Al momento, come sappiamo, per i danni enormi provocati dal greggio che continua a fuoriuscire e che ha raggiunto le coste della Louisiana, BP sarà tenuta a pagare solo 75 milioni di dollari, il tetto massimo di risarcimento per le compagnie petrolifere per la legge Usa. “Una cifra che secondo ogni calcolo coprirebbe a stento i danni causati nella sola prima ora dalla perdita”, commenta Harvey Wasserman su The Huffington Post.
L’argomento principale contro l’innalzamento dei risarcimenti è che questo avrebbe spinto le compagnie più piccole fuori dal mercato delle trivellazioni off-shore. “Ma se non possono permettersi di assicurarsi contro un danno che possono provocare, perché dovrebbe essere permesso loro di trivellare?”, si chiede David Roberts su Grist.org. L’opposizione all’innalzamento a 10 miliardi del tetto, anch’essa una cifra insufficiente a risarcire dei danni che si stanno verificando in Louisiana – continua – fa capire che neanche i grandi come BP sarebbero in grado di pagare per i disastri che possono provocare.
Il rischio potenziale nelle trivellazioni off-shore è infatti così grande che nessuna compagnia privata potrebbe assumerselo. Allora ecco che arrivano in soccorso i soldi dei contribuenti, come si verificherà per quelli americani a causa della marea nera del Golfo del Messico.
Un’industria con rischi tali evidentemente non può farsene carico da sola come dovrebbe avvenire in una situazione di libero mercato, e così governi e industria si accordano per scaricare i rischi sul pubblico. “C’è un nome per i sistemi politici in cui governo e industria si accordano per far guadagnare i detentori del capitale a spese del pubblico: corporativismo“, denuncia Roberts su Grist.org. E continua citando Amory Lovins e la sua visione di un sistema basato su fonti rinnovabili e generazione distribuita come opposto ad uno, quello che ha per protagonisti fossili e nucleare, costruito su di una visione gigantistica e centralistica della produzione di energia.
“Il rischio di perdite (di petrolio, ndr) catastrofiche non può essere eliminato, e non può essere sostenuto tramite polizze assicurative dell’industria privata. È parte integrante del modello che sia il pubblico a farsi carico dei rischi. Un sistema basato sulle rinnovabili, al contrario, è esente da tali rischi. È più garantito a fronte di imprevisti mentre rischi e ricompense sono interamente a carico degli attori privati in un mercato competitivo. In ultima analisi è più democratico: non distribuisce solo la produzione di energia, distribuisce anche il potere socio-economico.”
21 maggio 2010