Green economy europea tra fiscalità e competitività

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Per la Commissaria europea per il Clima, Connie Hedegaard, è sempre più urgente spostare le tasse dal lavoro all'energia fossile consumata. Una tesi non nuova, ma che potrebbe diventare il vero strumento per raggiungere gli ambiziosi obiettivi previsti dalla Roadmap europea per l'energia al 2050.

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Anche la Commissione europea ci è arrivata: tassare di più quello che bruciamo e meno il lavoro, quindi spostare il peso fiscale sui consumi energetici inquinanti e ridurlo per i costi del lavoro.
La Commissaria per il Clima, Connie Hedegaard, parlando a Lisbona lo scorso 13 gennaio nel corso del Summit Eco-Innovation nell’ambito del Lisbona Council, ha chiesto all’Europa uno “cambio di paradigma” sulla fiscalità, spiegando che l’utilizzo efficiente delle risorse è “un punto fermo per ogni cosa che facciamo e che paesi che hanno puntato a tassare l’energia, come Svezia e Danimarca, non hanno finora perso in competitività.”

Da tempo molti esponenti del settore ambientalista mondiale ed economisti propongono questa strategia. Ad esempio Lester Brown, presidente di Earth Policy Institute, ritiene che per vera rivoluzione del sistema energetico bisogna puntare sullo strumento chiave della fiscalità. Per Brown attribuire un’imposta sull’anidride carbonica prodotta aiuterebbe a dare un segnale chiaro sui reali costi connessi all’uso delle fonti fossili. Una carbon tax che dovrebbe aumentare ogni anno di 20 dollari per tonnellata fino ad arrivare nel 2020 a 200 dollari. Se il progressivo incremento della tassazione sulle emissioni si accompagnerà ad un contemporaneo decremento delle imposte sul reddito e sul lavoro (al fine di mantenere pressoché stabile la pressione fiscale media), “il nuovo scenario dei prezzi – dice Brown – permetterà ai decisori politici ed economici di effettuare scelte intelligenti verso un radicale cambiamento del sistema”. Al contempo egli critica il sistema “cap and trade” che comporta un prezzo della CO2 variabile non in grado di dare certezza agli investitori e alle politiche.

Tornando alle indicazioni di Connie Hedegaard, potremmo supporre che essere abbiano lo scopo di impostare la futura discussione sulla Roadmap per l’energia al 2050 che la Commissione dovrebbe presentare a marzo e che punta ad obiettivi di riduzione delle emissioni per l’Europa dell’80-95% rispetto al 1990. Ma il convitato di pietra dell’incontro di Lisbona è la Cina che presto annuncerà il suo nuovo piano quinquennale che potrebbe dargli lo slancio per assumere in maniera definitiva il primato della corsa alla green economy e dunque una competitività sempre maggiore al livello mondiale.

Sempre in questo contesto è rilevante che la Hedegaard abbia avvertito che l’attuale modo di misurare la crescita economica è completamente inadeguato: “la crescita del 21° secolo non può essere solo la crescita del prodotto interno lordo. Come rispondiamo all’esaurimento delle risorse naturali e delle materie prime? Quali saranno le conseguenze sulla salute, sulla qualità dell’aria e sulla acqua?”.

Intanto è sempre in corso il dibattito sulla possibilità di aumentare gli obiettivi di riduzione della CO2 nell’UE27 dal 20 al 30%, opzione che a ottobre fu bocciata dai Ministri dell’Ambiente europei nonostante il forte sostegno di Gran Bretagna, Francia, Danimarca e Germania. L’Italia, non c’è neanche bisogno di dirlo, si segnalò tra più fervidi paesi oppositori all’estensione dell’obiettivo. Su questo aspetto, che sarà al centro dell’agenda ambientale dei paesi europei nel corso del 2011, la Commissaria ha ricordato che gli attuali target “ci potranno portare solo ad ottenere il 60% di quell’obiettivo per tutti vincolante che è il mantenimento dell’aumento globale della temperatura al di sotto dei due gradi centigradi”.

Intanto uno studio della Commissione valuterebbe tra 3,5 e 16,7 miliardi di euro la riduzione annuale dei costi sanitari se si passasse ad un taglio del 30% della CO2. Tuttavia, secondo uno studio del Gruppo su ambiente e salute (HEAL), citato dal parlamentare verde Bas Eickhout, queste stime potrebbe essere ancora troppo basse.

 

 

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