La scommessa del fotovoltaico integrato di Solarcentury

La società inglese fondata da Jeremy Leggett si è specializzata in prodotti per l'integrazione totale del solare fotovoltaico nell'edilizia, trovando notevoli opportunità nel mercato italiano. Ne parliamo con Mario Micali, country manager per l'Italia.

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Se gran parte del mercato del fotovoltaico oggi ruota attorno ad i grandi impianti, non per questo il settore residenziale è relegato a un ruolo secondario. Grazie a sistemi di incentivazione che premiano il piccolo, come il nostro conto energia, gli impianti di piccole dimensioni sui tetti sono molto interessanti sia come ritorno economico per operatori e investitori sia dal punto di vista ambientale e sociale: i guadagni (e dunque anche i soldi pubblici degli incentivi) in questo segmento vengono ridistribuiti tra un’ampia platea di piccolissimi risparmiatori, le famiglie che si dotano degli impianti, e il fotovoltaico dà il suo contributo energetico senza occupare territorio ma anzi, spesso, stimolando un’edilizia innovativa.

Tra le grandi società del solare che hanno scelto di specializzarsi in prodotti per il fotovoltaico architettonicamente integrato c’è Solarcentury, società fondata in Inghilterra nel 1998 da Jeremy Leggett (figura di spicco dell’ambientalismo britannico) e da poco sbarcata anche in Italia, Francia e Spagna. Abbiamo parlato con Mario Micali, country manager per il nostro paese.

Solarcentury si distingue per la specializzazione in prodotti ad alta integrazione edilizia. Da cosa nasce questa scelta?
L’azienda è nata proprio con questa vocazione. L’idea di Jeremy Leggett, il suo fondatore, è quella di creare dei prodotti che si integrino nel settore delle costruzioni: idealmente una società edile costruisce un edificio in modo quasi convenzionale e alla fine non si deve fare altro che “attaccare la spina” o poco di più. Il primo prodotto sviluppato interamente da Solarcentury è la tegola C21E (vedi video) che va esattamente in questa direzione per il residenziale. Negli ultimi anni abbiamo comunque creato prodotti per l’integrazione architettonica anche per clienti industriali, commerciali e agricoli, come la copertura “energy roof”.

Il mercato italiano, specie in questo segmento, è uno dei più attraenti. Penso ad esempio al premio per l’integrazione totale che si delinea con il conto energia 2011.
In Italia, nonostante la prima ondata di impianti fatti a terra, c’è sempre più attenzione per il fotovoltaico integrato negli edifici. Gli investitori hanno sempre più incertezze nel settore degli impianti a terra ed è sempre più facile ottenere le autorizzazioni per gli impianti sui tetti. A questo si aggiunge appunto la nuova tariffa del conto energia 2011, che dovrebbe premiare ulteriormente questo segmento: siamo convinti che il mercato andrà in questa direzione, come è stato confermato anche all’Italian PV Summit di Verona.

Nuove prospettive in quanto ad incentivi, si stanno aprendo anche nella patria di Solarcentury, in Gran Bretagna, dove è appena partita una tariffa feed in.
Assolutamente sì, in Inghilterra abbiamo dovuto assumere quattro persone solo per rispondere al telefono. Sta crescendo del 100% al giorno o quasi. Oltre alla spinta del nuovo incentivo lì realizziamo da tempo interi quartieri con la nostra tegola fotovoltaica, perché il settore delle costruzioni è molto concentrato.

E in Italia dove il mercato dell’edilizia è molto più frammentato come vi muovete? È più difficile realizzare grandi progetti di fotovoltaico integrato?
Abbiamo una partnership con Enel Sì e ci appoggiamo ad una rete di installatori semi-fidelizzati. Abbiamo cercato di attirare investitori per grossi progetti, ma è molto difficile e il tasso di mortalità è alto. Per progetti più grandi abbiamo accordi con le banche per i finanziamenti, ma preferiamo concentrarci direttamente sul cliente finale, residenziale, commerciale o industriale che fa l’investimento. Mentre anni fa il cliente industriale che voleva fare un investimento poteva affittare il tetto, ora la tendenza è quella di muoversi in prima persona: si è capito che chi ci guadagna di più è chi investe nell’impianto, che spesso, essendo il proprietario dell’edificio stesso, ha anche più facilità di accesso al project finance.

Dal punto di vista dei regolamenti in edilizia come vi trovate nel nostro paese? Immagino che un’ulteriore spinta al segmento del ‘totalmente integrato’ verrà quando gli obblighi di rinnovabili sugli edifici entreranno pienamente in vigore.
Parlando dei regolamenti edilizi – a differenza di quanto avviene per le autorizzazioni – in Italia c’è abbastanza libertà rispetto agli altri paesi, specie sulle certificazioni del prodotto e dell’impianto. Una deregulation che ha portato a installare un po’ di tutto per ottenere l’integrazione totale, cosa di cui anche il GSE si è lamentato e che ha creato problemi con lavori fatti male, tetti che fanno passare l’acqua, ecc. Venendo agli obblighi per le rinnovabili, la famosa legge che prevede di installare almeno un kW per ogni nuova unità abitativa continua a slittare: doveva entrare in vigore a inizio 2009, è stato poi rimandato al 2010, ora ad inizio 2011. Per noi sicuramente è una grande opportunità tanto che stiamo già creando collaborazioni con diverse società di costruzioni che stanno dimostrando un grande interesse.

intervista di Giulio Meneghello

 

21 maggio 2010

 

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