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L’aumento della gravità della catastrofe nucleare di Fukushima, ora a livello 7, conferma che gli allarmi lanciati nelle scorse settimane da Greenpeace erano fondati, così come lo erano le preoccupazioni di Stati Uniti e Francia, che avevano considerato troppo limitate le misure adottate dal governo giapponese.
Questo elemento chiarisce la serietà della situazione e dell’incertezza sul futuro della crisi. La situazione non è affatto sotto controllo e questo crea preoccupazione: la popolazione, infatti, non sa esattamente cosa ci sia di vero nelle affermazioni della Tepco e dello stesso Governo.
Esiste, inoltre, un problema di breve e uno lungo periodo. Nel breve ci sono circa 20mila MW nucleari fuori uso sui 47mila in funzione che creano dei gravi problemi dell’approvvigionamento della domanda. Relativamente a questo problema, il Governo ha presentato un programma eccezionale di risparmio energetico che prevede l’attivazione di alcune centrali a gas.
Nel lungo periodo il nucleare subirà un duro colpo, sia per quanto riguarda le centrali esistenti, alcune delle quali non potranno più tornare a funzionare come quella di Fukushima, sia sui nuovi progetti che verranno in buona parte abbandonati. Tutto questo implica per il Giappone un’espansione nell’uso del gas (liquefatto importato) e nell’uso delle fonti rinnovabili. Tra queste ultime il fotovoltaico potrà dare una risposta positiva anche nel breve e medio periodo, in particolare per soddisfare la domanda di picco estiva.
L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.
