L’Europa critica il decreto che blocca le rinnovabili

La bozza di decreto di recepimento della direttiva UE 28 del 2009 “viola la direttiva stessa perché rende di fatto impossibile all'Italia il raggiungimento degli obiettivi fissati dall' Unione Europea in materia di rinnovabili”, spiega Claude Turmes, relatore della direttiva al Parlamento Europeo.

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Anche in Europa si prende posizione contro al decreto Romani, che rischia di sferrare un colpo mortale alle rinnovabili italiane. Il decreto di recepimento della direttiva UE 28 del 2009 viola la direttiva stessa perché rende di fatto impossibile realizzare gli obiettivi fissati dalla UE in materia di rinnovabili, distruggendo il loro potenziale economico e di occupazione per fare un enorme regalo all’atomo.


 


Lo dice chiaramente in un comunicato il relatore della direttiva sulle rinnovabili al Parlamento Europeo, Claude Turmes, cui si associa anche la presidente del partito Verde Europeo, Monica Frassoni: la bozza di decreto “va in senso diametralmente opposto rispetto agli impegni europei. In particolare va a svuotare l’obiettivo vincolante dell’Unione Europa posto per l’Italia sulle rinnovabili (17% sui consumi finali di energia), per raggiungere il quale il peso delle rinnovabili elettriche sul totale dovrà essere, a fine decennio, intorno al 30%. Di fatto è un enorme, inaccettabile regalo fatto alla lobby nucleare”.


 


La preoccupazione che il decreto Romani renda impossibile per l’Italia arrivare a quel 17% di rinnovabili d’altra parte si può leggere anche tra le righe di un’intervista rilasciata oggi al Sole 24 Ore da Günther Öttinger, commissario europeo per l’energia, che pur senza sbilanciarsi nel merito del decreto avverte: “Il sistema normativo europeo dice che entro il 2020 dovremo avere almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili. Ciò significa che dovrà venire da fonti pulite, non petrolifere, più del 30% dell’elettricità prodotta. Tocca ai governi e ai parlamenti, ai singoli stati, stabilire come arrivare in nove anni a questa quota di fonti rinnovabili. Non è compito di Bruxelles dire come arrivare al risultato, ma la Commissione deve controllare anno per anno come ciascun paese si avvicinerà e raggiungerà l’obiettivo europeo.”


 


Più espliciti il relatore delle direttiva europea e la presidente dei Verdi europei: “La bozza del decreto legislativo per il recepimento della direttiva rinnovabili 2009/28/CE, il cosiddetto decreto Romani, se approvata nel prossimo Consiglio dei Ministri (giovedì, 3 marzo) rischia di provocare lo smantellamento di centinaia di aziende e di migliaia di posti di lavoro, a cominciare dal settore fotovoltaico. Per questa tecnologia si è stabilito, infatti, che in caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo fissato dal Piano d’Azione Nazionale di 8.000 MW per il 2020, l’assegnazione delle tariffe incentivanti venga sospesa fino alla determinazione di un nuovo decreto la cui tempistica non è stata definita. Quegli 8 GW sono in realtà un target già molto ridotto per le potenzialità del settore nazionale (6,5 volte inferiore a quello fissato per la Germania al 2020) e che certamente verrà raggiunto entro l’anno.”


 


L’effetto del decreto – continua il comunicato – “sarebbe dunque quello di bloccare immediatamente gli investimenti in corso su tutta la filiera nazionale del settore così come l’appoggio del sistema finanziario. Un danno gravissimo per un settore che in Italia è stato uno dei pochi negli ultimi due anni a produrre occupazione di qualità e prospettive di mercato nuove e basate sull’innovazione. E un provvedimento che renderà impossibile al Paese raggiungere il proprio obiettivo 2020″.


 


La soluzione per attuare correttamente la direttiva europea? Secondo il relatore Turmes e i Verdi “il Governo italiano deve eliminare la sospensione degli incentivi previsti dal conto energia al raggiungimento degli 8mila MW e garantire la continuità del mercato, rimodulando quanto prima al ribasso le tariffe alla luce della riduzione dei costi dei moduli e di parte delle componentistica, anche per soddisfare i requisiti di contenimento dei costi per la collettività. Un’ipotesi percorribile è quella di adeguare le tariffe incentivanti per il fotovoltaico, e le rinnovabili in generale, in modo permanente (e non ogni 2 o 3 anni) secondo diversi parametri come l’andamento dei costi a livello europeo delle singole tecnologie, del prezzo del kWh nel caso elettrico e del gas in quello termico.”

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