Quando l’atomo aggira i risultati elettorali

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In Germania il nuovo Bundesrat è contrario al prolungamento della vita delle centrali nucleari? Allora per il governo federale non serve più consultarlo. Una nuova prova del cattivo rapporto dell'atomo con la democrazia. Intanto anche nel Regno Unito le ultime elezioni potrebbero dare problemi a questa tecnologia.

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Il nuovo Bundesrat è contrario al prolungamento della vita delle centrali nucleari? Poco male, vuol dire che non è più necessario consultarlo. È la nuova posizione del nuclearista governo tedesco, un voltafaccia che lo porta su posizioni paragonabili a quelle del nostro esecutivo, che fin dall’inizio ha chiarito che la strategia atomica era affare del Governo e che le Regioni non dovevano impicciarsene. Una notizia che ricorda che gli ostacoli per questa tecnologia energetica sono nelle istituzioni democratiche, ma anche che i fautori dell’atomo, come sempre più spesso accade, scelgano di scavalcarle.

Il governo di Angela Merkel, come sappiamo, fin dal suo insediamento ha espresso la sua intenzione di estendere la vita delle centrali nucleari, annullando la decisione presa nel 2002 dal governo di Gerhard Schroeder di di spegnerle entro il 2022. Un piano che da poco più di una settimana si trova di fronte ad un nuovo ostacolo: in seguito alle elezioni regionali nel Reno-Westfalia,  che hanno visto i verdi superare il 12%, guadagnando più di 5 punti, e la SPD raggiungere il CDU della Merkel, i partiti di governo hanno perso il controllo del Bundesrat (il consiglio federale attraverso il quale i Länder, ossia le regioni, partecipano al potere legislativo e all’amministrazione dello Stato federale).

Ed ecco il volta-frittata: se fino a prima delle regionali era opinione diffusa e confermata dall’attuale ministro dell’ambiente, Norbert Roettgen, che una decisione sull’estensione della vita delle centrali sarebbe passata dal Bundesrat, dopo aver perso la maggioranza nel consiglio federale, il governo Merkel ha cambiato idea: non serve più far votare il Bundesrat, ha dichiarato Ronald Pofalla, capo della cancelleria federale.

Insomma, una conferma che al nucleare per andare avanti serve una strada spianata dal decisionismo, che eviti il più possibile di coinvolgere le istituzioni democratiche nel processo . Ce lo ricorda la strategia del nostro governo che con la legge 99/2009 scavalca le competenze delle Regioni sulla scelta dei siti nucleari (Qualenergia.it, Nucleare italico,ecco il decreto). In quanto definiti “siti di interesse strategico nazionale” (da un regolamento che completa la 124/2007, Qualenergia.it, Centrali segrete) questi potranno essere  anche militarizzati e coperti da segreto di Stato.

Intanto altre votazioni stanno mettendo in forse un altro piano nucleare: le elezioni politiche britanniche che hanno portato alla formazione del governo di David Cameron. Un governo figlio di una maggioranza risicata e che vede coalizzati i Conservatori, nuclearisti, ai Lib Dem, accesi oppositori dell’atomo.

A capo Dipartimento dell’Energia e del Cambiamenti Climatici proprio un Lib Dem, Chris Huhne, da sempre attivo contro il nucleare e che solo negli ultimi giorni ha ammorbidito la sua posizione. Ora si è dichiarato disponibile ad approvare la costruzione di nuove centrali, ma sottolinenando con enfasi una condizione: che i nuovi impianti nascano e vivano senza alcuna forma di supporto pubblico. Una clausola che, come abbiamo più volte ricordato su queste pagine (Qualenergia.it, Nucleare di Stato, Nucleare con stampella … statale), se applicata con rigore, potrebbe voler dire che di nuove centrali la Gran Bretagna non ne vedrà mai più.

GM

18 maggio 2010

 
 

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