I sindaci hanno un patto

  • 4 Ottobre 2010

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Il Patto per il Clima dei Sindaci attecchisce anche in Italia, con oltre 500 città aderenti. E' l'azione più forte per coinvolgere i Governi locali nella lotta ai cambiamenti climatici. Risorse disponibili per i singoli comuni per la redazione del Piano di Azione per l'Energia Sostenibile. Un articolo di Antonio Lumicisi del Ministero del'Ambiente, pubblicato sulla rivista QualEnergia.

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Con la cerimonia del 4 maggio a Bruxelles si è confermato e consolidato ancor di più il ruolo che giocheranno le città europee nella lotta ai cambiamenti climatici.
Se ai primi di maggio risultavano 1.600 le città europee aderenti al Patto dei Sindaci, oggi siamo già oltre le 1.800, di cui circa 500 quelle italiane (oltre il 25% del totale).
Ogni mese che passa sono decine le città europee che si aggiungono al gruppo di quelle che hanno già preso una decisione importante per lo sviluppo sostenibile: ridurre le proprie emissioni di gas climalteranti di almeno il 20% entro il 2020.


Per questo, si può affermare che il Patto dei Sindaci rappresenta l’azione più forte attualmente in atto per coinvolgere i Governi locali nella lotta ai cambiamenti climatici e lo sforzo sarà non solo delle singole città, ma anche delle strutture di supporto che già oggi stanno dando un contributo notevole alla promozione del Patto dei Sindaci. Nel nostro Paese si sta mettendo in atto una forte sinergia tra le città aderenti al Patto e i vari partner della Campagna SEE che, con le proprie azioni, contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi comunitari fissati per il 2020. Il Piano di azione nazionale per le fonti rinnovabili, attualmente in fase di consultazione, indica la campagna SEE, e il Patto dei Sindaci che opera al suo interno, come una delle principali iniziative di sensibilizzazione in atto nel nostro Paese.

L’obiettivo delle 1.000 città italiane aderenti formalmente (con approvazione di apposita delibera di Consiglio Comunale) al Patto entro la prossima Conferenza mondiale sul Clima (COP16 – dicembre 2010) risulta allo stesso tempo un obiettivo ambizioso ma possibile.
Superata la prima fase relativa all’adesione formale della città, si entra nella seconda fase del Patto dei Sindaci inerente la redazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), documento programmatico per descrivere il percorso e le azioni che le singole città seguiranno da qui al 2020 per ridurre le proprie emissioni di gas climalteranti. Con le Linee Guida per la redazione dei PAES ormai operative, sono diverse le città italiane che si apprestano a presentare al Consiglio Comunale, nonché alla Commissione Europea, il proprio PAES. Prima città in Italia ad aver approvato il proprio PAES in Consiglio Comunale è Avigliana (si veda box nella versione pdf dell’articolo – in basso); altre città quali Torino, Udine, Verona e alcune della provincia di Bergamo sono ormai in dirittura d’arrivo.


Un notevole impulso alla redazione dei PAES verrà chiaramente dato nel nostro Paese anche da iniziative quali il bando della Fondazione Cariplo, che ha messo a disposizione risorse per due milioni di Euro proprio per sostenere i Comuni nella redazione dei PAES. Diverse Regioni e Province stanno, d’altro canto, mettendo in sinergia le proprie attività proprio al fine di convogliare risorse economiche, derivanti ad esempio dai Fondi Strutturali, verso azioni propedeutiche all’attuazione del Patto dei Sindaci. A livello europeo, è possibile accedere a risorse finanziarie attraverso il Fondo ELENA gestito dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) e il bando comunitario Energia Intelligente per l’Europa (EIE), quest’ultimo chiuso per quest’anno lo scorso 24 giugno con una buona partecipazione da parte di soggetti italiani. Dal punto di vista operativo, il PAES si compone di tre parti ben distinte:

• una prima parte riguarda la creazione di una strategia generale del singolo Comune (o del gruppo di Comuni associati allo stesso PAES) con l’identificazione di adeguate strutture amministrative all’interno dei singoli Comuni. Si identifica, quindi, una “visione” a lungo termine su scala locale e territoriale, individuando il target di riduzione al 2020 e le azioni prioritarie da perseguire. Per quanto riguarda il target di riduzione delle emissioni, esso può essere calcolato in valori assoluti o pro-capite, cioè per numero di abitanti. Nella visione di lungo termine saranno evidenziate le aree prioritarie di azione, le tendenze in atto e le principali opportunità. Fondamentale risulterà la macchina amministrativa che governerà tale processo, la scelta quindi di un’adeguata struttura con adeguate risorse umane e finanziarie, incluse quelle necessarie per il monitoraggio relativo all’implementazione del PAES;

• una seconda parte riguarda l’analisi dello stato dell’arte in termini di emissioni, cioè la preparazione dell’inventario delle emissioni della città nell’anno base di riferimento. Per poter infatti agire sulla riduzione del 20% delle emissioni di CO2 è necessario conoscere la situazione di partenza e quindi sapere qual è il livello di emissioni della città nel cosiddetto anno base. Anno base che può essere uno qualsiasi successivo al 1990 se già adottato dalla città in precedenti documenti programmatici (Piani energetici locali) oppure il 2005, in linea con le indicazioni della stessa Unione Europea.
In questa fase risulta determinante la disponibilità di dati sui consumi energetici finali per ogni settore individuato per poi convertirli in valori di emissione di CO2. L’approccio metodologico consigliato è quello standard adottato dall’IPCC anche se alcune città proveranno a confrontarsi con strumenti metodologici più raffinati quali quello relativo al Life Cycle Assessment (LCA). Successivamente, si analizza il trend delle emissioni da qui al 2020 al fine di stimare le emissioni attese per il 2020 e programmare quindi le azioni di riduzioni in sintonia con lo sviluppo della città. Infine, in questa fase si analizza anche la produzione di energia a livello locale, in particolare valorizzando gli impianti a fonte di energia rinnovabile. I settori principali sui quali si porrà l’attenzione saranno quelli relativi agli edifici, strutture e industrie locali, nonché quello dei trasporti, sia pubblici che privati;


• la terza fase riguarda l’individuazione dei settori sui quali intervenire e, quindi, le azioni da mettere in campo per tipologia e fonte di energia utilizzata. Il consumo di energia riguarda tutti i settori del nostro vivere quotidiano nelle città: trasporti, residenziale, piccola e media industria, agricoltura, terziario e, al loro interno, la tipologia di energia utilizzata (termica, elettrica, carburanti) e la fonte di provenienza (fossile o rinnovabile). Questa fase deve veder coinvolta la società civile al fine di condividere insieme le scelte strategiche per lo sviluppo sostenibile della città.


Antonio Lumicisi (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare)

Patto dei sindaci a livello europeo: www.eumayors.eu  
e-mail: [email protected]  

Informazioni su tecniche e metodologiche sullo sviluppo e l’attuazione del Piano di azione per l’energia sostenibile (PAES): e-mail: [email protected] 

È possibile inviare tali richieste di informazione anche direttamente in lingua italiana. A livello nazionale, è a disposizione il ministero dell’ambiente per maggiori informazioni sulla campagna SEE e il Patto dei sindaci in Italia e su come aderire a tali iniziative: www.campagnaseeitalia.it
e-mail: [email protected]


Per il fondo ELENA: www.eib.org/elena  
e-mail: [email protected]



Scarica l’articolo in pdf (pubblicato sulla rivista QualEnergia, n.4/2010)

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