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Un protocollo da confezionare nel 2010? Silvestrini a Ecoradio

Le posizioni a pochi giorni da Copenhagen: l'Europa, prossima a raggiungere i target di Kyoto, spinge per un accordo. Gli Usa devono far approvare la legge sul clima, Cina e paesi emergenti puntano su accordi volontari e prendono tempo. Un accordo che forse arriverà nel corso del 2010. L'opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia e Kyoto Club a Ecoradio.

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In attesa del vertice sul clima di Copenhagen per il post-Kyoto, le strategie dei vari paesi iniziano a delinearsi.
Per quanto riguarda l’Unione Europea un documento della Commissione fa il punto su come gli Stati membri si trovano oggi rispetto agli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Complessivamente si stima che l’Europa potrà fare meglio della riduzione dell’8% che è il target al 2008-2012 rispetto all’anno di riferimento (1990).

Anche l’Italia potrà raggiungere il suo obiettivo (-6,5%), ma dovrà attivare alcune nuove misure e mantenere quelle attualmente in opera come la detrazione fiscale del 55% sugli interventi di efficienza energetica in edilizia che sembra a rischio per il periodo successivo al 2010; serve inoltre rendere operativo il registro delle foreste, ancora mancante e anche l’opzione di acquistare crediti dall’estero è un’operazione a rischio, visto che potrebbero non esserci risorse sufficienti.

Oltre all’Unione Europea, che sembra voler continuare a spingere per un accordo in Danimarca, il negoziato si giocherà soprattutto sulle posizioni e l’atteggiamento di Stati Uniti e Cina.
In sintesi, Obama resta in attesa che le regole interne sul clima e l’energia vengano definite dal Senato (probabilmente solo nei primi mesi del 2010) e la Cina, oltre agli altri paesi in via di sviluppo, vuole vedere con più chiarezza quali saranno le risorse economiche messe a disposizione.

Probabilmente a Copenhagen si raggiungerà solo un accordo di massima in attesa di uno vincolante nel corso del 2010. Il target potrà essere ambizioso, ma ci sono molti dubbi che lo sarà così tanto da evitare gravi danni climatici futuri che invece richiederebbero misure ancora più drastiche.

L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e di QualEnergia ad Ecoradio.

(registrazione del 18 novembre – 3 minuti)

20 novembre 2009

 

 

 

 

 

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