Cosa fare per biogas e teleriscaldamento a biomasse

La Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili (Fiper) ha presentato al Governo italiano un documento con alcune idee e politiche necessarie a promuovere il teleriscaldamento a biomasse e la produzione di biogas di origine vegetale e animale in vista degli obiettivi 2020. Sintetizziamo qui le proposte.

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La FIPER (Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili) ha presentato al Governo italiano un documento (pdf) sulle potenzialità del teleriscaldamento a biomasse e della produzione di biogas di origine vegetale e animale in vista del Piano di Azione Nazionale che dovrà essere proposto a Bruxelles entro la fine di giugno ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti nel piano 20-20-20 (Direttiva 2009/28/CE del 23 Aprile 2009).

La FIPER propone una politica che punti a realizzare fino al 2020, un incremento nell’utilizzo di biomasse vegetali e animali pari a 0,8 Mtep proveniente dal teleriscaldamento e di 2,3 Mtep dal biogas.

Questa politica dovrebbe basarsi principalmente su alcuni punti chiari:

  • favorire la nascita di imprese nel territorio, capaci di realizzare investimenti di mercato, spostando, almeno in parte, gli incentivi dal conto capitale o dal conto esercizio verso fondi di garanzia che permettano l’accesso a mutui di lunga durata; va favorita l’evoluzione dei distributori locali del gasolio a cambiare business, passando al legno, fidelizzando i clienti;
  • individuare una struttura a livello nazionale che si occupi del monitoraggio, della qualificazione e della regolazione della produzione e dell’uso del calore;
  • focalizzare e indirizzare la politica dell’agricoltura e dell’ambiente allo sviluppo della filiera del legno a monte degli impianti, per garantire un combustibile proveniente dal territorio locale in modo programmato, considerando anche i vantaggi dal lato ambientale, dell’assetto idrogeologico dei terreni e dell’occupazione potenziale.

Per Fiper lo strumento del Titoli di Efficienza Energetica (TEE) non rappresenta uno stimolo forte per l’avvio di nuovi impianti di teleriscaldamento a biomassa, per due ragioni fondamentali:

1. il valore dei TEE, attorno ad 1 c€/kWh per una durata di soli 5 anni, è del tutto trascurabile rispetto alle altre forme di incentivazione, e costituisce solo un premio, non incidendo significativamente sulla decisione di realizzare un impianto alimentato a biomassa;
2. il meccanismo attuale del premio in esercizio non è bancabile, tanto meno per un’impresa che si costituisce ad hoc, senza patrimoni legati a realizzazioni precedenti.

Per l’associazione il meccanismo dei certificati bianchi dovrebbe essere prorogato, allungato, resa effettiva la sua applicazione e rafforzato da misure specifiche che incentivino però lo sviluppo della filiera della biomassa a monte, evitando il rischio del “trasferimento” degli incentivi all’estero. E’ fondamentale favorire lo sviluppo di “nuova imprenditoria” nelle zone montane, dove l’integrazione fra calore rinnovabile e risorse locali è più immediata.
Per questo motivo tale approccio presuppone un’evoluzione degli incentivi con speciale attenzione agli usi distribuiti delle biomasse solide e alle piccole reti di teleriscaldamento.

Rispetto alla filiera del biogas, invece, Fiper propone che quello prodotto dagli impianti alimentati da biomassa vegetale o di origine animale possa essere trasformato in biometano come già accade in altri Paesi Europei, ad esempio la Germania.
Per favorire gli investimenti in tale comparto, Fiper suggerisce di riconoscere anche per il biometano, al fine di poter ottimizzare oltre che la produzione di energia elettrica anche il corrispondente calore prodotto, gli incentivi corrispondenti ai certificati verdi già riconosciuti alla produzione elettrica.

Il biometano può essere utilizzato da una centrale combinata con rendimento medio superiore al 70%, anziché l’utilizzo della sola elettricità in motori a scoppio con un rendimento del 30-35%. L’estensione notevole della rete di metano già esistente, in Italia e il suo accesso alla stessa, permetterebbe certamente un importante sviluppo in questo settore energetico con positive ricadute ambientali ed economiche.

Sulla base delle esperienze acquisite, Fiper ritiene che l’utilizzazione delle biomasse per produzione di calore distribuito nelle famiglie e nelle piccole reti di teleriscaldamento, abbia bisogno più che di contributi agli utenti finali, di contributi alla “filiera”, sia per gli aspetti di messa a disposizione delle biomasse nelle forme più adatte ai vari utilizzatori, sia per lo sviluppo di imprese locali di teleriscaldamento.

Fiper propone allora un portafoglio di interventi che punti a:
– riorientare il meccanismo dei certificati bianchi per gli impieghi di biomasse e l’utilizzo del calore;
– eliminare l’IVA applicata alle biomasse del territorio per favorire l’uscita delle stesse dal mercato non formalizzato;
– vincolare le detrazioni fiscali agli apparecchi domestici alla qualità delle prestazioni con particolare riguardo alla efficienza e alle emissioni;
– promuovere mini reti di servizio di fornitura e di gestione di caldaie a biomassa in aree a bassa densità abitativa;
– supportare le imprese per lo sviluppo delle tecnologie e dei laboratori di prova;
– favorire la formazione e crescita di aziende di servizio per raccolta di biomasse disperse dall’agricoltura e dalle foreste;
– eliminare gli ostacoli all’uso corretto delle ceneri provenienti dall’uso delle biomasse vergini e del digestato per le concimazioni;
– favorire l’uso negli impianti di produzione di biogas anche degli scarti agroindustriali e alimentari opportunamente trattati;
– favorire le colture energetiche, quali la forestazione rapida, con fondi per garantire il reddito annuale agli agricoltori;
– individuare sinergie e integrazioni fra i principi di conservazione e lo sviluppo degli impieghi energetici per foreste e boschi;
– supportare i progetti di teleriscaldamento a biomassa nelle aree vocate mediante finanziamenti a lunga scadenza (15 – 20 anni) e fondi di garanzia.

Su quest’ultimo aspetto Fiper fa una proposta specifica per un fondo di garanzia per il teleriscaldamento in aree montane, analizzando il valore economico attuale atteso di un sistema di impianti di teleriscaldamento dedicato ad una cittadina di circa 5.000 abitanti, realizzando un impianto cogenerativo con potenza termica di 10 MW e potenza elettrica di 1 MW.

La stima dell’investimento complessivo può aggirarsi in circa 12 milioni di euro (effettuato durante 6-8 anni), che comprende: 2 caldaie a biomassa, 1 caldaie a gasolio di soccorso, un impianto di cogenerazione ORC, circa 15 km di reti di distribuzione e oltre 300 scambiatori di calore allocati presso le utenze finali.
La fornitura garantita corrisponde a circa 15.000 MWh/anno di calore e 7.000 MWh/anno elettrici, entrambi prodotti da biomassa legnosa.

Gli imprenditori dovrebbero apportare capitale proprio nell’ordine del 20%, mentre un’ulteriore quota del 20% verrebbe reperita presso le utenze attraverso le tariffe di allaccio degli edifici alla rete di teleriscaldamento. Il ricorso al credito per il restante 60% pari a circa 7,2 milioni di €.
Quest’onere finanziario verrà poi in parte diluito nel tempo per cui il debito corrente dovrebbe attestarsi intorno di 4-5 milioni di euro.

Per produrre e vendere i 15.000 MWh di calore previsti occorre utilizzare circa 15.000 ton. di cippato al costo di circa 60 €/ton, per un totale di circa 0,9 milioni di €.
Il calore viene venduto attorno a 1,1 c€/kWh con un fatturato dell’ordine di 1,65 milioni di euro. L’elettricità prodotta genera un’entrata di circa 1,96 milioni di euro con l’attuale valore della tariffa omnicomprensiva per impianti inferiori ad 1 MWe.
Attestando i costi di gestione (legno, personale, servizi tecnici) attorno a 1,4 milioni di €, si stima un ricavo di esercizio dell’ordine di circa 2,21 milioni di € col quale “ripagare” il costo del denaro (0,25 milioni € ad un tasso attorno al 4-5%), remunerare il capitale sociale (0,15 € milioni) effettuare gli ammortamenti e rimborsare il prestito in una quindicina di anni.
Il contributo aggiuntivo dei titoli di efficienza energetica sarebbe dell’ordine di 0,1 milioni €/anno.

Secondo Fiper ne risulterebbe un intervento economicamente sostenibile, a condizione che l’imprenditore possa accedere ad una garanzia finanziaria che gli permetta di ottenere dal sistema bancario un mutuo ipotecario della durata di 15 anni possibilmente con preammortamento di due anni.
Si può ipotizzare – spiega l’associaizone – che questa garanzia possa costare annualmente il 2-2,5% del prestito, pari mediamente a 160.000 €/anno. Rapportato ai 15.000 MWh termici risparmiati si avrebbe un contributo di circa 10,7 €/MWh ossia 93 €/tep del tutto paragonabile a quanto promesso dal meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica.

In conclusione, la Fiper non chiede un contributo più elevato di quanto già previsto ma che sia gestito in modo finanziariamente più efficace, con il supporto e il monitoraggio di una struttura di gestione che dia una valutazione del progetto e della struttura d’impresa.

A cura della redazione di Qualenergia.it

21 maggio 2010

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