L’accordo globale sul clima non prima del 2012?

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La definizione di un accordo globale sul clima è rimandata di almeno un anno. Questo è emerso dall'ultima sessione negoziale sui cambiamenti climatici svoltasi Tianjin, prima della COP16 di Cancun. Nel frattempo la comunità internazionale proverà ad adottare un pacchetto « bilanciato » di decisioni sulle questioni tecniche più avanzate e imminenti. Un articolo del nostro collaboratore esterno Leonardo Massai presente a Tianjin.

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A poco meno di due mesi dall’inizio della sedicesima conferenza delle Parti (COP16) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Convenzione – UNFCCC) e della sesta conferenza delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP6) previste dal 29 novembre al 11 dicembre 2010 a Cancun in Messico, le 194 Parti della Convenzione (e le 190 del Protocollo di Kyoto) si sono riunite a Tianjin, in Cina, dal 4 al 9 ottobre 2010 per cercare di semplificare i vari testi negoziali e trovare un accordo comune sulla natura del risultato di Cancun.

Anche nel 2010, così come nel 2008 e 2009, il calendario dei negoziati finalizzati al conseguimento di un accordo internazionale sulla lotta ai cambiamenti climatici a partire dal 2012 è stato denso di incontri e consultazioni. Dopo il fallimento del summit di Copenhagen, le Parti si sono infatti riunite per tre volte a Bonn (sede del segretariato UNFCCC) ad aprile, giugno e agosto prima del meeting di Tianjin, dove si sono svolte la dodicesima riunione del gruppo di lavoro sull’azione di lungo termine in ambito Convenzione (Ad-hoc Working Group on Long-Term Cooperative Action, AWG-LCA 12) e la quattordicesima sessione del gruppo di lavoro sugli obblighi di riduzione futuri dei Paesi Allegato I in ambito Protocollo (Ad-hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol, AWG-KP14).

In Cina, nell’ambito del gruppo AWG-LCA, le Parti dovevano proseguire il lavoro sul testo negoziale modificato in agosto a Bonn (FCCC/AWGLCA/2010/14) che rappresenta ancora molte opzioni e punti di disaccordo tra le Parti. Riguardo al AWG-KP, l’obiettivo della riunione di Tianjin era quello di continuare la discussione sulle varie opzioni presenti nel testo negoziale preparato dal chair dell’AWG-KP il 6 agosto 2010 (FCCC/KP/AWG/2010/CRP.2) come base per facilitare il negoziato.

Sebbene la situazione negoziale sia ad oggi migliore rispetto al punto in cui si trovava la comunità internazionale a Barcellona, un anno fa, poche settimane prima ddl summit di Copenhagen, resta ancora incerto il risultato che le Parti potranno ottenere a Cancun. L’obiettivo dichiarato di entrambi i due gruppi di lavoro per il 2010 è l’adozione di un pacchetto di decisioni COP e CMP a Cancun insieme ad un programma chiaro e definito per l’adozione di un accordo giuridicamente vincolante alla COP17 prevista per la fine del 2011 in Sud Africa.

Uno dei nodi cruciali da sciogliere resta la natura e la forma giuridica dell’accordo finale che dovrà indicare i dettagli del nuovo regime internazionale sul clima dopo il 2012 e in particolare la diversa posizione e i diversi interessi dei paesi sviluppati, dei paesi in via di sviluppo e degli Stati Uniti. I dubbi irrisolti che accompagnano i giorni e le notti di migliaia di negoziatori sono gli stessi dal 2007, quando a Bali le Parti riuscirono a definire la roadmap per la futura architettura della lotta ai cambiamenti climatici, poi disattesa causa il mancato accordo di Copenhagen. Questi sono:




  • emendamento del Protocollo di Kyoto al fine di assicurare il secondo periodo di adempimento per il dopo 2012 con nuovi obblighi vincolanti di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra;


  • creazione di nuovo Protocollo della Convenzione fondato sui cinque blocchi del Bali Action Plan (2007) ossia visione condivisa e mitigazione, adattamento, finanziamento, trasferimento tecnologico e capacity building;


  • ruolo e impegno futuri degli Stati Uniti e dei paesi in via di sviluppo con il tasso di sviluppo più elevato (Cina, India, Brasile, Sud Africa) oppure un unico accordo comune fondato sui principi dell’Accordo di Copenhagen;


  • come bilanciare gli impegni e le decisioni dei due gruppi di lavoro.

Una risposta a queste domande non arriverà da Cancun, nonostante a Tianjin qualche piccolissimo passo in avanti in tal senso è stato fatto: l’indicazione della disponibilità di Unione Europea, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia ad adottare nuovi impegni di riduzione nell’ambito del Protocollo di Kyoto (non prima però di aver definito le regole del secondo periodo di adempimento), al pari del dichiarato impegno degli Stati Uniti ad intraprendere impegni internazionali nell’ambito della Convenzione a prescindere dagli sviluppi politici e legislativi interni.
Tuttavia, l’obiettivo di Cancun è l’adozione di un pacchetto «bilanciato» di decisioni nelle aree tematiche dove il negoziato ha conseguito i maggiori progressi e possibilmente un piano chiaro e dettagliato con qualche indicazione sulla forma dell’accordo finale da adottare in Sud Africa. In particolare, le Parti hanno lavorato a Tianjin e continueranno a lavorare a Cancun in riferimento alle seguenti decisioni che qui vediamo in sintesi:

AWG-LCA (Convenzione):




  • Visione condivisa: obiettivo globale di lungo termine di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra e processo di revisione di tale obiettivo e dei progressi per il conseguimento dello stesso;


  • Adattamento: struttura istituzionale e approccio per il trattamento di danni e perdite relative agli effetti negativi dei cambiamenti climatici;


  • Mitigazione: impegni di riduzione o azioni da parte dei paesi industrializzati (allegato I della Convenzione), sistema di monitoraggio, reporting e verifica (MRV), azioni di mitigazione dei paesi in via di sviluppo (Nationally Appropriate Mitigation Actions, NAMAs), sistema MRV per le azioni NAMAs, riduzione delle emissioni da deforestazione e degradazione forestale (REDD+), programma di lavoro per la mitigazione nel settore agricolo, riduzione delle emissioni dei “bunker fuels”, approcci diversificati tra cui uso dei meccanismi di mercato, conseguenze economiche e sociali delle “response measures”;


  • Finanza, tecnologia e capacity building: aggiornamento sul “fast-start” dei finanziamenti promessi per il periodo 2010-2012, creazione del nuovo fondo e del suo funzionamento, modalità per il miglioramento della coordinazione dei finanziamenti nel settore dei cambiamenti climatici, mobilizzazione dei finanziamenti a lungo termine, sistema MRV di supporto, creazione del Meccanismo Tecnologico e del Climate Technology Centre and Network, capacity-building;


AWG-KP (Protocollo di Kyoto), proposta di decisioni (pdf) preparata dal chair per facilitare il negoziato:




  • Obblighi di riduzione futuri: percentuali di riduzione, lunghezza e numero dei periodi di adempimento, anno base di riferimento, modalità per il trasferimento delle quantità assegnate (Assigned Amount Units, AAUs) dal primo al secondo periodo di adempimento;


  • Altre questioni: meccanismi di flessibilità, regole sulla contabilità delle azioni nel settore forestale (Land-use, Land-use Change and Forestry, LULUCF), nuovi gas, questioni metodologiche;


  • Conseguenze potenziali: effetti e impatti negativi delle politiche e misure di riduzione dei gas ad effetto serra.

     

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