La Francia scopre 34 reattori a rischio

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L'Autorité de sûreté nucléaire rileva un'anomalia in 34 reattori francesi, in funzione da decenni. Un difetto al sistema di raffreddamento d'emergenza che potrebbe anche esporre al rischio di fusione del nocciolo. EDF, ora dovrà porre rimedio, implementando un sistema di monitoraggio.

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Difettoso il sistema di sicurezza di ben 34 reattori, in funzione da decenni, nella Francia atomica, dalla cui tecnologia nucleare alcuni vorrebbero fosse colonizzata anche l’Italia. I francesi lo hanno scoperto solo venerdì quando l’Autorité de sûreté nucléaire (ASN, Autorità per la sicurezza nucleare) ha diffuso la notizia. In tutti i reattori da 900 MW del paese, alcuni in funzione anche da 30 anni è stata rilevata un’anomalia nel sistema di raffreddamento d’emergenza, quello che dovrebbe entrare in funzione per impedire la fusione del nocciolo.

In particolare l’impianto di emergenza che inietta acqua nel circuito primario, nell’eventualità che questo si rompa impedendo il surriscaldamento del reattore, nei 34 impianti non funziona bene. Per poter essere efficace, spiega Edf, l’iniezione dell’acqua deve avvenire in modo equilibrato nei tre anelli che compongono il circuito primario con una differenza di getto tra un anello e l’altro inferiore al 6%. Le indagini tecniche richieste dall’ASN hanno invece mostrato differenze del 20%. Un’anomalia tra le meno gravi: di grado 1 su 7 sulla scala con cui l’Autorità classifica incidenti e guasti nelle centrali. Ma che resta comunque inquietante ed espone a un rischio enorme.

“In caso di incidente – spiega l’ASN – per rotture nel circuito principale di certe dimensioni, il sistema di iniezione ad alta pressione potrebbe non essere in grado di raffreddare sufficientemente il nocciolo del reattore”. Andando a guardare la scala da 1 a 7 elaborata dall’organo di controllo (vedi allegato) si scopre che rischi incalcolabili, come quello legato ad una fusione del nocciolo, ci sono anche per il grado 1, in cui appunto vengono classificate anomalie come questa, legata al sistema di emergenza, che non dovrebbero dare problemi a patto però che non ci siano altri malfunzionamenti nel sistema principale. Per inciso, difetti di progettazione dei sistemi d’emergenza sono stati denunciati dalle autorità di controllo anche nei reattori di ultima generazione, quegli EPR che si vorrebbero anche in Italia (Qualenergia.it, Bocciato in sicurezza l’EPR, quello che vuole Enel).

Un episodio, quello dell’anomalia scoperta nei 34 reattori in funzione da decenni, che ci ricorda ancora una volta quanto complessa, difficile da gestire e vulnerabile sia una centrale nucleare. Non a caso alla notizia, la rete di associazioni ‘Sortir du nucleaire’ ha lanciato l’ennesimo appello a lasciare l’atomo, commentando: “EDF ha dunque fatto funzionare 34 reattori per un quarto di secolo prima di assicurarsi dell’efficacia del sistema principale di prevenzione della fusione del nocciolo, è estremamente inquietante che un problema del genere si sia scoperto così tardivamente”.

Insomma, la Francia venerdì ha scoperto di convivere da 30 anni con impianti a rischio fusione del nocciolo. Ora EDF, ha prescritto l’Autorità, dovrà porre un rimedio, implementando il sistema di monitoraggio del raffreddamento d’emergenza. Finché non lo farà le centrali continueranno a funzionare, sperando che, come avvenuto finora, lo scenario peggiore continui a non manifestarsi.

Se anche l’ASN avesse valutato troppo alto il rischio per farlo continuare (ma c’è un rischio più alto di una fusione del nocciolo?) fermare le centrali non sarebbe stato facile. Oltre che per la pesante dipendenza del paese dall’atomo, che dà il 74% dell’elettricità francese, anche per il fatto che un impianto nucleare, ricordiamo, non si può spegnere e riaccendere facilmente come una centrale a fonti fossili. “Lo sanno bene i francesi, costretti a vendere all’estero l’elettricità a prezzi stracciati quando la domanda è bassa rispetto alla produzione”, commenta a Qualenergia.it Angelo Baracca, docente di fisica nucleare ed esperto. Né un reattore, se si decide di mandarlo in pensione, si può smontare come una pala eolica: una volta costruito in pratica ce lo si deve tenere per sempre, rischio compreso. Farebbe bene a ricordarlo chi vuole che l’Italia – che sta ancora pagando quasi 300 milioni all’anno in bolletta per il decomissioning delle vecchie centrali – torni all’atomo.

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