La promessa dell’eolico in mare

CATEGORIE:

Turbine sempre più potenti e nuove tecnologie, costi in diminuzione e un potenziale enorme. C'è chi prevede che al 2050 nel mondo si raggiungano oltre 1.150 GW da eolico off-shore, Oggi sono 3,1 GW. In Italia l'eolico in mare stenta a decollare, ma nuove tecnologie come le turbine galleggianti potrebbero essere una soluzione interessante.

ADV
image_pdfimage_print

Turbine sempre più potenti, nuove tecnologie, costi in diminuzione e un potenziale enorme. L’eolico offshore è tra le fonti rinnovabili più giovani e promettenti. Entro il 2050 le turbine in mare potrebbero arrivare nel mondo a oltre 1.150 GW di potenza installata, mentre per il 2020 si parla di 75 GW cumulativi. A ottobre 2010 eravamo a 3,16 GW.

Rispetto all’eolico a terra, l’offshore ha costi maggiori: attorno ai 140-160 euro a MWh contro gli 80-120 euro delle turbine a terra. Ma ha anche diversi vantaggi: si può realizzare con meno problemi di spazio e di vincoli autorizzativi e in mare soffiano venti più forti e costanti. Con l’aumentare delle installazioni, i progressi tecnologici e il parallelo calo dei costi il contributo di questa tecnologia nel mix energetico può diventare determinante.

Lo ricorda un report appena pubblicato dall’ong britannica Carbon Trust (vedi allegato in basso). Stati Uniti e Cina hanno in programma di installare entro il 2020 rispettivamente 20 e 30 GW di eolico in mare. Con l’aumento delle installazioni i costi dovrebbero calare fino ad essere dimezzati al 2050. Per quell’anno l’eolico offshore potrebbe contare dai 440 ai 1.150 GW installati – a seconda anche della salute delle fonti concorrenti – e muovere un fatturato dai 63 ai 190 miliardi di euro. In paesi particolarmente adatti come la Gran Bretagna – stima il report – potrebbe arrivare al 2050 a fornire dal 20 al 50% del fabbisogno elettrico, con una potenza installata dai 45 ai 100 GW, creando fino a 230mila posti di lavoro tra gestione e installazione delle turbine e sviluppo della filiera.

Dati interessanti, specie se si incrociano con le notizie sulle evoluzioni tecnologiche in corso, che promettono di far calare i costi. Si stanno ad esempio producendo turbine eoliche sempre più potenti. Le macchine attuali arrivano al massimo a 6 MW e su questo sito avevamo giù raccontato della nuova generazione di turbine da 10 MW che promettono di arrivare sul mercato nei prossimi 2-3 anni (Qualenergia.it, L‘eolico in mare e le ‘superturbine’ ). In questi giorni si sta parlando del progetto HiPRWind (High Power, High Reliability Offshore Wind Technology) che si concluderà nel 2015 e si propone di realizzare pale per l’offshore con potenze fino a 20 MW.

Altra innovazione recente è quella delle turbine su piattaforme galleggianti: la prima al mondo è stata inaugurata nel 2009 (Qualenergia.it, Eolico off-shore, futuro galleggiante?). Questa soluzione permetterebbe di installare macchine in aree con fondali fino a 300 metri allo stesso costo delle turbine tradizionali poste in fondali con profondità di 40 m. Ciò consentirebbe di accedere a una quantità enorme di siti con venti forti e costanti e che non hanno il problema della vicinanza alla costa e dei relativi problemi di impatto visivo, spesso presente in aree con fondali bassi.

Il mondo dell’eolico marino è dunque carico di promesse. Il Department of Energy Usa in uno studio dell’anno scorso stimava che nel paese si possano installare 54 GW entro il 2030, in grado di coprire circa il 20% del fabbisogno elettrico statunitense. Nel suo ultimo rapporto sull’eolico offshore europeo (sintesi in allegato) la European Wind Energy Association riporta che nel 2010 l’eolico in mare europeo è cresciuto del 51% con 308 turbine installate per una potenza di 883 MW, che portano la potenza cumulata nei mari del vecchio continente a 2.964 MW distribuiti in 45 parchi e oltre 1.100 macchine. Per la fine del 2011 si stima che si arrivi a 6,2 GW.

In uno scenario elaborato nel 2010 la stessa EWEA stimava che entro il 2030 in Europa si possano raggiungere 150 GW, sufficienti per fornire dal 13 al 17% del fabbisogno elettrico europeo. Per il 2020 la previsione è invece che si raggiungano i 40 GW, una potenza che potrebbe soddisfare circa il 4% del fabbisogno (Qualenergia.it, Un mare di energia). Un recente studio di Btm Consult prevede che da qui al 2014 a livello mondiale si installino altri 16 GW e che per il 2020 si arrivi a 75 GW cumulativi.

Numeri importanti, al raggiungimento dei quali si frappongono però molti ostacoli. Il primo fra tutti è quello degli enormi investimenti necessari e della difficoltà di reperire i capitali. Il secondo problema è quello delle infrastrutture energetiche: l’eolico in mare non si può realizzare senza le super-grid, le reti in corrente continua capaci di trasportare in maniera efficiente grandi quantità di energia per lunghe distanze. Serve una vera e propria “rete autostradale dell’energia” che colleghi via mare le nazioni europee per creare un unico mercato dell’elettricità.

E per il nostro Paese, quali prospettive? Il rapporto EWEA del 2009 parlava di10 parchi che potrebbero nascere al largo delle coste italiane. “Per ora i progetti stentano a partire – ci spiega Luciano Pirazzi di ANEV – anche il progetto di Trevi in Puglia è stato rigettato per via dell’impatto visivo. Un altro problema del nostro Paese è che spesso le risorse eoliche sono prossime ad aree con fondali profondi”. Qualcosa potrebbe migliorare con lo sviluppo delle nuove tecnologie, specie con le piattaforme galleggianti. “Ad esempio Blue H sta studiando per collocare al largo delle coste pugliesi una turbina galleggiante da 2 MW. Potrebbe essere pronta per il 2012” ci ha detto Pirazzi.

ADV
×