Strategie e pratiche energetiche per le aree alpine

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Ridurre gli effetti del cambiamento climatico, abbandonando quasi completamente le energie fossili entro il 2050. Cosa significa ciò per le Alpi? Quali problemi può provocare un maggiore sfruttamento dell'energia da rinnovabili dal punto di vista della sostenibilità? A queste domande la CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, tenta di dare delle risposte. Un articolo di Serena Rauzi di CIPRA Internazionale.

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I più recenti risultati della ricerca, basati su analisi del sistema terrestre e climatico, mostrano sempre più chiaramente quali obiettivi di protezione del clima devono essere raggiunti per limitare il rischio di cambiamenti ambientali incontrollabili. A partire da un riscaldamento globale superiore a 2 gradi, aumenta massicciamente il rischio di innescare processi ecologici irreversibili a livello globale, come lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia o la scomparsa della foresta pluviale.
Per evitare queste conseguenze, è necessario che le emissioni dei Paesi industrializzati vengano ridotte di più dell’80% entro il 2050. Cosa che equivale all’abbandono pressoché totale dell’utilizzo delle energie fossili. Non ci sono dunque altre alternative: dobbiamo ridurre in modo massiccio il nostro consumo di energia, dobbiamo aumentare l’efficienza energetica e sviluppare le energie rinnovabili.


Spazio alpino: vittima e colpevole
L’utilizzo di fonti energetiche fossili è una delle cause antropiche principali del cambiamento climatico. Nelle Alpi poi il consumo di energia è praticamente raddoppiato rispetto al 1970, per cui lo spazio alpino è sì particolarmente colpito dal riscaldamento climatico e dalle sue conseguenze (basti osservare il ritiro impressionante della superficie dei ghiacciai e l’aumento delle catastrofi naturali), ma è esso stesso fautore di questo grande e inarrestabile cambiamento.

L’aumento dell’impiego di energia nei Paesi alpini negli ultimi decenni è stato in gran parte coperto da metano, idroelettrico, biomassa e teleriscaldamento. Ciò ha portato a una “dissociazione relativa” del consumo di energia dall’emissione di CO2: per unità di energia utilizzata le emissioni di CO2 sono oggi inferiori rispetto agli anni ’70. L’aumento dell’efficienza energetica è stato però di gran lunga compensato dall’incremento del consumo di energia, un buon esempio questo dell’effetto rebound.


Strategie climatiche: solo teoria?
Con il Protocollo di Kyoto, i Paesi alpini si sono impegnati a ridurre le emissioni annuali di gas serra almeno dell’8 % rispetto al livello del 1990 nel periodo 2008-2012. L’UE ha programmato di ridurre le proprie emissioni entro il 2020 del 20% rispetto al 1990 e nel dicembre 2008 il Parlamento UE ha infine approvato il Pacchetto clima-energia, che punta in particolare all’aumento dell’efficienza energetica e a promuovere l’impiego di energie rinnovabili.

Non è chiaro, tuttavia, cosa vogliono fare l’UE e gli Stati membri per evitare proprio l’effetto rebound. Aumentare l’efficienza energetica o la produzione di energia “pulita” senza mirare a una riduzione dei consumi non ha alcun senso per la riduzione delle emissioni. Solo perseguendo entrambi gli obiettivi sarebbe possibile raggiungere una cosiddetta “dissociazione assoluta“, cioè una riduzione del consumo energetico e allo stesso tempo delle emissioni, pur mantenendo una crescita economica. Una dissociazione di questo tipo, secondo la CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) si può conseguire anche attraverso una riforma fiscale socio-ecologica che preveda sgravi per il lavoro o una tassazione a carico del consumo di risorse.


Interventi per la protezione del clima sì, ma sostenibili!
Per raggiungere la neutralità climatica, come la CIPRA auspica per le Alpi entro il 2050, le Alpi devono in primo luogo riconvertire il loro approvvigionamento energetico nel rispetto sì del clima, ma senza dimenticare gli interessi della natura, dell’economia e della società. L’impiego di tecnologie più efficienti è un elemento decisivo, ma di gran lunga insufficiente, se non accompagnato da altri interventi di contorno mirati a garantirne la sostenibilità e l’efficacia. Solo con riforme complessive nei settori della fiscalità, delle infrastrutture e della pianificazione territoriale (riorganizzazione ad esempio dell’economia e degli insediamenti volta a ridurre la mobilità) e dell’economia (orientamento alla qualità della vita anziché a obiettivi di crescita quantitativa) è possibile conseguire tale obiettivo.

L’approvvigionamento energetico deve fare poi conti con un cambiamento climatico ormai inevitabile. Questo riguarda ad esempio l’idroelettrico, fortemente colpito dai cambiamenti climatici, in particolare dallo scioglimento dei ghiacciai. Ma anche l’agricoltura e la selvicoltura – e con ciò la produzione di bioenergie – devono adeguarsi alle diverse condizioni climatiche.

L’aumento dell’efficienza e l’impiego di energie rinnovabili devono procedere di pari passo. Il territorio alpino offre buone potenzialità per la produzione di energia idroelettrica, solare e da biomassa. Il loro sfruttamento ha effetti positivi sull’occupazione, poiché il valore aggiunto rimane nella regione. Inoltre si riduce la dipendenza da importazioni da regioni politicamente rischiose, aumentando così la sicurezza dell’approvvigionamento. Ma anche le energie rinnovabili, come la biomassa, l’idroelettrico e l’eolico, possono avere effetti negativi sugli ecosistemi e il paesaggio. Il loro sviluppo “a ogni costo” non è una soluzione accettabile.

La CIPRA invita ad aumentare l’efficienza delle centrali idroelettriche già esistenti, piuttosto che costruirne di nuove e cementificare così gli ultimi corsi d’acqua intatti rimasti. Esistono esempi che provano che una modernizzazione degli impianti può portare a triplicare la produzione di energia e allo stesso tempo a migliorare la condizione ecologica grazie a degli interventi mirati come è successo per la centrale di Kemmelbach in Bassa Austria.

Le centrali a biomassa, d’altro canto devono essere progettate in modo da avere le dimensioni adeguate alla produzione di biomassa possibile in loco. L’impianto di Santa Caterina Valfurva, ad esempio, è talmente sovradimensionato da essere costretto a importare la biomassa dall’estero per poter funzionare a pieno. Questo comporta il fallimento di una filiera regionale efficiente e del risparmio di emissioni, che viene compensato dalle emissioni prodotte dai trasporti della biomassa necessaria.
Investire poi nella costruzione di case passive ha senso solo se accompagnate da una pianificazione territoriale intelligente: una casa passiva situata in una zona isolata, priva di accesso ai trasporti pubblici, non è una soluzione sostenibile, poiché comporta l’utilizzo forzato dell’auto privata.


Centrale di teleriscaldamento a biomassa di Dobbiaco: una buona pratica
La centrale di teleriscaldamento di Dobbiaco mostra come nelle Alpi sia possibile ricavare energia termica da biomassa in modo sostenibile: dal novembre 1995 la società cooperativa trasforma gli scarti della locale industria del legno in teleriscaldamento – e dal 2003 produce anche elettricità. Oggi fornisce 50 milioni di chilowattora all’anno a un migliaio di famiglie a Dobbiaco e San Candido, consentendo così agli utenti non solo di ridurre le emissioni di CO2, ma anche di risparmiare denaro: rispetto a un impianto di riscaldamento tradizionale a gasolio, gli utenti del teleriscaldamento risparmiano circa il 40%.


http://www.cipra.org/it/cc.alps/risultati/buoni-esempi  
Il compact completo della CIPRA “Energia nel cambiamento climatico” è disponibile online e può essere scaricato su http://www.cipra.org/it/cc.alps/risultati/compacts e indica i primi passi possibili per una conversione a un sistema energetico clima-neutrale e sostenibile nelle Alpi.

cc.alps in breve
Il progetto “cc.alps – Cambiamento climatico: pensare al di là del proprio naso!” viene realizzato dalla CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, ed è finanziato dalla Fondazione MAVA per la natura. Con questo progetto la CIPRA contribuisce a fare in modo che gli interventi per la protezione del clima nell’arco alpino siano in armonia con il principio dello sviluppo sostenibile. Nell’ambito di cc.alps sono attualmente in via di realizzazione 11 compact, che si occupano di temi quali energia, edilizia, protezione della natura, pericoli naturali, regioni energeticamente indipendenti, turismo, pianificazione territoriale, trasporti, agricoltura, selvicoltura e acqua.


Tutti verranno messi a disposizione su www.cipra.org/cc.alps

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