Incentivi rinnovabili, minori degli sconti su energia e carburanti

L'ufficio studi di Confartigianato invitato a fare chiarezza sulle cifre in gioco nella questione incentivi e spulcia tra gli sconti concessi ai vari settori. Gli sconti d'imposta su energia e carburanti pesano ben di più che gli aiuti alle rinnovabili e cioè per oltre 3,3 miliardi di euro.

ADV
image_pdfimage_print

Gli incentivi alle fonti rinnovabili come il fotovoltaico costano ai cittadini molto meno di altre forme di finanziamento in campo energetico. Lo sottolinea uno studio di Confartigianato che invita a fare chiarezza sulle cifre in gioco.


“Nel 2010 – spiega il presidente dell’associazione Giorgio Guerrini – il fotovoltaico è stato finanziato con 826 milioni, vale a dire con un quinto delle somme prelevate dalle bollette elettriche degli italiani attraverso la componente A3. Ma gli incentivi alle rinnovabili hanno fatto nascere 85.000 imprese e 150.000 posti di lavoro, a differenza di altre forme di agevolazione ben più costose che di fatto si traducono in meri sussidi senza generare ne’ sviluppo ne’ occupazione”.


“Se il vero obiettivo dello stop agli incentivi alle energie rinnovabili è quello di razionalizzare e risparmiare risorse pubbliche – aggiunge Guerrini – allora bisognerebbe ripensare anche gli sconti d’imposta su energia elettrica e carburanti di cui godono alcuni settori in Italia e che valgono 3.315 milioni l’anno di minor gettito nelle casse dello Stato”.


A questo proposito, l’Ufficio studi di Confartigianato ha analizzato voce per voce le 29 agevolazioni in vigore in materia di accise su energia e carburanti.


La classifica dei settori che beneficiano delle agevolazioni vede in testa il trasporto aereo con 1.614 milioni di ‘sconti’ sulle accise dei carburanti. Segue l’agricoltura, con un’esenzione di 817 milioni di euro sulle imposte dei carburanti, mentre il settore del trasporto marittimo può contare su 492 milioni di sconti. Quarto posto per le industrie energivore, ossia quelle con consumi di energia superiori a 1.200.000 kWh/mese,  che non pagano accise sull’energia per 241 milioni l’anno.


Niente sconti invece per le piccole e medie imprese che pagano per tutti”, sottolineano da Confartigianato. Infatti, gli imprenditori che consumano fino a 1.200.000 kWh/mese pagano per intero l’accisa sull’imposta erariale e quelli che consumano fino 200.000 kWh/mese pagano tutta l’addizionale provinciale sull’energia. Questi due tributi contribuiscono a far lievitare al 16,4%  la pressione fiscale sul prezzo dell’energia elettrica pagato dalle PMI.

ADV
×