Una “provocazione”, un “colpo mortale” al settore delle rinnovabili, un “blitz” contro le fonti pulite per poi “tornare al nucleare”, uno ‘tsunami normativo’ che segue l’attivazione della “macchina del fango” contro il settore delle energie pulite, che da’ lavoro a oltre 100mila persone, 29mila solo nel settore dell’eolico italiano. Industria tricolore che – ironia della sorte – proprio adesso sta iniziando ad esportare.

Senza dubbio quello che arriva dalle associazioni ambientaliste e di produttori di energia rinnovabile e dei macchinari connessi è più di un grido d’allarme. La sensazione che si respira durante la conferenza stampa organizzata sul marciapiede di fronte al ministero dello Sviluppo economico (da Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie future ed Assosolare), è la sensazione di un settore sull’orlo del baratro.

Orlo che potrebbe essere superato, catastroficamente per il settore delle energie pulite, a causa del tetto di 8mila megawatt posto agli incentivi al fotovoltaico, con il taglio retroattivo del 30% a quelli all’eolico per il “fallimentare” sistema delle aste per i nuovi impianti. Perciò la richiesta è che il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo “si faccia sentire”. Ci sono “44mila famiglie tra eolico e fotovoltaico” che rischiano di trovarsi senza lavoro, con una norma che “passa sopra al volere del Parlamento”, le cui Commissioni competenti hanno approvato modifiche al Dlgs che le associazioni condividono, ma che sono assenti dalle bozze del provvedimento in circolazione. 

Fonte: Agenzia Dire