L’Autorità e il fardello delle rinnovabili. E il Cip6?

Nel presentare alla Camera la relazione annuale, l'Autorità denuncia i costi per il sistema energetico degli incentivi alle rinnovabili. Nel 2010 peseranno per 3 miliardi di euro e contribuiscono a tenere alto il prezzo dell'energia. Un problema sicuramente da affrontare, ma senza dimenticare che le nostre bollette sono gravate di altri balzelli con scarse ricadute positive, come il Cip6 a petrolieri ed inceneritori.

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“Diminuire il peso degli incentivi alle rinnovabili sulla bolletta elettrica, scaricandolo sulla fiscalità generale o affidandone la gestione all’Autorità per l’energia, in modo che renda il sistema più efficiente e trasparente.” Si è parlato molto anche di rinnovabili e clima ieri alla presentazione alla Camera della Relazione annuale dell’ Autorità per l’energia elettrica e il gas (consultabile qui).
Tra gli argomenti toccati, la reale utilità dell’emission trading, che secondo il presidente Alessandro Ortis sarebbe meglio sostituire con una sorta di carbon tax mondiale, l’integrazione delle rinnovabili nella rete, con la proposta di usare i bacini idroelettrici del sud per accumulare, pompando l’acqua in salita, l’elettricità in eccesso prodotta degli impianti eolici, ma soprattutto si è parlato di incentivi.

La relazione descrive un sistema energetico sdoppiato: da una parte il settore elettrico che, grazie alla maggiore concorrenza, ‘costa’ ai consumatori 4,5 miliardi di euro in meno, dall’altra un settore gas dove l’operatore dominante, Eni, controlla ancora il 92% delle infrastrutture di import e il 65% delle immissioni sul mercato, con il risultato di prezzi all’ingrosso superiori del 10% rispetto al resto d’Europa.

In generale il nostro paese – si sottolinea – è penalizzato “dalla dipendenza dal petrolio (sul quale continua a pesare il rischio della speculazione) e dal gas; ed è penalizzato dalla scarsità di infrastrutture (gasdotti, rigassificatori, stoccaggi) nel settore del gas.” Anche il sostegno alle rinnovabili però – secondo l’Autorità – rischia di essere un handicap.

Nel 2010 ha denunciato Ortis – il costo degli incentivi per le rinnovabili (escluse le assimilate Cip6), “supererà i 3 miliardi di euro, quasi il 10% del costo annuale del sistema elettrico nel suo complesso. Considerando che l’energia incentivata é dell’ordine dei 20 miliardi di kWh, l’incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell’energia prodotta, così paghiamo l’energia incentivata 3 volte quella convenzionale”. “L’insieme degli oneri aggiuntivi presenti nella bolletta elettrica (che non si limitano certo agli incentivi alle rinnovabili, ndr) – si sottolinea – influisce fortemente anche sulla differenza dei prezzi al dettaglio rispetto a quelli europei: se quelli italiani infatti sono più cari del 25% circa, non più del 15% è imputabile al diverso mix delle fonti di produzione, mentre il resto è dovuto agli oneri aggiuntivi”.

Appare “necessaria – ha dichiarato Ortis – una revisione della durata e livello delle incentivazioni” alle energie rinnovabili, perchè “senza interventi c’è il rischio di un aumento delle bollette fino ad oltre il 20% da qui al 2020”. La proposta è quella di “spostare una parte degli oneri dalle bollette alla fiscalità generale, garantendo a quest’ultima criteri di progressività e proporzionalità più adatti all’impegno sociale necessario per la tutela ambientale”, oppure, “se si vuole lasciarli in bolletta, è bene che Governo e Parlamento fissino gli obiettivi qualitativi e temporali e affidino all’Autorità le modalità per conseguirli in modo efficiente e trasparente”.

Un’idea che è piaciuta agli Amici della Terra – che da tempo denunciano uno sbilanciamento nei meccanismi incentivanti a favore di alcune rinnovabili elettriche, come fotovoltaico ed eolico, a scapito di altre come quelle termiche. Secondo la presidente Rosa Filippini: “La recente approvazione dei nuovi cospicui incentivi per il fotovoltaico in un contesto di sacrifici per molte tecnologie, altrettanto promettenti, della green economy conferma la necessità di una regia nei meccanismi di incentivazione. (…) L’Autorità è il soggetto più idoneo per stabilire la congruità e coerenza dei diversi meccanismi di incentivazione. Per una riforma davvero integrata, occorre che questa regia non riguardi solo i meccanismi di incentivazione delle rinnovabili, ma sia estesa anche a quelli per l’efficienza energetica, spesso assai più convenienti per i consumatori. Occorre, inoltre, che si tenga conto non solo degli oneri che ricadono sulle bollette, ma anche dei costi esterni ambientali che ricadono sulla collettività.”

Di tutt’altro tenore la reazione di Legambiente, arrivata dal responsabile per l’Energia, Edoardo Zanchini che parla di “ossessione” del presidente dell’AEEG nei confronti delle fonti rinnovabili. Secondo Zanchini “Le preoccupazioni di Ortis risultano inoltre sovradimensionate rispetto alla previsione al 2020, perché evidentemente il presidente dell’Autorità non ha tenuto conto della riduzione degli incentivi per il fotovoltaico appena entrata in vigore e della discussione in corso sui Certificati Verdi. Piuttosto che lanciare allarmi sarebbe più utile occuparsi dei veri problemi e degli inutili balzelli che si nascondono nelle bollette dei cittadini”.

“È quanto mai curioso, infatti, dichiarare oggi con tanta enfasi una preoccupazione del genere quando per anni sono stati regalati in Italia, nel più completo silenzio, oltre 30 miliardi di euro ai petrolieri e ai raffinatori grazie agli incentivi agli impianti Cip6 – denuncia Zanchini – incentivi che ancora oggi pesano per circa due miliardi di uuro ogni anno in bolletta. Per non dimenticare i 400 milioni che paghiamo ancora ogni anno per lo smaltimento delle vecchie centrali nucleare, o le tante altre voci di spesa che non c’entrano nulla con l’energia e che pesano – queste sì in maniera ingiusta, ma sempre sotto silenzio – sulle tasche dei cittadini”.

 

 

 

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