La discussione su decreto Romani e conto energia a Energethica 2011

  • 14 Aprile 2011

Si è parlato di decreto Romani e di nuovo conto energia ieri alla fiera Energethica 2011 a Torino. Durante il convegno “Energie rinnovabili e risparmio energetico in Italia e all’estero, tra regole, finanziamenti e opportunità di business”, soggetti istituzionali e protagonisti del mercato hanno criticato la scarsa apertura del Governo alle richieste che arrivano dal settore.

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Si è parlato di decreto Romani e di nuovo Conto Energia ieri alla fiera Energethica 2011 a Torino. Durante il convegno “Energie rinnovabili e risparmio energetico in Italia e all’estero, tra regole, finanziamenti e opportunità di business” soggetti istituzionali e protagonisti del mercato hanno criticato la scarsa apertura del Governo alle richieste che pervengono dal settore.


L’auspicio di tutti i relatori: per dare continuità a un settore strategico per il nostro Paese come quello delle energie rinnovabili, siano prese in considerazione nel nuovo Conto Energia almeno due elementi. Primo, la certezza del diritto acquisito, per tutti i progetti già in corso di realizzazione o già autorizzati alla data di entrata in vigore del Decreto Romani, potendo beneficiare per tutto il 2011 di tariffe incentivanti simili a quelle previste dal terzo Conto Energia. Secondo, dare al settore delle rinnovabili una visione chiara e stabile delle politiche di incentivazione nel lungo termine, potendo quindi contare su regole precise nella scelta dei propri investimenti.


Diversi gli interventi in merito nella tavola rotonda seguita al convegno  tavola rotonda, moderata da Carlo Buonfrate, esperto in Energie Rinnovabili e Finanza d’impresa, con interventi di operatori del fotovoltaico e istituzioni: Giuseppe Dasti di Mediocredito Italiano (Gruppo Intesa Sanpaolo), Andrea Troiani, Direttore Generale di Fidimprese, Marco Pigni, Direttore Generale di Aper, Francesco Zorgno, Amministratore Delegato di Enfinity Italia, Regione Piemonte, Authority per l’Energia e API Torino.


Andrea Troiani di Fidimprese ha sottolineato gli aspetti critici e le pesanti incertezze per gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili dovuti al Decreto Romani, con il conseguente stop ai finanziamenti bancari. Il mercato è oggi in attesa dell’emanazione delle nuove regole in termini di tariffe incentivanti, quantità complessiva di potenza allacciata e orizzonte temporale che accompagnino il sistema alla grid-parity.


Il tema cruciale dei finanziamenti bancari al settore delle rinnovabili è stato sviluppato da Giuseppe Dasti di Mediocredito Italiano (Gruppo Intesa Sanpaolo) il quale, dopo aver illustrato gli strumenti e i prodotti finanziari del Gruppo Intesa Sanpaolo, ha confermato che il Decreto Romani ha generato un quadro regolatorio estremamente incerto che non favorisce il sostegno finanziario ai progetti nel fotovoltaico. I nuovi investimenti si sono fermati, mentre per le iniziative già in corso di realizzazione si stanno cercando soluzioni transitorie tali da assicurare il sostegno finanziario alle aziende che hanno già avviato i cantieri e contratto finanziamenti con le banche stesse.


Marco Pigni di Aper (una delle principali associazioni di categoria del settore delle energie rinnovabili che rappresenta centinaia di aziende) ha espresso il proprio punto di vista sul livello di recepimento nel nostro ordinamento della direttiva 28/2009/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili. Pigni ha criticato apertamente le modalità di impostazione del nuovo sistema incentivante, lesivo dei diritti acquisiti, che mette a rischio importanti investimenti in corso, sottolineando come ai tavoli tecnici del Governo siano state scarsamente coinvolte le organizzazioni di categoria del settore delle rinnovabili.


Analogamente si è espresso dal rappresentante dell’Authority per l’Energia, che ha definito il recente Decreto Romani come “molto migliorabile” nei principi ispiratori. Di analogo tenore sono stati gli interventi dell’API Torino, che ha definito l’ormai noto Decreto Romani “un autogol per il nostro Paese”, così come gli esponenti della Regione Piemonte e dell’Unione Industriali di Torino non hanno risparmiato al Governo critiche sul rischio di distruzione di un settore trainante della nostra economia che ha visto nascere decine di migliaia di imprese negli ultimi 4-5 anni per un’occupazione, indotto compreso, di oltre 150.000 addetti.


Anche Francesco Zorgno di Enfinity Italia, operatore fiammingo specializzato nella realizzazione di impianti fotovoltaici integrati su tetti, ha commentato come la mancanza di una chiara e stabile politica di incentivi può causare la fuga dall’Italia di una gran quantità di operatori e di investitori internazionali, con gravi ed immediate ripercussioni occupazionali.


L’auspicio comune è che dal Ministero dello Sviluppo Economico arrivino presto notizie confortanti affinché il settore delle energie rinnovabili possa ripartire al più presto e riprendere la propria crescita per un futuro più sostenibile e migliore per tutti. Questo proprio nel momento in cui arriva la conferma dal Solar Energy Report del Politecnico di Milano (Qualenergia.it, Fotovoltaico, una filiera nazionale in crescita, secondo cui “la filiera italiana del fotovoltaico rappresenta ormai una solida realtà, con più di 800 aziende produttrici in Italia che hanno permesso di aumentare dal 28% al 42% la quota dei margini generati che rimangono permanentemente nel nostro Paese, con un fortissimo effetto di moltiplicatore delle economie regionali e nazionali”.

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