Non solo il menu con prodotti biologici autoprodotti: un agriturismo può farsi in casa e in modo pulito anche l’energia. Che queste imprese siano tra i soggetti che più hanno da guadagnare da efficienza e rinnovabili è intuibile: come tutte le strutture ricettive hanno grossi consumi da ridurre e come le altre aziende agricole in genere hanno la possibilità di installare impianti a fonti rinnovabili. Quanto si può fare dal punto di vista energetico in un agriturismo e come può si procedere lo ha studiato Reseda, una onlus che si occupa di efficienza energetica e rinnovabili, offrendo nel contempo una possibilità lavorativa a persone con disabilità.
Si tratta di uno studio su casi tipo da cui sono stati ricavati i principi progettuali e la possibilità tecnica di rendere autosufficiente un’azienda agricola e dal quale è nata una campagna formativa per gli imprenditori agricoli, gli agronomi e le associazioni di settore. Seminari della durata di una giornata ai quali hanno partecipato un centinaio di persone e che si sono poi concretizzati in interventi in diversi agriturismi.
Proprio grazie alla ristrutturazione pensata e attuata da Reseda nell’ambito dello studio, ad esempio, l’azienda bio-agrituristica “Le Colline” di Zagarolo, in provincia di Roma, arriverà a soddisfare il 100% del suo fabbisogno energetico con energia pulita e autoprodotta. Un intervento a 360 gradi che associa una riqualificazione energetica dell’edificio all’installazione di impianti a rinnovabili e di fatto riproducibile.
Cosa si è fatto in concreto? La ristrutturazione merita uno sguardo da vicino perché fa capire quante siano le accortezze che permettono ad un edificio di azzerare le proprie emissioni.
“L’agriturismo in questione è un’azienda complessa con numerose attività ed esigenze e oltre 1.200 mq di superficie – ci spiega Roberto Salustri di Reseda – oltre all’attività di ristorazione biologica, trasformazione dei prodotti agricoli e agli alloggi presso la struttura principale, c’è una palestra e un centro benessere. Questo rende la gestione dell’energia complessa e potenzialmente energivora. Quindi la progettazione ha dovuto trovare soluzioni tecniche all’avanguardia per limitare il più possibile i consumi energetici.”
Innanzitutto, dunque, interventi di coibentazione, poiché come sappiamo un recipiente bucato non si riempirà mai. Si è andati a migliorare le prestazioni energetiche di tutto l’edificio: dal tetto, che è stato ristrutturato in modo da essere ventilato, alle pareti isolate con laterizio a bassa conduttività, pannelli di sughero e intonaco in biocalce, fino ai pavimenti, coibentati con materiale espanso e perlite. Lavori per un totale di 500mila euro ossia circa 600 a metro quadrato.
Poi l’impianto di riscaldamento (vedi schema in basso): “Nella situazione preesistente – continua Salustri – l’intero edificio era alimentato da una caldaia a gasolio inefficiente e inquinante. Durante la ristrutturazione si voleva abbandonare il sistema centralizzato utilizzando numerose caldaie istantanee, una per utenza, ma questa azione è stata fortemente sconsigliata, perché avrebbe portato ad un eccessivo consumo energetico e ad una bassissima efficienza.”
Per il riscaldamento la scelta è andata per un sistema centralizzato e modulare, in grado di gestire le numerose utenze, ognuna con esigenze e potenze diverse e che tenesse conto di ogni particolare applicazione: riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria, piscine interne e bagni termici. Un impianto capace di lavorare in modo efficiente a basse temperature: nelle aree ristrutturate sono stati predisposti pannelli radianti a pavimento e nelle altre pannelli radianti a parete, soluzioni che permettono di scaldare gli ambienti facendo lavorare la caldaia ad una temperatura minore rispetto ai tradizionali radiatori.
A fornire il calore per il riscaldamento degli ambienti e l’acqua calda sanitaria ovviamente solo rinnovabili: tutta l’energia proviene da un impianto solare termico a circolazione forzata da 60 chilowatt di potenza integrato da una caldaia a biomassa a fiamma inversa di uguale potenza. Un investimento di 120mila euro (di cui 16mila finanziati dalla Comunità montana dei Castelli Romani e Prenestini tramite un bando per le rinnovabili per le PMI) che comprende interventi vari, collettori e caldaia solare. L’investimento azzerera la bolletta dell’agriturismo nel caso si usi la biomassa disponibile in loco per la caldaia, mentre la ridurrà dell’85% nel caso si debba acquistarla. “Il tutto si ripagherà in circa 4 anni”, ci spiega Salustri.
Ora il prossimo passo sono i consumi elettrici che presto saranno interamente coperti da un impianto fotovoltaico e da uno di mini eolico che consentiranno così all’agriturisno “Le Colline” di essere al 100% autosufficiente dal punto di vista energetico e ad emissioni zero.