Scenari per un’Europa low carbon

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Il documento "Roadmap 2050", curato da McKinsey e commissionato da European Climate Foundation pone le basi per un percorso spinto di completa o quasi decarbonizzazione del settore elettrico, grazie principalmente a solare ed eolico, nella direzione di un taglio delle emissioni dell'80% rispetto al 1990.

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In questi giorni la stampa internazionale, non solo quella europea, ha presentato con interesse lo scenario, o meglio gli scenari europei, che prevedono di coprire il fabbisogno di elettricità del continente al 2050 quasi integralmente con le energie rinnovabili. Scenari di questo tipo sono stati presentati da diverse organizzazioni statunitensi per gli Usa, ma per l’Europea nessuna analisi era stata finora così dettagliata anche dal punto dei vista dei costi e degli impatti sulla riduzione delle emissioni. “Roadmap 2050. Practical guide to a prosperous low carbon Europe“, questo il titolo del lavoro curato dall’istituto di ricerca economica McKinsey e commissionato da European Climate Foundation (ECF), vuole valutare il percorso post-2020, considerando comunque la Direttiva per gli obiettivi 2020 come una pietra miliare per questo cammino. Ed è proprio per questo motivo che questa roadmap al 2050 va intrapresa subito, anche per ridurre sensibilmente i costi complessivi.

In sintesi, il rapporto conferma che è impossibile riuscire a ridurre dell’80% le emissioni di gas serra al 2050 (in base ai livelli del 1990) senza una pressoché completa “decarbonizzazione” del settore della produzione elettrica, continuando però a soddisfare la domanda e gli standard dei servizi energetici.

Il documento merita un’analisi molto dettagliata e cercheremo di farla nelle prossime settimane, ma qui possiamo sintetizzare alcuni punti legati alla diffusione delle rinnovabili elettriche.
La roadmap prevede, tra l’altro, l’installazione di 5mila km di moduli solari fotovoltaici nel corso dei prossimi 40 anni. Ciò vorrebbe dire occupare un’area dell’Unione Europea pari allo 0,1%, anche se almeno il 50% del solare dovrebbe essere realizzati su tetti. Per quanto riguarda l’eolico, si parla di un numero vicino a 100.000 mila nuove turbine (anche in sostituzione); questo significa che ogni anno dovrebbero essere installate tra le 2000 e le 4000 macchine, un ritmo non lontano da quanto è accaduto nel corso dell’ultima decade, anche se la loro taglia aumenterebbe notevolmente e gran parte verrebbe installata in mare.

La chiave della riuscita di questo sviluppo è nell’aumentare e rinnovare la potenza della trasmissione, con diverse migliaia di chilometri di nuove infrastrutture interregionali, un aumento di almeno un fattore 3 rispetto ai livelli odierni. L’aumento sarebbe molto più ampio nel corridoio tra la penisola iberica e la Francia dove sarà richiesta una capacità tra 15 e i 40 GW a fine periodo, mentre oggi è inferiore a un gigawatt. Da questo tipo di pianificazione delle reti dovrà essere incluso un forte avanzamento tecnologico delle reti di distribuzioni locali, delle smart grid e dell’utilizzo dell’information technology per la loro operatività.

Per mantenere la stabilità e l’affidabilità del sistema elettrico europeo si stima che siano necessari circa 190-270 GW di potenza di backup, che dovrebbero rappresentare il 10-15% del potenza totale al 2050. Questa potenza di backup sarà richiesta sempre su base regionale.

In questi scenari, un compito di sostegno, ma non certo di primaria importanza, spetterà alla carbon sequestration (CCS) e al nucleare. Ma il rapporto stressa maggiormente sulla diffusione di circa 200 milioni di veicoli elettrici e di almeno 100 milioni di pompe di calore geotermiche per edifici o distretti urbani. Dunque, assisteremo ad un graduale ma radicale cambiamento della catena di rifornimento dell’autotrazione e anche delle infrastrutture edilizie, nuove ed esistenti.

Una transizione di questo tipo dovrebbe comportare per il sistema elettrico un investimento addizionale di 30-50 miliardi di euro all’anno, che tuttavia, porterà ad un forte decremento delle spese nei settori tradizionali (petrolio, gas e carbone), pari a circa il 30%.
Come si afferma nel rapporto, la sfida non è tanto tecnologica, ma richiede una maggiore intensità di investimenti e una forte spinta nella realizzazione di impianti a basso contenuto di carbonio. Il motto è “the same, but more“.

E intanto in Italia è stata approvata dal Parlamento italiano una mozione che chiede di rivedere al ribasso gli impegni al 2020, un pessimo segnale che dimostra ancora una volta l’incapcità della nostra classe politica di capire e progettare il futuro di un paese.

LB

Per approfondire lo studio McKinsey-ECF: Roadmap 2050

 

20 aprile 2010

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