Nel corso del 2009, come detto, diversi fattori hanno portato ad una situazione con più offerta che domanda: stretta del credito, taglio (a ottobre 2008) degli incentivi in Spagna (con un calo annuale di 2,2 GW della domanda), aumento della disponibilità di polysilicon e prezzi in caduta libera. Risultato: un aumento della produzione e della quota di mercato dei moduli meno costosi, come quelli a film sottile (di First Solar in primis) e quelli di produzione asiatica. A salvare in parte il settore, la domanda del mercato tedesco (record di installazioni nell’anno appena concluso con 3,8 GW), ma nel complesso la tendenza è stata quella di un mercato sempre più demand-driven, con prezzi in calo che hanno premiato chi produce a basso costo e diversi stabilimenti, dai costi di produzione troppo elevati, che sono stati chiusi o delocalizzati.
Una tendenza che secondo Pike Research proseguirà anche nel 2010, nonostante una continua crescita della domanda. Per l’anno a venire la previsione è di un +43% rispetto al 2009, per arrivare ad una domanda per 10,1 GW, soprattutto da Germania (nonostante i tagli agli incentivi), Italia, Stati Uniti, Giappone e Francia. Per i prossimi tre anni invece la previsione è di una crescita media della domanda del 25% annuo fino a 19 GW/anno nel 2013: a guidarla mercati come quello italiano e statinitense, ma anche cinese e una serie di nuovi piccoli mercati emergenti. La produzione si prevede comunque in eccesso: il numero dei produttori di celle e moduli, infatti, è “cresciuto in maniera insostenibile”; sono circa 190 gli attori (escludendo piccole aziende da meno di 5 MW annui). Al 2010 si potrebbero produrre moduli solari per 30 GW, cioè il triplo della domanda prevista.
Un eccesso di produzione che significherà forte competizione e spingerà ulteriormente al ribasso i prezzi. Con una grande offerta di moduli di pari qualità ed efficienza, sarà il costo per watt il fattore determinante per il successo delle industrie. Come faranno le aziende ad abbassare i costi? Oltre a puntare sulle economie di scala, utilizzando manodopera a basso costo (ad esempio concentrando la produzione, oltre che in Cina, a Taiwan, in Malesia o nelle Filippine); usando materiali più economici e rinegoziando i contratti di fornitura del polysilicon e, infine, introducendo innovazioni che rendano il processo sempre più economico.
Oltre al prezzo anche l’efficienza dei moduli resterà un fattore chiave nella competizione, specie per aggiudicarsi la domanda dai grandi impianti, mentre costo per watt, reputazione del marchio e possibilità di integrazione restano decisivi per il settore del residenziale. Se moduli con efficienze medio-basse, come quelli di First Solar (11,1%), continuano ad aggiudicarsi ordini da grandi impianti grazie al costo stracciato per watt, la tendenza – spiega il report – verso i prodotti più efficienti. L’efficienza infatti va ad influire sul numero di moduli necessari per un impianto multimegawatt e, di conseguenza, sui costi complessivi (i moduli incidono solo per la metà). Dunque, visto che nei mercati emergenti (come Usa e Cina) il grosso della domanda verrà dai grandi impianti chi li produrrà ad alta efficienza sarà premiato.
Altro fattore di competitività è l’integrazione. Specie per i grandi impianti vincerà la competizione chi riesce a fornire il “chiavi in mano”: aziende che provvedono non solo alla produzione e alla fornitura dei moduli, ma che anche alla progettazione, all’ottenimento dei permessi, alla realizzazione e a quanti più servizi possibili.
GM