Niente nucleare senza il consenso delle Regioni?

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“Nessuna centrale nucleare nelle Regioni che non le vogliono”, dichiara il sottosegretario dello Sviluppo Economico Stefano Saglia. Con le Regioni in gran parte contrarie significherebbe in pratica rinunciare all'atomo. Nello schema di decreto sui siti approvato oggi però il parere delle Regioni resta non vincolante.

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“Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio”, ha dichiarato ieri sera a Montecitorio il sottosegretario del  Ministero dello Sviluppo Economico Stefano Saglia, aggiungendo che “il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte”. Se sul nucleare il Governo proclama di tirare dritto nonostante la tragedia giapponese, si colgono dunque ora i segni di qualche titubanza. Solo un ammorbidimento di facciata dettato dalla reazione che la crisi di Fukushima sta scatenando nell’opinione pubblica?


“Oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio, il che vuol dire che nel nostro Paese l’energia atomica non ci sarà mai perché nessuna regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l’assenso. Il governo fermi subito la pantomima sul decreto, e sostenga l’iniziativa del presidente francese Sarkozy che ha chiesto una riunione del G20 per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone con una posizione a netto favore delle energie rinnovabili, forte inoltre del vantaggio di non avere nessuna concreta politica nucleare da dismettere”, hanno dichiarato i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.


“Le regioni amministrate dal centrosinistra – continuano i senatori del Pd – sono da tempo convintamente contrarie ad ospitare una centrale nucleare o un sito di stoccaggio delle scorie, e anche le amministrazioni di centrodestra si sono progressivamente sfilate: il Lazio e la Lombardia secondo i rispettivi governatori sarebbero energeticamente autonome, nel Veneto zona sismica Zaia dice che di nucleare non se ne parla e oggi il presidente del Piemonte Cota ha smentito, contro ogni evidenza, che il Piemonte fosse indicato come una delle possibili aree nelle quali ospitare una delle quattro centrali nucleari previste dal governo. Ed esponenti di primo piano del centrodestra come Alemanno dubitano fortemente che dopo il disastro giapponese ci sia una regione italiana disposta ad ospitare una centrale. Il Governo smetta i panni dell’oltranzismo nuclearista, e porti l’Italia al G20 a discutere con serietà del futuro energetico del Paese e all`eventualità, come affermato dal commissario all’Energia  Oettinger, di una opzione zero per il nucleare nella Ue, che è ormai chiaro in Italia non ci sarà mai”.


Al di la delle dichiarazioni di Saglia però va ricordato che oggi le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera hanno approvato il parere favorevole allo schema di decreto legislativo relativo alla localizzazione dei siti. Il decreto deve correggere il D.Lgs 31/201 dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo l’art. 4 sul parere della Regione interessata all’individuazione del sito. Nel nuovo testo il parere della Regione è divenuto  sì obbligatorio, ma resta non vincolante. Anzi, secondo Salvatore Margiotta, vicepresidente della commissione Ambiente della Camera (Pd)  il decreto, varato a correzione del precedente, “è persino peggiore rispetto ad esso”, e “caratterizzato da ulteriore indebolimento delle fasi di controllo e soprattutto di partecipazione di Regioni ed enti locali”. La sentenza della Corte Costituzionale, che ha imposto di acquisire i pareri delle Regioni, “è stata aggirata dalla previsione che tale parere non sia vincolante”, “ha un bel dire il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che ha affermato che non saranno realizzati impianti laddove le Regioni siano contrarie. Se così fosse lo avrebbero dovuto scrivere nel decreto, accettando le proposte emendative avanzate dall’opposizione”.


Lo schema di decreto sui siti nucleari ora sarà approvato in Consiglio dei Ministri mercoledì prossimo. Un via libera che arriverà proprio nell’ultimo giorno possibile: il 23 marzo scade infatti la delega al Governo per modificare il D.Lgs 31/2010  alla luce della sentenza della Corte Costituzionale.

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