Uno degli argomenti usati da chi promuove il nucleare è quello della sicurezza energetica: l’atomo sarebbe una valida alternativa per affrancare la nostra economia dalla dipendenza da risorse limitate importate da paesi esteri spesso instabili. E’ il caso del gas russo e del petrolio mediorientale. Certo, la reperibilità del combustibile nelle centrali nucleari è un problema assai minore rispetto agli impianti energetici alimentati a fonti fossili: per l’atomo il costo del ‘carburante’ pesa solo per il 5% sul costo del chilowattora prodotto. Spesso però si dimentica che anche i reattori nucleari dipendono da una risorsa scarsa, l’uranio, non disponibile in moltissimi paesi e in gran parte dislocata in aree del mondo problematiche.
Se Canada e Australia restano importanti fornitori (rispettivamente 18 e 21%), la quota maggiore proviene da paesi instabili politicamente e da cui le nazioni europee dipendono già fortemente per altre risorse energetiche. Il 20% dell’uranio consumato, ad esempio, proviene dalla Russia; il 9% dal Kazakistan e il 3,5% dall’Uzbekistan. Dal Niger, paese scosso da un colpo di stato militare a febbraio e dove l’estrazione dell’uranio sta causando enormi danni ambientali e sanitari (Qualenergia.it, Niger, estrazione di uranio e strade radioattive), arriva il 10% del combustibile per il nucleare.
Immagine dal rapporto Euratom, pag 25
A questo si aggiunge l’interrogativo sull’adeguatezza delle risorse mondiali. Le proiezioni della Nuclear Energy Agency (della OECD) contenute nell’ultimo report sulle risorse mondiale di uranio (il Red Book 2007, a breve l’edizione 2009) rassicurano: ci sarebbe uranio almeno per altri cent’anni.
Anche i dati diffusi dall’ultimo report dell’International Energy Agency sulle tecnologie energetiche, Energy Technology Perspectives 2010, (Qualenergia.it, Una rivoluzione energetica alla portata delle economie mondiali), pur ottimistici per quel che riguarda lo sviluppo del nucleare, dovrebbero mettere in allarme sulla questione uranio: lo studio prevede che da qui al 2050 si usino 5,6 milioni di tonnellate di uranio, ossia “più o meno l’equivalente delle riserve di uranio convenzionale attualmente note”.
Quello della disponibilità di combustibile, purtroppo, resta però il problema minore dell’atomo: gli altri – costi, sicurezza, gestione delle scorie – sono sicuramente noti ai nostri lettori (Qualenergia.it, Sezione ‘nucleare’).