Tecnologie e regole per risparmiare energia nelle case

Una normativa in evoluzione, innovazioni e tecnologie che fioriscono a decine e un giacimento enorme di energia da risparmiare. Dai convegni di Klimahouse di Bolzano il punto della situazione dell'edilizia sostenibile, con una particolare attenzione al parco edilizio esistente.

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Una normativa in evoluzione, con nodi irrisolti, ma che promette bene. Innovazioni che fioriscono a decine. E un giacimento enorme di energia da risparmiare. Se l’edilizia in generale non va bene le speranze vengono dal costruire eco-compatibile ed energeticamente efficiente. Mentre il mattone – dicono i dati Cresme – ha subito una battuta d’arresto negli ultimi due anni: – 9% nel 2009 e -2% nel 2010 (dati di giugno 2010), gli edifici ad alta efficienza energetica negli stessi anni sono invece aumentati dell’83%. Per capire la vivacità del comparto basta fare un giro a Klimahouse, probabilmente la più importante manifestazione del settore, iniziata ieri a Bolzano e che andrà avanti fino a sabato 28. Un evento quest’anno più affollato che mai, con oltre 450 espositori e tanti visitatori.

Il futuro dell’edilizia sostenibile – è la sensazione che si ha seguendo i convegni all’interno dell’evento – è carico di promesse. Dall’efficienza energetica degli edifici, che consumano circa il 40% dell’energia totale, può e deve venire molto. Anche il resto del paese sembra essere destinato a seguire la strada virtuosa che l’Alto Adige, patria della certificazione Casa Clima, ha imboccato con almeno un decennio di anticipo. “Il 2018, quando secondo la direttiva europea tutti nuovi edifici pubblici dovranno essere ‘ad emissioni quasi zero‘, è praticamente domani e al 2020 la regola varrà anche per quelli dei privati” – ha fatto notare nell’aprire la conferenza di ieri pomeriggio Stefano Fattor, uno degli architetti promotori di Casa Clima.

La normativa nel nostro paese, ha spiegato, procede con un andamento irregolare. Sull’Italia pendono due procedure d’infrazione comunitarie: una per non aver tradotto in legge la nullità del rogito in assenza di certificazione energetica, l’altra perché ancora manca una definizione chiara della figura del certificatore. C’è poi il problema della mancanza di uno standard di certificazione: attualmente i sistemi di certificazione sono troppi diffusi su scala regionale, disomogenei e spesso in contaddizione tra loro.

Entro fine giugno dovrà essere presentato il piano nazionale per l’edilizia efficiente e all’orizzonte, spiega l’architetto, ci sono anche novità positive. Come il recepimento della direttiva 2009/28/CE, che imporrà agli edifici nuovi o ristrutturati di ottenere dalle rinnovabili una certa quota del proprio fabbisogno energetico: il 20% dopo il primo anno dall’approvazione della legge, il 30% dopo il secondo, il 40% dopo il terzo e il 50% dopo il quarto. A chi supererà l’obbligo del 30% verrà concesso un bonus volumetrico del 5% della cubatura.

Insomma, i nuovi edifici dovranno essere efficienti, ma l’aspetto interessante è il grande potenziale di innovazioni da applicare per riqualificare energeticamente quello che già c’è. Come ha chiarito l’ingegner Alessandro Gandini di Basf, l’80% degli edifici italiani è stato realizzato prima che venisse introdotta qualsiasi norma sull’efficienza energetica in edilizia (le prime sono arrivate nel ’76) e un quarto del patrimonio edilizio non ha mai subito alcun intervento di manutenzione o riqualificazione.

L’ingegnere ha mostrato come Basf, nel quartiere Brunk di Ludwiggsfaren, ha trasformato case che consumavano 25 litri di gasolio a metro quadrato in abitazioni molto efficienti, che ne consumano solo 3: una vetrina di soluzioni, come nuovi materiali isolanti, serramenti basso-emissivi, sistemi di ventilazione con recupero di calore e impianti di cogenerazione a fuel cell. Ma la parte più interessante è l’analisi economica fatta da Basf: riqualificare energeticamente un edificio è un investimento redditizio perché ne aumenta il valore. Il ritorno d’investimento, ha mostrato, è proporzionale alla riduzione dei consumi: dal 3,5% sui lavori di manutenzione che non diminuiscano i consumi (ipotizzati in 12 l/mq) al 7,30% su interventi che rendano la casa autonomamente sufficiente, passando per il 6,5% di opere che dimezzino i consumi.

Le innovazioni tecnologiche per intervenire sull’esistente non mancano come si è visto dai vari seminari tenutisi nel pomeriggio. Per i grandi edifici a vetri del terziario, ad esempio, le moderne pellicole schermanti trasparenti possono far risparmiare – a detta dei produttori – dal 30 al 50% sul raffrescamento, con un ammortamento in 3-5 anni. Soluzioni relativamente semplici come i cool roofs, coperture impermeabilizzanti bianche, possono tagliare il consumo dei condizionatori dal 20 al 70% (secondo misure fatte dal Green Building Council in Florida e California), per finire con esperienze fatte in Italia che hanno mostrato come si può migliorare anche la resa dei moduli fotovoltaici installati.

Si è ovviamente parlato anche dei nuovi materiali isolanti, dalle prestazioni sempre più spinte, di sistemi di ventilazione, fondamentali per non disperdere il calore. Interessante infine la presentazione sulla domotica dell’ingegner Massimo Perotto di Vimar. Sistemi capaci di orchestrare in maniera automatizzata elettrodomestici, climatizzazione e illuminazione riducendo i consumi e spostandoli nelle fasce in cui l’elettricità costa meno. Secondo uno studio Enea, citato da Perotto, la domotica può far risparmiare fino al 25% del fabbisogno energetico di una casa. Insomma nell’edilizia efficiente e in particolare nella riqualificazione dell’esistente ogni anno ci sono sempre più strumenti e tecnologie per sfruttare quell’enorme giacimento di energia altrimenti sprecato.

 

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