Aste al ribasso e taglio dei CV, gli altri punti caldi del decreto

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Oltre al colpo mortale al fotovoltaico il decreto Romani ha diversi elementi controversi che riguardano le altre fonti pulite come la riduzione del valore dei certificati verdi, un taglio retroattivo che va a colpire gli impianti già in funzione. Poca chiarezza su come cambieranno gli aiuti alle rinnovabili dal 2013. In arrivo aste al ribasso per gli impianti più grandi.

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Riduzione retroattiva degli incentivi, introduzione di nuovi metodi di attribuzione come le aste al ribasso e tanta incertezza per il futuro: le novità controverse introdotte dal decreto Romani sulle rinnovabili non riguardano solo il fotovoltaico. La morte anticipata del terzo conto energia (che terminerà al 31 maggio sostituito da incentivi ancora da definire) e l’istituzione di un tetto annuale alle installazioni FV sono stati i punti più criticati del provvedimento, per l’effetto letale che potrebbero avere sul fotovoltaico italiano (Qualenergia.it, Un nuovo decreto per gli incentivi al fotovoltaico).  Stoccate eclatanti che hanno messo in ombra altre modifiche discutibili al sistema di incentivi delle rinnovabili presenti nelle 52 pagine con cui il Governo avrebbe dovuto recepire la direttiva comunitaria 28 del 2009 (vedi allegato).


C’è ad esempio il taglio al valore dei certificati verdi, che colpisce retroattivamente gli impianti già in funzione. Come si legge all’articolo 23 comma 4 del decreto, il prezzo con cui il GSE ritirerà i certificati verdi in eccesso è “pari al 78 per cento del prezzo di cui al citato comma 148”, ossia del prezzo massimo di riferimento. Tradotto: una riduzione del 22% del valore dei certificati verdi, quei titoli scambiabili sul mercato, proporzionali all’elettricità prodotta, che sono il principale meccanismo incentivante delle fonti rinnovabile diverse dal fotovoltaico.


“Un taglio retroattivo, che va cioè a colpire anche gli impianti già in funzione e che è difficile da accettare”, spiega a Qualenergia.it Simone Togni, presidente di Anev, l’associazione italiana dell’eolico. “Una riduzione che fa saltare qualsiasi base di certezza del diritto e che, come hanno fatto notare anche le banche estere, espone il Paese al rischio di declassamento come rating, per l’incertezza del quadro normativo che misure del genere dimostrano”. Anche per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente il taglio è “pessimo. Si sarebbe potuto studiare in maniera diversa la rimodulazione del valore dei CV, così si va a colpire indiscriminatamente tutte le fonti e quel che è peggio gli investimenti già fatti”.


C’è poi la riforma del sistema di accesso agli incentivi per gli impianti in esercizio dopo il 31 dicembre 2012.  L’Art. 22 del  decreto  tratteggia un meccanismo di tariffe feed differenziate in per gli impianti inferiori ad una certa taglia (da definire ma “non inferiore ai 5 MW”). Per i più grandi si introduce invece  un sistema di aste al ribasso del Gse: gare, si spiega, riferite a un contingente di potenza da installare per ciascuna fonte o tipologia di impianto. L’incentivo che sarà riconosciuto sarà quello quello aggiudicato sulla base dell’asta al ribasso anche se comunque è previsto  un valore minimo dell’incentivo “determinato tenendo conto delle esigenze di rientro degli investimenti effettuati”.


Una riforma  quella delineata dai contenuti peraltro vaghi. “Al momento non si riesce a capire come saranno gli incentivi futuri, c’è una grande incertezza che si spera verrà risolta con i decreti attuativi”, spiega a  Qualenergia.it Edoardo Zanchini. Denuncia la vaghezza anche il presidente di Anev, fortemente critico sul sistema delle aste al ribasso. “Un sistema che si è rivelato fallimentare ovunque si sia provato ad applicarlo e i cui possibili vantaggi sono in parte annullati dalla previsione di un livello di incentivazione minimo garantito. Resta poi ancora tutto da definire come funzioneranno queste aste: non si sa ad esempio se potrà gareggiare solo chi ha già l’autorizzazione o meno. Nella seconda ipotesi l’incertezza dei tempi autorizzativi rischia di rendere nulla la gara perché gli operatori non riuscirebbero a far rispettare gli impegni temporali.” Il timore di Togni è che un sistema del genere “fermi lo sviluppo delle rinnovabili perché si finirebbe per non fare gli impianti”.


C’è poi il problema delle infiltrazioni criminali, il decreto contiene varie misure per contrastare l’illegalità, ma per il presidente di Anev “le aste al ribasso apriranno una porta alla criminalità: chi può permettersi di vincere aste al ribasso è chi ha denaro da riciclare”. Critico sulle aste anche Massimo Daniele Sapienza, di Asso Energie Future: “rischiano in pratica di diminuire la concorrenza, tagliando fuori i più piccoli dal mercato”.

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