Generazione distribuita, per un nuovo modello energetico

Le rinnovabili cominciano ad avere un ruolo da protagoniste nel mix elettrico italiano. Pesano già come 2 centrali nucleari e sono in crescita. La domanda elettrica è stabile ma si continua a pensare a nuove centrali termoelettriche o addirittura nucleari. Meglio scegliere subito per la generazione pulita e distribuita.

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Le rinnovabili in Italia producono già tanta elettricità come 6 grandi reattori nucleari EPR e promettono di crescere ancora molto. Intanto la domanda elettrica attualmente è inferiore del 4% rispetto al 2007 e le previsioni sono di un aumento molto contenuto. Oggi importare elettricità dall’estero è spesso più conveniente che produrla in casa, ma abbiamo oltre 3 GW di potenza di centrali termoelettriche in costruzione e più di 23 in fase autorizzativa. Tradotto: non solo possiamo rinunciare al nucleare, ma siamo in condizioni di scegliere un modello energetico basato sempre più su fonti pulite e produzione decentrata.

Oltre che per i dati sulle prestazioni energetiche dei vari Comuni e sulle buone pratiche diffuse in Italia (Qualenergia.it, Le piccole rinnovabili dei Comuni? Producono più di due centrali nucleari), il rapporto “Comuni rinnovabili 2011” di Legambiente pubblicato ieri è interessante per la riflessione che innesca. “E’ al territorio – si spiega nell’introduzione – che bisogna guardare per capire il nuovo scenario energetico delle fonti rinnovabili. Il cambiamento sta infatti avvenendo a una velocità impressionante, rappresentato in Italia da quasi 200mila impianti di piccola e grande taglia. L’insieme di questi processi ormai definisce con chiarezza i contorni di un modello energetico nuovo, profondamente diverso da quello costruito nel ‘900 intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli. E’ come se il sogno di Hermann Scheer di fare del solare il perno di un sistema energetico ed economico innovativo, democratico, che guarda alla progressiva autonomia dei territori, stesse dimostrando la sua fattibilità a partire da tante realtà locali italiane ed europee.”

Una visione sostenuta dai dati che il rapporto raccoglie: 26 Province italiane e  964 Comuni soddisfano già il 100% del fabbisogno elettrico delle famiglie con le rinnovabili, 6 Provincie anche quello di industria ed agricoltura. L’eolico, dicono i dati  del rapporto tratti dai bilanci provvisori di Terna per il 2010, nell’anno concluso ha prodotto 8.374 GWh, ossia il fabbisogno elettrico di circa 3,5 milioni di famiglie, il piccolo idroelettrico (<3 MW) 3.952 GWh, la geotermia 5.031 GWh, le biomasse circa 6.500 GWh e il fotovoltaico circa 1.600 (ma qui il dato è veramente provvisorio).

Quindi, considerando che un reattore nucleare di tipo EPR da 1.600 MW, come quelli che si vorrebbero costruire in Italia, produrrebbe circa 12 TWh l’anno, possiamo dire che le nuove rinnovabili in Italia valgono molto più di due centrali nucleari. Se aggiungiamo il sostanzioso contributo del grande idroelettrico (oltre 49 TWh) l’equivalente in centrali EPR arriva a quasi 6 centrali atomiche.

Le rinnovabili soddisfano già oggi il 22,1% del fabbisogno elettrico e il loro ruolo promette di divenire sempre più importante. Una crescita difficilmente conciliabile sia con il programma nucleare che con quello di potenziamento delle grandi centrali termoelettriche: secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, dal 2002 ad oggi sono entrate in esercizio 37 centrali (tra nuove e repowering) per 22.426 MW che portano a 80.720 i MW attualmente installati in centrali termoelettriche, cui si aggiungono 32.826 MW da fonti rinnovabili, per un totale di 113.546 MW. Ci sono poi 6 centrali (per 3.543 MW) in fase di realizzazione e 38 in fase di autorizzazione (alimenatate a gas, metano e carbone) per 23.990 MW.

La domanda elettrica, come vediamo dai dati Terna (qui una previsione, pdf), è attualmente inferiore del 4% rispetto ai livelli del 2007 e, in uno scenario di intensità elettrica contenuta, si stima che crescerà da qui al 2020 non più dell’1,2-1,5% l’anno, arrivando a 343 TWh. “Addirittura al 2020 potremmo arrivare a oltre 110mila MW installati solo da fonti fossili, senza considerare le rinnovabili. E nel nostro Paese la domanda di punta non ha mai superato i 57mila MW”, fanno notare da Legambiente. “Potremmo trovarci tra qualche anno, con centrali capaci di produrre teoricamente quasi 3 volte l’energia elettrica di cui abbiamo bisogno. Come ha denunciato più volte il Governatore della Lombardia Formigoni, già oggi le centrali a gas a ciclo combinato installate in quella Regione, le più efficienti sul mercato, girano spesso con motori al minimo. E’ evidente che in futuro questa situazione diventerà ancora più diffusa per via delle nuove centrali in cantiere e della produzione da rinnovabili.”

Una strategia, quella del potenziamento del parco termoelettrico, che rischia di pesare anche sulle bollette: “Chi ha realizzato le centrali dovrà rientrare degli investimenti fatti in centrali che lavorano meno ore di quanto programmato. In un mercato europeo le importazioni spesso, soprattutto di notte, convengono rispetto a qualsiasi produzione termoelettrica interna. Infine, se si sceglierà di realizzare centrali nucleari l’interesse di chi investe è che i prezzi non scendano per far rendere possibile un investimento già così spericolato. Ha senso continuare su questa strada?”

La risposta che emerge dal rapporto ovviamente è “no”. Bisogna ripensare la strategia energetica puntando sulla produzione pulita e decentrata, come localmente si sta già facendo. Il modello da imitare è la Germania che sta già programmando le sue politiche verso un 47% di rinnovabili sul mix elettrico al 2020 e un 80% al 2050. “Si deve ribaltare l’idea per cui la risposta ai problemi del Paese  passi per un aumento dell’offerta energetica con la costruzione di nuove grandi centrali. Al contrario, bisogna partire dalle risorse presenti nei diversi territori, guardare alla domanda di energia di case, uffici e aziende, per capire come soddisfarla con le soluzioni tecnologiche più adatte attraverso una rete elettrica capace di gestire lo scambio con impianti e utenze distribuite.” 

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