Piano d’Azione, il Governo deve puntare più in alto

Secondo Greenpeace, Legambiente e WWF sull'obiettivo al 2020 per le rinnovabili si può evitare l'importazione di energia pulita verde, sfruttando il potenziale di alcune tecnologie trascurate dal Piano. Per quanto riguarda le emissioni bisognerebbe spingere per ridurle del 30% a livello europeo, perché il target sarebbe in linea con l'attuale trend.

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Il piano di sviluppo delle fonti rinnovabili presentato dal governo dimostra che l’Italia ce la può fare a raggiungere gli obiettivi europei al 2020. Ma ora si spinga in questa direzione con chiarezza e si valorizzino le potenzialità del paese. E’ questo il messaggio che lanciano Greenpeace, Legambiente e Wwf presentando due brevi documenti congiunti: uno per chiedere al governo obiettivi più ambiziosi per le rinnovabili (pdf, pp.13) e illustrare uno scenario di sviluppo al 2020 con potenzialità per il paese maggiori di quelle previste nel Piano di Azione, e l’altro per chiedere di innalzare al 30% l’obiettivo europeo di riduzione dei gas serra (pdf), indispensabile per fermare i cambiamenti climatici e utile anche ai fini del rilancio economico italiano e europeo.

Rispetto al Piano per le rinnovabili presentato dal Governo (vedi sintesi in pdf) per raggiungere il 17% di contributo rispetto ai consumi interni di energia fissato dall’Unione Europea al 2020, il documento analizza i potenziali per le diverse fonti rinnovabili forniti dalle associazioni di settore e dal Ministero dello Sviluppo Economico, e delinea diversi scenari da mettere a confronto. Il primo è quello ‘verde’ secondo cui le energie rinnovabili potrebbero produrre al 2020 circa 152 TWh solo nel comparto elettrico (contro i 119 TWh indicati dal governo) e arrivare nel complesso a garantire 28 Mtep di energia primaria, contro i 22,3 Mtep stimati dal Piano d’Azione.

Se i consumi finali di energia elettrica dell’Italia si attestassero a 366 TWh al 2020, così come stimato dal governo nel Piano d’Azione, le rinnovabili potrebbero coprire addirittura il 41,5% del consumo finale di elettricità già nel 2020, spiegano Greenpeace, Legambiente e Wwf. Nel caso dello scenario a maggiore efficienza energetica, che è quello da assumere come obiettivo per le tre associazioni ambientaliste, la quota salirebbe al 45%. Se poi si assumono tutti i valori massimi presentati dalle diverse associazioni industriali di settore la quota delle rinnovabili salirebbe a oltre il 48%.

Nel documento si legge che il Piano d’Azione Nazionale sulle rinnovabili è meno ambizioso rispetto al Position Paper del 2007. A fronte di un maggiore contributo nel settore elettrico, e una apprezzabile riduzione dell’import di biocarburanti nel settore dei trasporti, sembra che non sia stato completamente sfruttato il potenziale delle rinnovabili nel settore termico, dove il contributo di geotermico e collettori solari termici appare limitato. Sono queste invece due fonti chiave il cui potenziale deve essere sfruttato appieno. Inoltre, nel settore elettrico il Piano del Governo sottostima il contributo (in MW installati) del fotovoltaico, del solare termodinamico e del geotermico, fonti che hanno maggiori potenzialità di sviluppo.

Sarebbe possibile quindi fare a meno di importazioni di energia elettrica rinnovabile, come invece previsto dal Piano di governo per il raggiungimento degli obiettivi (Qualenergia, Rinnovabili, un quadro normativo pronto per il varo?), con benefici evidenti in termini economici, ambientali e occupazionali dati dalla spinta alla realizzazione di impianti sul territorio italiano. Le rinnovabili, infatti, possono essere uno straordinario strumento per uscire dalla crisi, ma gli obiettivi non bastano, perché c’è anche bisogno di strumenti adeguati, come interventi sulle reti elettriche e finalmente un quadro di regole certo per le autorizzazioni degli impianti, oltre a chiarezza sugli incentivi.

“Fa bene il Piano a puntare sugli attuali incentivi, rivedendoli per ridurre sprechi e dare certezze agli investimenti”, dicono Giuseppe Onufrio, direttore Greenpeace, Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente e Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia Wwf. “Ci aspettiamo dal governo coerenza rispetto a questi impegni a partire dai certificati verdi, a cui l’attuale manovra economica toglie ogni futuro, dal conto energia per il fotovoltaico e dalla detrazione del 55% per il solare termico e l’efficienza energetica in edilizia, che scadono a dicembre, su cui si continua a non avere certezze” aggiungo le tre associazioni.

Come poi mostra il documento sul Clima, l’Italia avrebbe tutto da guadagnare nella lotta ai cambiamenti climatici con l’incremento delle ambizioni europee di riduzione delle emissioni. Le associazioni chiedono al governo di non ostacolare l’obiettivo europeo di riduzione dei gas serra di almeno il 30% entro il 2020, visto che nel 2008 l’Europa aveva già ridotto le emissione dell’11,3%, anche per effetto della crisi economica. Pertanto l’obiettivo di riduzione del 20% non fornisce una sufficiente spinta all’innovazione tecnologica e industriale, in quanto sarebbe un rallentamento del trend storico di riduzione delle emissioni.

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