Nubi sul futuro delle rinnovabili

Confermata la disposizione del decreto relativo alla manovra finanziaria che sopprime l'obbligo del GSE di riacquistare i certificati verdi in eccesso rispetto agli obblighi dei produttori. Cambia in corsa il quadro legislativo per le energie rinnovabili con un provvedimento inspiegabile che non tocca il bilancio statale.

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Il Gestore dei Servizi Energetici non sarà più obbligato a riacquistare i certificati verdi in eccesso rispetto agli obblighi dei produttori. L’articolo 45 contenuto nella manovra finanziaria (decreto legge 78/10) del governo è stato confermato nonostante le critiche e i timori di tutte le associazioni ambientaliste e di settore dello scorso venerdì.
La misura 45 afferma che: “L’articolo 2, comma 149, della Legge n. 244 del 24 dicembre 2007 e l’art. 15, comma 1, del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 18 dicembre 2008 sono soppressi”.

In base alle norme soppresse il GSE era tenuto a ritirare, in un certo anno, i certificati verdi che eccedevano gli obblighi dell’anno precedente di ogni soggetto obbligato (il prezzo corrisposto era pari al prezzo medio riconosciuto ai CV nell’anno precedente e registrato dal Gestore dei Mercati Energetici).
Questa misura mirava a mantenere l’equilibrio nel mercato dei certificati verdi in caso di eccesso di offerta. Se un soggetto obbligato otteneva più certificati di quelli che gli necessitavano in quell’anno, poteva utilizzarli per gli obiettivi degli anni successivi oppure venderli sul mercato. Ma poiché il prezzo di mercato dei CV negli ultimi anni tendeva a scendere, queste vendite future potevano destabilizzare il mercato. Con la Finanziaria 2008 si decise allora che il GSE avrebbe ritirato i CV l’anno successivo ad un prezzo certo.

Questa nuova modifica del sistema incentivante sembra inspiegabile perché in contrasto con l’obiettivo dell’Italia di raggiungere il 17% di energia rinnovabili al 2020 sui consumi finali di energia e giunge a pochissime settimane dalla presentazione alla Commissione Europea del Piano di Azione Nazionale sulle rinnovabili in cui andranno delineati gli strumenti e le misure idonee a raggiungere questo target.
Questo provvedimento improvviso, che cambia in corsa il quadro legislativo, potrebbe essere un colpo durissimo per tutto il settore, senza che peraltro ciò vada ad incidere sulle entrate dello Stato, ma come sappiamo solo sulle bollette elettriche.
Si mettono così a rischio gli investimenti già effettuati e quelli futuri, e anche molti posti di lavori (25.000 lavoratori sono operativi nel solo eolico) in uno dei pochi comparti che ha retto la crisi. Secondo alcuni osservatori questa norma è stata voluta anche da settori della Lega e da alcune parti della Confindustria, senza che gli uffici tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico venissero minimamente consultati.

Alcuni esponenti dell’opposizione, come Francesco Ferrante del Pd, ritengono che “questa norma del Governo non trova altra spiegazione se non quella dell’abbandono delle fonti rinnovabili, forse per inseguire la chimera nucleare”.

 

a cura della redazione di Qualenergia.it

 

1 giugno 2010

 

 

 

 

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