Il fotovoltaico e il rischio reti

Il fotovoltaico italiano continua a crescere e sono sempre di più i grandi impianti realizzati: ci si deve allora confrontare con il rischio di saturazione della rete. E mentre si lavora alla rete intelligente, l'Autorità, con la delibera 125/2010, cerca di porre un freno alle richieste di connessione "fasulle".

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Il problema della inadeguatezza della rete esiste anche per il fotovoltaico. Visti i numeri impressionanti della potenza installata in questi ultimi anni, il rischio di saturazione delle linee è concreto, specie in alcune aree critiche del paese. A questo si aggiunge il problema – affrontato dall’Autorità con la delibera 125/10 (vedi allegato) – del grosso volume di richieste di connessioni alla rete elettrica per impianti che poi non vengono realizzati e che rende difficile una pianificazione razionale. Della questione e di come risolverla si è parlato venerdì a PV Rome 2010 la serie di conferenze dedicate al fotovoltaico tenuta nell’ambito di Zeroemission Roma 2010.

Grazie al conto energia la crescita del fotovoltaico procede spedita. A fine 2009 – ha fatto presente Francesco Trezza del GSE (Gestore Servizi Elettrici) – la potenza cumulativa ha superato i 1.525 MW, per fine 2010 la previsione è che si oltrepassi quota 2.500 MW. Sempre più impianti (superata quota 100mila), ma soprattutto sempre più impianti di grandi dimensioni: la potenza media  è passata dai 7 kW del 2006 ai 18 del 2009 e a fine 2010 arriverà a 24-25, prevede Trezza. E sono proprio i grandi impianti a richiedere l’adeguamento della rete: per gli impianti domestici (che dispongono normalmente già di una connessione e che hanno potenze piccole) i problemi di rete, spiegano gli esperti, praticamente non esistono; un motivo in più per incentivarli, specie se integrati in edilizia.

Anche per l’anno prossimo, quando entrerà in vigore il nuovo e meno generoso conto energia, il fotovoltaico italiano continuerà a mantenere questi tassi di crescita. Lo fanno presumere i confronti sulla redditività degli impianti nei principali mercati europei del fotovoltaico analizzati da Trezza. Tenendo conto dei differenti regimi incentivanti e della diversa insolazione media, se un impianto sotto i 3 kW in Italia con il conto energia 2011 rende 100, in Germania dopo il taglio delle tariffe rende 39, in Francia 57,5 e in Spagna 85. Un grande impianto sotto il megawatt, sempre ipotizzando un rendimento 100 in Italia, invece dà 40 in Germania, 70 in Francia e 104 in Spagna (ma qui bisognerebbe tenere conto della possibilità di tagli retroattivi agli incentivi prevista nel paese).

Insomma, il fotovoltaico cresce e la rete deve adeguarsi, specie nelle zone “calde”. Come la Puglia regione in cui – ha illustrato Gianmaria De Gasperi del Distretto produttivo regionale “Energia” – si sta procedendo in gran fretta a colmare le lacune. Ma a livello generale quel che servirebbe per accogliere e distribuire la produzione ‘fluttuante’ delle rinnovabili è una rete intelligente, la cosiddetta smart grid, che, come ha spiegato Aldo Iacomelli dell’Università di Pisa, dovrebbe essere una sorta di internet dell’energia, capace di coordinare e di gestire un’offerta da produzioni aleatorie e discontinue come fotovoltaico ed eolico e una domanda che in futuro dovrà essere modulata il più possibile secondo le esigenze del sistema.

A che punto siamo in Italia? Se dal punto di vista della gestione della domanda, del monitoraggio e del coordinamento della produzione la rete italiana “è tra le più moderne a livello mondiale”, fa sapere Riccardo Lama di Enel, c’è ancora molto da fare specie su aspetti essenziali come lo stoccaggio di energia a livello di sistema, che è ancora piuttosto carente.
Un aspetto che ostacola una corretta crescita dell’infrastruttura è poi il già citato fenomeno dell’“accaparramento” della capacità di rete, ossia: vengono presentate molte più richieste di connessione di quanti progetti vengano poi realizzati. “Attualmente a fronte di una potenza allacciata di 55mila MW – fa notare – ci sono richieste di allacciamento ad Enel e a Terna per 150-160mila MW“.

Il problema è che la richiesta di connessione attualmente non costa nulla, e visto anche la grande mortalità dei progetti (dovuta anche all’incertezza delle procedure autorizzative), molti operatori presentano la richiesta di connessione per impianti che (il 93% dei casi secondo i dati Enel) non saranno mai realizzati. Un problema da per risolvere, per il quale l’Autorità per l’energia ha da poco emesso una serie di provvedimenti, prima fra tutte la delibera 125/10 (vedi allegato), che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2011 e che mette un freno alle richieste di connessioni che restano sulla carta.

I contenuti della delibera, che va ad integrare il cosiddetto Tica (testo integrato che regola la connessione alle reti – vedi secondo allegato), è stata illustrata alla conferenza da Andrea Galliani dell’Aeeg per le orecchie attente degli imprenditori del fotovoltaico. Il concetto fondamentale è che dal 1° gennaio 2011 per gli impianti situati in alcune “aree critiche”, che saranno individuate, la richiesta di connessione non sarà più gratuita: per farla si dovrà depositare una sorta di cauzione tramite fideiussione bancaria (dai 20 € a MW dell’alta e altissima tensione ai 110 della bassa, passando per i 60 della media). Se l’impianto per cui viene richiesta la connessione non sarà realizzato (anche per esito negativo del processo autorizzativo) la cauzione verrà trattenuta. Anche chi decide di realizzare in proprio le opere necessarie alla connessione dovrà versare alla richiesta del preventivo il 30% del corrispettivo per la connessione.

 

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