Quegli impianti fotovoltaici “salva Alcoa” che turbano il mercato

Il Gestore dei Servizi Energetici ha cercato di fare un po’ di chiarezza, confermando la concretezza degli oltre 54mila impianti (per 3.754 MW) che hanno fatto pervenire la comunicazione di fine lavori entro il 31 dicembre ai sensi della legge 129/2010. E poi uno sguardo sul futuro del terzo conto energia.

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Il GSE ritiene che gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio in Italia nel solo 2010 si attestino intorno ai 2.100 MW, quindi saremmo ad un totale a fine dicembre di circa 3,4 GW. Ma come molti sanno la questione che ha perturbato il mercato nazionale riguarda quegli impianti che hanno fatto pervenire la comunicazione di fine lavori ai sensi della legge 129/2010, conosciuta come “Salva Alcoa”; uno stratagemma, per molti sciagurato, che consente di conservare le tariffe incentivanti in vigore nel 2010. Di questo si è parlato nel corso di una tavola rotonda nell’ambito della Conferenza dell’Industria Solare – Italia 2011 che si è svolta a Roma tra il 24 e il 25 febbraio.

Per capire meglio i numeri in gioco, che sono stati sorprendenti per tutti e hanno suscitato molte incertezze e polemiche tra gli addetti ai lavori, vediamo come il Gestore dei Servizi Energetici ha spiegato la vicenda soprattutto in termini quantitativi, cercando di sgombrare il campo dalle congetture. Francesco Trezza, proprio in rappresentanza del GSE, ha spiegato come a ridosso della fine dell’anno l’ente, visto che il portale non era più in grado di recepire tutte le domande, abbia deciso di aprire, oltre al canale predisposto sulla piattaforma internet, anche altri due canali per l’invio del materiale relativo agli impianti: uno su posta elettronica e l’altro tramite raccomandata.

Questo ha complicato molto la gestione delle documentazioni. E’ accaduto infatti che al 31 dicembre 2010 si sono potuti fornire dati precisi in base coloro a quelli che avevano utilizzato il portale informatico; restavano da processare però anche 20mila email e 9mila richieste pervenute per mezzo di raccomandate. Va tenuto anche conto che diverse richieste sono state spedite al GSE in più modalità: molti dunque i doppioni perché sono stati tanti quelli che avevano utilizzato anche i canali alternativi o aggiuntivi, probabilmente per eccesso di scrupolo, visto che l’avevano già fatto tramite portale web.

Il GSE può comunque oggi fornire una dimensione pressoché certa di queste domande e con un notevole margine di approssimazione. Trezza ha garantito che il rischio che dietro questi numeri “si nascondano impianti di carta e non di silicio”, è bassissimo, alla luce anche della pulizia delle domande plurime arrivate e degli errori individuati.

Sempre al 22 febbraio 2011, risultano quindi al GSE, in ambito per così dire “salva Alcoa”, 54.180 impianti fotovoltaici per una potenza di 3.754 MW. Questo dato potrà ancora incrementarsi, anche se di poco, dopo il completamento delle verifiche delle richieste giunte sui canali alternativi (ancora da valutare 5mila email e 3mila raccomandate). Il dato sulla potenza media degli impianti salva Alcoa è stimato in circa 70 kW, mentre nell’anno 2010 la media, sui circa 2mila MW entrati in esercizio, era di 23 kW, sebbene in crescita rispetto agli anni precedenti.

Nel grafico si può vedere la divisione per taglie e potenza dei 3.754 MW “extra” fornita dal GSE. Il fatto che la potenza maggiore sia presente nella taglia che va dai 200 ai 1000 MW può essere facilmente collegato a quello che Trezza chiama il “fenomeno Puglia”: centinaia di impianti, anche uno a fianco all’altro, ad esempio di 998 kWp, molto difficili da verificare perché attigui e senza recinzione tra uno e l’altro.

Oggi molti degli impianti richiesti nell’ambito del decreto “Salva Alcoa” stanno realmente entrando in esercizio. Risulta infatti che circa 9000 soggetti responsabili su 54.180, hanno già fatto richiesta di incentivazione perché i propri impianti sono effettivamente entrati in esercizio. In genere si tratta di impianti di taglia molto ridotta e che hanno deciso di affidarsi alla legge 129 poiché, nonostante fossero completati, non c’era la totale sicurezza sui tempi di allacciamento alla rete da parte di Enel o di altri gestori di rete. Mediamente dei 1000 impianti che stanno entrando in esercizio ogni giorno dal 3 gennaio 2011, almeno la metà sono costituiti da quelli che potremmo chiamare “impianti decreto Alcoa”; l’altra metà sono impianti relativi al secondo conto energia.

Quanti di questi impianti che hanno dichiarato il “fine lavori” hanno barato non rispettando le procedure? Il GSE a questo scopo fin dalla prima settimana di gennaio ha iniziato le ispezioni, con uno sforzo organizzativo che si presume notevole. Al momento pare si sia puntato a campione sui grandi impianti a terra: sono state 353 verifiche sul campo, di cui 30 hanno dato esito negativo spesso solo parziale (a volte si è riscontrato solo il non completamento dell’impianto di utenza). I casi di notevole inadempienza sono stati forse solo un paio. Il GSE ha già detto che comunque in caso di gravissime non conformità ci potrebbero essere denunce all’autorità giudiziaria. In effetti si tratterebbe di vera e propria truffa allo Stato che la Magistratura dovrà accertare. Ma in questo caso, tali soggetti “irresponsabili” potrebbero alla fine usufruire delle tariffe incentivanti anche se del terzo conto energia?

Poiché il GSE è in possesso di tutta la documentazione tecnica e fotografica consegnata al momento della richiesta, cioè entro il 31 dicembre (nessuno potrà infatti alterare i dati e non verrà accettata alcuna integrazione), indipendentemente dal fatto di verificare o meno l’impianto, se dovesse risultare che la documentazione fornita non sia conforme quell’impianto non potrà mai essere ammesso a usufruire delle tariffe del secondo conto energia. Questi impianti saranno valutati – ha spiegato il GSE – al momento in cui comunicheranno la loro entrata in esercizio: solo allora si valuterà se l’impianto rientrava o meno nella casistica del decreto “Salva Alcoa”, e in un momento successivo si valuterà la richiesta vera e propria di entrata in esercizio.

Che cosa succederà dal 2012 al conto energia vista la notevole potenza installata tra il 2010 e quella altrettanta elevata prevista per il 2011? Il GSE risponde in maniera ovviamente non politica, ma tecnica. Se non dovesse cambiare il quadro normativo attuale, i 3.700 MW circa legati al “Salva Alcoa”, se entreranno in esercizio entro al fine di giugno 2011 non avranno nessuno impatto perché sono un appendice del vecchio decreto (secondo conto energia). Se il 2011 dovesse portare all’esaurimento dei 3.000 MW destinati al terzo conto energia, ciò non vorrebbe dire la fine di questo decreto, perché una volta raggiunto il limite scatterebbero i 14 mesi di moratoria. Quindi è probabile che buona parte del 2012 potrebbe essere coperta dal meccanismo incentivante attualmente in vigore.

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