Smart grid, soluzione chiave per lo sviluppo delle rinnovabili. Un rapporto IEA

L’International Energy Agency pubblica un rapporto sulla diffusione delle smart grid, le reti intelligenti, e chiede ai Governi di moltiplicare gli sforzi su questo investimento. Le nuove infrastrutture energetiche saranno fondamentali anche per i paesi emergenti e in via di sviluppo.

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Le smart grids, le reti elettriche intelligenti, sono cruciali per raggiungere un futuro energetico più sicuro e sostenibile”. Lo dice l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) nel suo ultimo rapporto ‘Smart grids technology roadmap’ (da dove scaricare pdf), che suggerisce la necessità di “una vasto dispiegamento” delle reti intelligenti, che monitorano e gestiscono il trasporto dell’elettricità prodotta da tutte le fonti di generazione, rispondendo alle variazioni della domanda degli utilizzatori finali.


Con le attuali tendenze nella fornitura e nell’uso di energia che diventano sempre più economicamente, ambientalmente e socialmente insostenibili, l’Agenzia ritiene che le smart grids possano giocare un ruolo significativo nel consentire l’utilizzo di quasi tutte le tecnologie energetiche pulite, incluse le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.


Insomma, ribadisce il rapporto IEA, “così come rispondono alle attuali preoccupazioni, come l’incremento della domanda di picco e l’invecchiamento delle infrastrutture”, le reti intelligenti “sono un elemento importante per espandere l’uso di un certo numero di tecnologie a basso tasso di carbonio, come i veicoli elettrici”. Per riuscirci, però, “i governi devono moltiplicare i propri sforzi”.


“E’ necessario un investimento più aggressivo in progetti pilota regionali di grande scala perché si possano dispiegare le reti intelligenti al livello necessario – raccomanda Nobuo Tanaka, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia – inoltre, per finanziare i progetti pilota regionali, i governi devono stabilire politiche, sistemi di regolazione e piani per i sistemi elettrici chiari e consistenti, che consentano investimenti innovativi nelle smart grids”. Sarà’ poi “vitale – prosegue Tanaka – raggiungere un più vasto impegno del settore pubblico“. Ciò si potrà ottenere “educando tutti i principali portatori di interesse, ma in special modo clienti e consumatori, alla necessità delle reti intelligenti – raccomanda il direttore esecutivo Aie – e ai benefici che esse possono offrire”.


Ma il rapporto Aie raccomanda anche il “ruolo cruciale” che le reti intelligenti possono avere nel dispiegamento di nuove infrastrutture elettriche nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti. Infatti, segnala il rapporto ‘Smart grids technology roadmap’, queste possono “aiutare a tenere basso il costo dell’elettricità“.


Il rapporto delinea anche il potenziale per le reti intelligenti nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo a valle delle linee principali. “Piccoli sistemi ‘remoti’, non connessi ad una infrastruttura elettrica centralizzata e inizialmente impiegati come un approccio conveniente per l’elettrificazione rurale – spiega David Elzinga, autore del rapporto e analista di Politiche energetico-tecnologiche dell’Aie – potranno essere in un secondo momento collegate con facilità ad un’infrastruttura regionale o nazionale”.


Il rapporto suggerisce che le ‘smart grids’ “possono essere utilizzate per portare elettricità in aree scarsamente popolate consentendo un passaggio da un approccio semplice e ‘una tantum’ all’elettrificazione (come quella casalinga realizzata con batterie) a reti di comunità che possono essere connesse alle reti nazionali e regionali”.


Mentre molti paesi hanno piani per sviluppare smart grids, il rapporto IEA sostiene che vi è “la necessità di un maggiore coordinamento per poter condividere le lezioni apprese a livello globale”. Perciò, l’agenzia Ocse raccomanda “una maggiore collaborazione internazionale nella condivisione di esperienze di programmi pilota e nello sfruttamento degli investimenti nazionali per lo sviluppo della tecnologia necessaria”.


Necessario poi lo sviluppo di “standard comuni fra i paesi“, che “aiuterà ad ottimizzare ed accelerare sia lo sviluppo che il dispiegamento delle necessarie tecnologie, allo stesso tempo riducendo i costi per tutti i portatori di interesse: governo, industria e pubblico”. 

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