Il fotovoltaico Usa tra boom e incertezze

Il 2010 sarà un anno record per il fotovoltaico Usa, con una crescita del 150% rispetto all'anno scorso. Per il primo anno le nuove installazioni supereranno il gigawatt. Se il mercato FV a stelle e strisce si avvia ad essere un mercato sempre più importante, pesano sul settore le incertezze del sostegno della politica statale e federale.

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Il fotovoltaico negli Stati Uniti è in crescita e certamente il 2010 sarà un anno record. Alla fine del secondo semestre la previsione è che nel paese si superi il gigawatt di nuove installazioni: una crescita di circa il 150% rispetto all’anno precedente. Sgravi fiscali e calo dei prezzi dei moduli stanno dando una forte spinta al settore, che però dipende molto dagli incentivi ed è in apprensione per come evolverà la legislazione, specie dopo le elezioni di mid-term di novembre. È questa la fotografia del solare statunitense che arriva dall’U.S. Solar Market Insight, lo studio realizzato dall’associazione di categoria SEIA e dalla società di consulenza GTM Research  (qui la sintesi in pdf).

Gli Usa sono il quarto mercato al mondo per il fotovoltaico, dietro a Germania, Italia e Giappone. Nel 2009 hanno pesato per il 6,5% della domanda globale, ma questa quota è destinata ad aumentare. Passando da 3,5 MW di nuove installazioni del 2000 a 435 del 2009, negli ultimi 10 anni il settore è cresciuto con una media annuale del 69%. I dati raccolti sul 2010 promettono di far accelerare la crescita ancora di più. Solo nel primo semestre sono stati installati e collegati alla rete 339 MW e per fine anno si calcola che la nuova potenza (solare FV a concentrazione incluso ) sarà compresa tra 944 e 1.130 MW: un aumento tra il 114 e il 156% rispetto all’anno scorso (vedi grafico). E la crescita, secondo SEIA, non è destinata a fermarsi: l’obiettivo ottimistico dell’associazione degli imprenditori del solare prevede di arrivare al 2015 con un mercato da 10 GW all’anno “abbastanza per dare elettricità a 2 milioni di case”. Numeri importanti in termini assoluti, ma comunque non elevati se pensiamo che nel nostro piccolo paese per quest’anno sono attesi 1.500 MW di nuova potenza fotovoltaica.

                                  

(Tabella: nuova potenza installata e potenza cumulativa dal 2000 alla prima metà del 2010)

 

Tra gli Stati con più potenza installata nel 2010, finora la California, con 120 MW, seguita da New Jersey, Arizona e Florida. Molto iniziano a pesare i grandi impianti: 22 sono i progetti su grande scala allacciati nel primo semestre. Un ruolo crescente avrà il solare a concentrazione: in cantiere ci sarebbero ben 10 GW di impianti di questo tipo. Anche la parte a monte della filiera – segnala il report – sarebbe in buona salute e destinata a crescere. Nel primo semestre 2010 negli Usa si sono prodotti 564 MW di moduli FV, ossia tre quarti di quello che si è prodotto nell’intero 2009; la previsione è che se la domanda mondiale aumenterà dell’80% anche per l’industria ci saranno notevoli benefici. 

A spingere il fotovoltaico nel paese, come anticipato, il crollo del prezzo dei moduli che dal 2009 si è ridotto notevolmente. Ma molto hanno contribuito anche sistemi di sostegno a livello statale e federale, prima fra tutte il “Section 1603 Treasury cash grant“, introdotto con il pacchetto stimolo del 2009 e che sostituisce con un finanziamento “cash” quello che prima era uno sgravio fiscale del 30%.
Proprio sul piano legislativo si concentra l’apprensione degli operatori del settore. Se molti Stati stanno facendo partire programmi di sostegno all’energia solare, all’orizzonte si annuncia però qualche nuvolone. Un problema riguarda la Proposition 23 che si voterà con un referendum a novembre in California (Qualenergia.it, L’offensiva della lobby delle fossili in California): se passasse andrebbe a sospendere la legge contro il cambiamento climatico dello Stato più attento alla green economy.

Altro timore da mettere sul piatto è il fatto che la sopracitata Section 1603, in scadenza a fine anno, non venga prorogata. Ancora solo una speranza invece è che passi la proposta fatta al Senato di istituire per le utility l’obbligo di produrre da rinnovabili il 15% dell’elettricità, dando vita ad un sistema simile a quello dei nostri certificati verdi (Qualenergia.it, Usa, spinta alle rinnovabili o vittoria degli ‘zombie’ del clima?). Inoltre, scarsa ‘attenzione finora in tutti gli Usa c’è stata anche per il meccanismo della feed in tariff. Incertezze che si trasformano in forti preoccupazioni guardando alle elezioni di mid-term del prossimo 2 novembre: è molto probabile che guadagnino seggi candidati repubblicani molto ostili alle politiche per il clima e rinnovabili.

 

 

 

 

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