Sembra un brutto film di fantascienza: i robot che dovevano chiudere la valvola hanno fallito, si tenta di costruire una cupola sottomarina per fermare il flusso e nel frattempo si tenta di bruciare il greggio in superficie. Intanto il petrolio continua ad uscire più veloce del previsto. Oggi è stata scoperta un’altra falla e – secondo quanto riportava la stampa stamattina. – sono 5mila barili al giorno che finiscono in mare.
Una catastrofe, quella del pozzo offshore, che arriva a poca distanza dalla decisone di Obama di dare il via libera a nuove trivellazioni in mare. Rompendo una moratoria lunga 20 anni e in contraddizione con quanto annunciato in campagna elettorale, infatti, un paio di settimane fa Obama ha aperto 500mila miglia quadrate di acque costiere americane alle esplorazioni per estrarre gas e petrolio (in Alaska, costa atlantica e Golfo del Messico: Qualenergia.it, I favori non ricambiati di Obama all’energia sporca).
Solo che ora quanto sta avvenendo al largo della Louisiana sta mettendo a rischio il Climate Bill proprio per quest’apertura all’energia sporca. Dato che conterrebbe anche disposizioni per permettere nuove trivellazioni in mare, sei senatori democratici degli Stati costieri, particolarmentre impressionati da quanto sta accadendo, potrebbero togliere il loro appoggio alla legge, spiega il New York Times. “Notizia forse peggiore per la legge sul clima – commenta sarcastico Johnatan Hiskes su Grist.org – e che BP, assieme a Shell e Conoco Philipps avrebbe annunciato il proprio appoggio alla versione di compromesso del Climate Bill. A questo punto il sostegno di BP potrebbe essere un bacio della morte”.
GM
29 aprile 2010