Per un eolico senza le grinfie delle mafie

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Da tempo mafie e malaffare hanno dimostrato un forte interesse per l'energia del vento, rovinando l'immagine di un settore fondamentalmente sano e meno infiltrato di molti altri. A rendere l'eolico appetitoso per la criminalità gli incentivi generosi, ma soprattutto l'incertezza e la nebulosità dei processi autorizzativi.

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Malaffare nell’eolico. L’ultima notizia in ordine di tempo è la vicenda della P3, che ha visto il sedizioso comitato d’affari sardo interessarsi proprio ai parchi eolici. Prima c’erano state altre inchieste giudiziarie in varie regioni del centro-sud che avevano dimostrato le mire di mafie e criminalità organizzata sull’energia eolica. Scandali che, assieme alle critiche mosse da alcuni per l’impatto ambientale paesaggistico delle pale, hanno messo in cattiva luce questa tecnologia agli occhi dell’opinione pubblica.

Ecco che, proprio in difesa dell’immagine di questa fonte, essenziale per la decarbonizzazione della nostra economia, recentemente sono scese in campo associazioni ambientaliste come Legambiente. Questa, oltre ad essere intervenuta tramite il suo presidente proprio su queste pagine (Qualenergia.it –  L’inserimento delle rinnovabili), ha fatto uscire una nota ufficiale su questo tema.

L’eolico è un settore fondamentalmente sano – è la conclusione dell’associazione che è andata ad esaminare 7 inchieste giudiziarie che hanno interessato il settore – “di gran lunga il meno condizionato da fenomeni criminali e d’illegalità. Basta confrontare questi numeri con quelli del traffico illecito di rifiuti oppure con quelli del ciclo illegale del cemento. Nel periodo gennaio 2006 – luglio 2010, infatti, sono state compiute in Italia 111 operazioni contro i trafficanti di rifiuti con 609 arresti e 360 aziende coinvolte.”

Oltre a questo, sottolinea la nota, va evidenziato che “grazie all’attività degli investigatori oggi non c’è pressoché traccia di energia eolica ‘illegale’ che viaggi nella rete elettrica: i provvedimenti cautelari scaturiti dalle inchieste sono quasi sempre stati emessi durante le fasi di progettazione e autorizzazione, bloccando gli impianti ancora sulla carta, prima che si realizzassero le opere e che i parchi cominciassero a produrre energia.” Cionostante, si avverte, è essenziale tenere alta la guardia per evitare infiltrazioni criminali nel settore.
Gli ingredienti per fare gola al malaffare infatti nell’eolico ci sono tutti: redditività alta e incertezza normativa che porta ad una forte dipendenza dalle decisione della politica locale.

Ritenere che realizzare impianti eolici  renda economicamente anche se poi restano ferme è chiaramente un mito, dato che viene incentivata solo l’energia effettivamente prodotta. Tuttavia è vero che il sistema incentivante in Italia per il settore è particolarmente generoso, al punto che da noi è conveniente realizzare un impianto in cui le pale girino anche solo 1500 ore l’anno, mentre nel resto d’Europa – ci spiegano alcuni operatori – non è redditizio se non ci sono almeno 2500 ore di funzionamento annuale.

Con un incentivo medio di 11 centesimi a chilowattora e costi di generazione tra i più bassi tra le rinnovabili, l’eolico italiano è infatti tra i settori più redditizi della green economy. Una turbina nel corso della sua vita garantisce extra-guadagni dal 70 al 90% dei costi sostenuti (dicono dati dello studio “I costi delle rinnovabili elettriche” dell’Università di Padova elaborati dal centro studi Amici della Terra). Tra le rinnovabili solo alcuni impianti a biomassa rendono di più.

Tale redditività che sta garantendo al settore uno sviluppo impetuoso (in Italia dagli 1,1 GW installati del 2004 si è arrivati a 4,8 GW nel 2009) è un fattore chiave per la riduzione delle emissioni tanto che questa fonte risulta presente in tutti gli scenari orientati alla decarbonizzazione dell’economia, da quelli dell’Internationale Energy Agency fino a quelli indicati da Greenpeace.

Il problema della realtà italiana è che il favorevole sistema incentivante si abbina a procedure autorizzative incerte e nebulose, “capaci di erodere circa il 25% dei ricavi di un progetto e che finiscono per penalizzare chi non ha ‘entrature'”, spiega a Qualenergia.it Carlo Durante, imprenditore eolico e membro del consiglio direttivo Aper.

Solo recentemente, infatti, sono state approvate le regole nazionali che hanno definito le procedure per l’approvazione dei progetti. In questi anni, in assenza delle Linee Guida (peraltro previste da un Decreto Legislativo del 2003, il 387) ogni territorio si è gestito diversamente e, proprio in quelle regioni dove è più forte il controllo della criminalità, per l’eolico, come purtroppo per tutte le attività imprenditoriali, si sono evidenziate aree problematiche nella individuazione dei terreni su cui realizzare i parchi eolici e nei rapporti con la pubblica amministrazione per gli aspetti autorizzativi.

“Nel settore dell’eolico – spiega la nota di Legambiente – esiste infatti una figura particolare, che assomiglia molto a quella del broker nel settore dei rifiuti: lo sviluppatore, cioè quel soggetto che, spesso senza alcuna competenza specifica, ma grazie alla conoscenza del territorio, “cura” i rapporti con gli enti locali, propone progetti (pur non avendo le risorse necessarie), definisce accordi con le amministrazioni e, solo alla fine, cede l’affare alle imprese contando sulle proprie relazioni privilegiate. Nulla di illecito, sia chiaro, ma in territori dove la presenza della criminalità organizzata è forte, e all’interno di un quadro normativo incerto, il confine tra legalità e illegalità diventa assai labile.”

Per questo motivo, conclude l’associazione riferendosi al recente Protocollo di legalità tra Confindustria e Ministero dell’Interno, sottoscritto anche da Anev,  “isolare ed espellere gli interessi criminali dal mercato dell’energia eolica deve rappresentare un obiettivo prioritario per chi ha davvero a cuore il futuro di questa fonte rinnovabile e pulita. Trasparenza amministrativa, attenzione alla tutela paesaggistica e ambientale, rigore nella denuncia di qualsiasi tentativo d’infiltrazione o di condizionamento mafioso e criminale, sono principi fondamentali per difendere una delle migliori fonti rinnovabili che esistono, in Italia e nel mondo. Il futuro ha bisogno dell’energia eolica. Dobbiamo impedire che venga inquinata dai ladri di vento”.
 

 

 

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