Green economy toscana: polo energetico, boschi e agricoltura

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Il presidente della Regione al convegno organizzato dalla associazione Amerigo. Rossi: «Puntiamo ad una posizione pilota in campo nazionale»

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Poggia su tre pilastri la green economy che ha in mente Enrico Rossi: il polo energetico della costa, la cura dei boschi e lo sviluppo della filiera corta. Il presidente della Regione Toscana lo ha spiegato intervenendo al convegno “Dalla old alla green economy – Globalizzazione, competitività e energia”, organizzato dall’associazione Amerigo, che si è tenuto stamani presso l’Istituto Geografico Militare a Firenze.

«Sui cambiamenti climatici e sull’inquinamento si misurerà la nostra capacità di reagire e sarà poi la storia a giudicarci». E’ stato partendo da una frase del discorso che Barack Obama ha tenuto all’Onu lo scorso settembre, che Rossi ha tratteggiato le linee del programma “green” toscano, «un programma – ha detto – che, tenendo presenti i parametri comunitari di riduzione d i CO2, investa in energia pulita e candidi la nostra regione a occupare una posizione pilota in campo nazionale».

Un ruolo fondamentale lo giocherà, secondo il presidente, il polo energetico della costa. «Storicamente – ha spiegato il presidente – la nostra regione è una terra che produce energia. Oggi questa realtà è ancora forte ma ha bisogno di un programma strategico complessivo e di un polo altrettanto strategico di energia pulita che risponda all’obiettivo di produrre energia riducendo le emissioni nell’aria, risanando gli ambienti più compromessi e sviluppando le rinnovabili. Dovrà essere valida un’equazione: se si aumenta l’energia prodotta dai fossili, si deve diminuire l’emissione di CO2. Ovvero, per ogni chilowatt in più prodotto con fossili si dovrà sviluppare qualcosa di più da energie rinnovabili. Allo stesso tempo dovremo perseguire l’autosufficienza regionale tram ite fonti energetiche locali proponendosi anche come “green provider” di energie e tecnologie pulite per altre regioni italiane».

Secondo pilastro, il settore agroforestale, a cui si legano le biomasse. «Pur in un territorio che ha alle spalle una grande politica e una grande tradizione di tenuta e attenzione – ha spiegato Rossi – i cambiamenti climatici travolgono anche noi. E la tenuta del bosco è la prima garanzia dell’assetto idrogeologico. Gli allagamenti e le frane del Natale 2009 hanno prodotto oltre 500 milioni di danni. Per questo la giunta regionale stanzierà 30 milioni di euro per mettere in sicurezza il territorio e ridurre il rischio di frane e allagamenti. Ciò consentirà di aumentare 1000 posti di lavoro in un anno e anche di realizzare in montagna impianti di cogenerazione alimentati a biomasse: «Sarà un passo importante per la società toscana e un modello».
Terzo pilastro, la filiera corta. «Non possiamo venire travolti dai cambiamenti del mercato – ha proseguito il presidente – ma dobbiamo rispondere con una politica che valorizzi la filiera corta. Colmare il rapporto tra produzione trasformazione e commercializzazione ci permetterà di avere un assetto più ordinato e pulito».

Fino ad ora la Toscana ha marciato a passi lunghi e già raggiunto vari obiettivi. A metà del 2008 ha elaborato un Piano energetico in linea con gli obiettivi comunitari al 2020. Ha stanziato 678 milioni di euro nel Piano Regionale di Azione Ambientale 2007-2010, creando (fonte Irpet) 10mila unità occupazionali entro il 2010. Si è lavorato molto anche sul fronte fonti rinnovabili. Nell’ultimo anno e mezzo l’idroelettrico è cresciuto di un + 1,8 %, la geotermia di un + 10 %, le biomasse di un + 132 %, il fotovoltaico di un + 1.428,5% e l’eolico di + 378,6 %. Non solo, l a Toscana, su 66 indicatori di sostenibilità, è al secondo posto dopo il Trentino Alto Adige. Tra i dati migliori spiccano l’alta percentuale di auto euro 4 e euro 5, il basso livello di occupazione irregolare e la altrettanto bassa quota di permessi a costruire concessi, con una media regionale inferiore di un terzo rispetto a quella nazionale.

Si può fare ancora meglio? Sì. Risponde il presidente Rossi, che ricordando il pensiero del filosofo Cesare Luporini ha concluso: «La ferita inferta dall’uomo alla natura può essere risolta solo con l’uso consapevole della scienza e della tecnica».

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