Continua l’odissea del primo reattore EPR

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Annunciato un ulteriore ritardo nel cantiere Areva di Olkiluoto, in Finlandia. Il primo reattore EPR al mondo finora ha prodotto tanti debiti: nei 4 anni di lavori, raddoppiati tempi e spesa prevista. Un avvertimento per l'Italia che ha sposato questa tecnologia per il rilancio dell'atomo.

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Iniziato nel 2005, doveva essere pronto il primo maggio 2009: in 4 anni di lavori ne aveva accumulati 3 di ritardo sforando di quasi il 50% il budget previsto e ora per il reattore di Olkiluoto 3, che Areva sta costruendo per conto dell’utility TVO in Finlandia, arriva un altro annuncio di ritardo. Altri 6 mesi.
Continua dunque l’odissea di quello che sarà il primo reattore realizzato al mondo con tecnologia di tipo EPR, la stessa che sarà utilizzata del “rinascimento atomico” italiano.
 
Martedì è arrivato l’annuncio da parte del coordinatore del progetto per TVO: nonostante Areva stimi ancora l’inizio del 2012 come data entro la quale il reattore sarà pronto, il project manager TVO, Jouni Silvennoinen, ha chiarito che “difficilmente si rispetterà la deadline di inizio 2010, ma l’impianto dovrebbe essere più o meno completo per la fine di quell’anno”. Proprio così: “più o meno completo”. Solo che un impianto “più o meno completo” non produce elettricità. Anche se fosse effettivamente completo per quella data bisogna poi tener conto del periodo di test che nella tabella di marcia è di 6 mesi. Nella migliore delle ipotesi Olkiluoto 3 potrebbe essere operativo nell’estate del 2013, secondo Greenpeace non prima del 2014.

Tutto questo supponendo che non intervengano ulteriori ritardi, cosa niente affatto scontata guardando alla complessa storia del cantiere e ricordando che i lavori più delicati – installazione delle componenti pesanti e del sistema di controllo – devono ancora essere realizzati. Difficile allora che i tempi e i costi smettano di lievitare. Approvato dal Parlamento finlandese nel 2002, il progetto del reattore avrebbe dovuto costare 2,5 miliardi di euro. Alla firma del contratto, quando nel 2005 si apri il cantiere che avrebbe dovuto completare l’impianto entro il 1° maggio 2009, il preventivo era salito a 3,3 miliardi. Dopo 4 anni di imprevisti, difetti di costruzione e violazioni delle misure di sicurezza, a fine 2009 il cantiere aveva accumulato un ritardo sui lavori di 3 anni e la spesa prevista era arrivata a 5,3 miliardi di euro. 

Nel momento in cui scriviamo, come si vede dal contatore in tempo reale creato da Greenpeace, lo sforamento è di poco meno di 3 miliardi di euro: la spesa è praticamente raddoppiata da quando si è aperto il cantiere. D’altra parte gli stessi vertici di Areva lo scorso autunno avevano ammesso che non è possibile prevedere il costo finale del reattore né i tempi di realizzazione. Quanto costerà e quanto tempo ci vorrà si potrà sapere quando l’opera sarà effettivamente portata a termine (Qualenergia.it, Olkiluoto, pozzo senza fondo).
 
 
 
L’immagine del nucleare in generale e dell’EPR in particolare, come via semplice ed efficace per soddisfare il fabbisogno elettrico di un paese, fa fatica a reggere nel confronto con la realtà degli unici cantieri aperti: oltre a Olkiluoto, quello francese di Flamanville in Francia sta anch’esso accumulando ritardi e spese extra.
A questo si aggiungano i vari rilievi a questa tecnologia in materia di sicurezza e pericolosità delle scorie sollevati da organismi di controllo e ambientalisti (Qualenergia.it, Bocciato in sicurezza l’EPR, Le immortali scorie dell’EPR).
 
Pochi possono ancora abboccare al mito venduto dai francesi dell’EPR come ultima frontiera di un nucleare pulito, sicuro e conveniente. Tra questi, come purtroppo ben sappiamo, il nostro governo, che ha scelto di imbarcarsi nell’avventura nucleare proprio con questa tecnologia e a fianco di quella stessa Areva che ad Olkiluoto con i suoi ritardi sta causando danni miliardari. Soldi che pagheranno i consumatori di elettricità sia francesi (dato che Areva è pubblica) e finlandesi (tramite l’utility committente TVO).

GM

22 aprile 2010
 
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