A fine 2009 erano solo 32 i megawatt fotovoltaici installati in Gran Bretagna, per lo più piccoli impianti domestici da circa 3 kW. Briciole, se confrontati con i numeri dei paesi europei in testa alla classifica del fotovoltaico, come Germania e Spagna e ora anche Italia.
Dal 1° aprile 2010, dunque, anche la Gran Bretagna si è dotata di una tariffa feed-in per il fotovoltaico sul modello del nostro conto energia: il cosiddetto Clean Energy Cashback (Qualenergia.it, Parte l’era del solare anche nel Regno Unito). Un incentivo molto generoso che, ad esempio per gli impianti sotto i 4 kW su edifici già esistenti, arriva a riconoscere per 25 anni 46 centesimi di euro per ogni chilowattora prodotto, a cui si vanno ad aggiungere – oltre al risparmio in bolletta – circa 3,3 centesimi per ogni kWh prodotto, ma non consumato. Tradotto: il fotovoltaico diventa un investimento appetitoso anche sotto il pallidino sole britannico.
Il ritorno economico dell’investimento in Gran Bretagna con il Clean Energy Cashback è stimato da PricewaterhouseCoopers in 7-9% per gli impianti domestici e del 5-7% per quelli su scala commerciale. Si prevede che le installazioni saranno realizzate in prevalenza sui tetti di utenze domestiche pur essendoci buobe opportunità anche per i grandi impianti.
Ma la filiera del fotovoltaico britannico è pronta per questa esplosione? Niente affatto. Sono meno di una manciata le industrie attive nella produzione di celle e moduli FV in Gran Bretagna (vedi allegato per i dettagli), ma soprattutto è iper-frammentata e ampiamente sottodimensionata la parte a valle della filiera, quella che si dovrà occupare della progettazione e dell’installazione degli impianti.
Quindi il momento in cui gli operatori devono muoversi è proprio questo. Per la parte a monte della filiera, raccomanda PricewaterhouseCoopers, essi dovranno identificare e sviluppare i loro settori di mercato, investire nel brand, sviluppare alleanze con reti di installatori. Per la parte a valle occorrerà investire sulla formazione di personale, costruire relazioni con utility ed enti pubblici, ma anche fare campagne di comunicazione per sensibilizzare gli utenti.
GM
9 giugno 2010