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Contro il decreto rinnovabili Aper si rivolge all’Europa

L'associazione italiana dei produttori di energia rinnovabile annuncia l’imminente esposto alla Commissione europea: il decreto Romani violerebbe i principi della direttiva europea 2009/28/CE sulle rinnovabili. Diverse aziende associate si appelleranno anche alla Carta europea dell'energia.

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Contro il decreto rinnovabili APER si rivolge all’Europa. L’associazione italiana dei produttori di energia rinnovabile annuncia l’imminente esposto alla Commissione Europea per denunciare la grave violazione dei principi contenuti nella direttiva europea 2009/28/CE che impone agli Stati Membri di promuovere le energie rinnovabili.


Anche le imprese associate ad APER sono in procinto di avviare azioni giurisdizionali interne e attivare i rimedi giuridici offerti dal Trattato sulla Carta dell’energia, che tutela gli investimenti energetici transfrontalieri. Interessante a proposito è il caso delle imprese che, sempre rifacendosi alla Carta, hanno fatto causa al governo spagnolo per i tagli retroattivi sul fotovoltaico (Qualenergia.it, Fotovoltaico e tagli retroattivi, gli investitori fanno causa al Governo).


“La lesione del legittimo affidamento e la retroattività del decreto di recepimento italiano si pongono in netto contrasto sia con la disciplina comunitaria, sia con la Carta Costituzionale”, spiegano dall’associazione ribadendo la necessità di norme nazionali chiare e affidabili. APER torna a “chiedere al Governo che vengano applicate misure di salvaguardia tariffaria per la filiera, senza porre limiti alla crescita delle rinnovabili attraverso l’applicazione di tetti di potenza massima incentivabile.”


“Come evidenziano diverse analisi, tra cui anche la recentissima dell’ufficio Studi di Confartigianato (Qualenergia.it, Incentivi rinnovabili, minori degli sconti su energia e carburanti ), ribadiamo che la bolletta elettrica pagata dagli italiani contiene oneri ben superiori rispetto a quelli destinati alle fonti rinnovabili, le cui finalità peraltro andrebbero chiarite e discusse con trasparenza tra tutti gli attori del mercato”, conclude APER.

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