Entro 40 km da Fukushima in una settimana la dose di radiazioni massima annuale

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Mentre la Tepco non riesce ancora ad avere il controllo dei reattori, Greenpeace inizierà a breve nuovi test sulla contaminazione dell’area. Il Comitato europeo per i rischi da radiazioni stima che nei prossimi 50 anni ci potrebbero essere fino a 200mila casi di cancro nei 100 km di raggio dalla centrale.

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Mentre circa 400 addetti continuano una corsa contro il tempo per evitare danni peggiori ai reattori di Fukushima 1, sottoponendosi a livelli di radiazioni elevatissimi, la Tepco solo ora sta facendo arrivare da vari parti del paese qualche centinaia di dosimetri per individuare l’esposizione alla radioattività dei singoli lavoratori.

Intanto Greenpeace ha inviato in Giappone una seconda squadra di esperti in radioprotezione per indagare sul ‘fallout’ radioattivo nelle aree circostanti la centrale. L’associazione ambientalista fa sapere che oltre alla contaminazione ambientale, saranno effettuati test su latte e prodotti agricoli. La scorsa settimana, la prima squadra inviata da Greenpeace aveva riscontrato, a 40 chilometri dalla centrale, una contaminazione tale da giustificare l’evacuazione dell’area (Qualenergia.it, Radiazioni, rischi oltre la zona di evacuazione).

Il Governo giapponese ha accusato Greenpeace di diffondere dati falsi, ma “le misurazioni sono state successivamente confermate dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)”, sottolinea Greenpeace.  “A tre settimane dal disastro ci sono ancora risposte scarse e contraddittorie da parte delle autorità”, denuncia Rianne Teule, esperta di radiazioni per Greenpeace International. “Il nostro obiettivo – sottolinea – è fornire dati indipendenti per impedire che la verità sulla contaminazione venga nascosta”.

I dati di Greenpeace, continua l’ambientalista, rivelano che “i livelli di radioattività misurati da Greenpeace sono tali che, abitando a 40 chilometri dalla centrale, si assume in meno di una settimana la dose massima ammessa in un anno“. Intanto, ricorda Greenpeace, proprio ieri il Comitato europeo per i rischi da radiazioni (Ecrr) ha rilasciato le sue prime valutazioni: si stima che nei prossimi 50 anni la contaminazione da Fukushima potrebbe causare fino a 200 mila casi di cancro nei tre milioni di persone che vivono a meno di 100 chilometri dalla centrale. Dati che però non possono dirsi definitivi, poiché la crisi è tutt’altro che terminata, anche se sempre più marginalizzata nelle pagine dei giornali e delle Tv.

Secondo Greenpeace, la Tepco dopo tre settimane non ha ancora il controllo della centrale di Fukushima, in particolare dei reattori 2 e 3, e ancora “non è riuscita a identificare con certezza l’origine delle perdite di acqua pericolosamente radioattiva. Inoltre, conclude Greenpeace, secondo il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, “almeno il 70% del reattore 1 avrebbe subito una fusione, mentre la presenza di tracce di plutonio fa ritenere possibili perdite anche dal reattore 3.

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