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Epr, il reattore ritardatario

Anche il secondo reattore nucleare Epr al mondo, quello di Flamanville, sarà ultimato con un ritardo di almeno 2 anni, annucia Le Figaro. Il primo, quello di Olkiluoto, in Finlandia di anni di ritardo ne ha già accumulati 3, facendo raddoppiare la spesa finale. Una storia istruttiva per chi vorrebbe questi impianti anche in Italia.

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I reattori EPR come il Concorde: una tecnologia francese d’eccellenza ma con troppe problematiche e costi troppo alti e per questo destinata a restare invenduta. Il paragone lo fa Le Figaro dando l’ennesima brutta notizia per questa tipologia di reattori nucleari (che è anche la candidata favorita per le centrali atomiche che vorrebbe il Governo Berlusconi). Un nuovo annuncio di ritardo, questa volta nei lavori del secondo reattore EPR in fase di costruzione nel mondo, quello di Flamanville.

La conclusione dei lavori per il reattore che Areva e Siemens stanno costruendo nella regione francese della Manche per conto di EDF sarà posticipata di ben 2 anni oltre ai 54 mesi preventivati quando aprì il cantiere nel 2007. La causa del ritardo – riferisce Le Figaro che ha visto il dossier di Areva non ancora pubblicato – nei “numerosi ostacoli tecnici”. Una notizia d’altra parte per nulla sorprendente visti i diversi problemi che questo cantiere ha incontrato nei suoi due anni di vita.

Memorabile ad esempio è lo stop ai lavori intimato nella primavera 2008 dall’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn) che aveva riscontrato “una mancanza di rigore inaccettabile nei lavori di costruzione”. Tra le anomalie segnalate nel cantiere francese l’utilizzo di un cemento di qualità inferiore, fessure nel calcestruzzo, difetti nell’armatura, presenza di personale non qualificato e addirittura modifiche non autorizzate al progetto in corso d’opera. (Qualenergia.it, Il nucleare francese sospeso).

Le conseguenze economiche del ritardo? Facile capire che saranno pesanti, anche se Hervé Machenaud, dirigente di Areva, interpellato da Le Figaro glissa con un “l’analisi è ancora in corso”. Insomma, è alquanto accidentato anche il percorso di quello che sarà il secondo EPR mai realizzato al mondo. Il primo è quello che Areva e Siemens stanno costruendo in Finlandia, ad Olkiluoto e che sta affrontando ritardi e sforamenti di budget ancora più importanti del gemello francese.

Proprio oggi, infatti, Areva ha confermato il ritardo nei lavori del cantiere finlandese. Ne aveva parlato qualche mese fa anche il committente, l’utility TVO, che per i tempi dilatati è in causa con i costruttori (Qualenergia.it, L’odissea del primo Epr al mondo, Olkiluoto,pozzo senza fondo). L’impianto finlandese che avrebbe dovuto essere pronto per la fine di aprile 2009 non sarà invece ultimato prima della fine del 2012 e, dunque, non sarà operativo prima di metà 2013.

Interessante ripercorrere la storia del budget previsto per il reattore di Olkiluoto. Approvato dal Parlamento finlandese nel 2002 con una spesa stimata di 2,5 miliardi di euro, alla firma del contratto, quando nel 2005 si aprì il cantiere, il preventivo era salito a 3,3 miliardi. A fine 2009, dopo 4 anni di imprevisti, difetti di costruzione e violazioni delle misure di sicurezza, il cantiere aveva accumulato un ritardo sui lavori di 3 anni e la spesa prevista era arrivata a 5,3 miliardi di euro. Ora il conto – secondo Le Figaro – avrebbe ampiamente superato la soglia dei 6 miliardi.

Il ritardo e lo sforamento di Olkiluoto recentemente è costato ad Areva anche una bacchettata da Standard & Poor’s, che proprio per la travagliata vicenda del primo EPR al mondo ha affibbiato alla controllata pubblica francese un rating negativo. Assieme all’ex consorziata Siemens, Areva è anche nel mirino della Commissione per procedure lesive della concorrenza.

Oltre ad Olkiluoto e Flamanville sono solo 2 gli altri EPR in costruzione nel pianeta: quelli che Areva dovrebbe teoricamente ultimare entro il 2010 a Taishan in Cina. Negoziati sarebbero invece in corso per un EPR in Ohio, mentre l’Arabia Saudita a dicembre ha rifiutato la proposta di Areva (in consorzio con EDF, GDF Suez, Total, Vinci e Alstom) per la costruzione di 4 reattori, preferendo un consorzio coreano guidato da Samsung.

E in Italia? Pur non essendoci ancora niente di deciso l’EPR di Areva è tra i candidati favoriti per il “rinascimento atomico italiano”. A spianare la strada ai reattori francesi nel Belpaese il “memorandum of understanding” firmato a febbraio 2009 tra Enel ed Edf per la costruzione di 4 EPR. Ecco perché quel che accade a Olkiluoto e Flamanville dovrebbe essere particolarmente istruttivo per i nuclearisti italiani.
 

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