partire dagli incentivi per il FV proposti da Assosolare, più alti di quelli presenti nella bozza attuale di conto energia, ndr) e appena inferiore alla resa energetica unitaria degli interventi di efficienza (4,5 kg eq. di petrolio risparmiati per euro di incentivo), che rimangono i più convenienti di tutti.”


Anche per quanto riguarda i benefici occupazionali, i dati sulle rinnovabili termiche emersi ne mostrano la convenienza. Nel complesso gli addetti diretti nelle rinnovabili termiche potrebbero passare dagli attuali 50mila a 300mila nel 2020, circa 600mila includendo l’indotto. Gli Amici della Terra calcolano che per ogni milione di euro di incentivi alle termiche si creerebbero 85 nuovi posti di lavoro, nel settore dell’efficienza energetica se ne creerebbero 68 mentre, mentre con la stessa cifra nel fotovoltaico se ne creerebbero solo 1,3. Una cifra quest’ultima che comunque ci pare veramente troppo sottostimata.

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