Nell’anno appena concluso gli investimenti in energie pulite sono calati di oltre il 6%, passando dai 155,4 miliardi di dollari del 2008 a 145,3. Ma negli altri settori è andata peggio, tanto che la quota relativa dei capitali scommessi sulle rinnovabili è cresciuta: negli Usa dall’11,4 al 12,5% dell’intero settore energetico (a livello globale secondo un altro report, quello del Pew Charitable Trust, gli investimenti in petrolio e gas sono calati del 19%.)
Nonostante il calo del 6% negli investimenti, però, la crescita delle rinnovabili continua. Eolico, biomasse e fotovoltaico nel complesso hanno visto un giro d’affari in aumento dell’11,4%, per un totale di 139 miliardi di $. Ciò a dispetto della contrazione del fatturato del settore fotovoltaico: sceso di oltre il 20%: da 38,5 miliardi di $ del 2008 a circa 31. Il motivo principale del calo, il primo dal 2000, è il prezzo dei moduli che è passato da una media di 7 $/Wp del 2008 a 5,12 $/kWp, con il caso limite di 1 $/Wp per quelli a film sottile. Nel 2009 il nuovo installato è comunque arrivato a circa di 6mila MW (6 volte il dato di 5 anni fa) e la previsione di Clean Edge è che il fatturato del settore passi dai 31 miliardi di $ del 2009 a 98,9 nel 2019, nonostante un prezzo medio al watt che per quell’anno Clean Edge prevede sarà sceso a 2,11 $/Wp.
Non ha subito interruzioni nell’anno appena alle spalle, invece, l’espansione di eolico e biomasse, cresciuti nel fatturato rispettivamente fino a 63,5 e a 44,9 miliardi di $ . Il 2009 è stato l’anno del record di nuove installazioni da eolico: 37.000 MW. Quanto alle previsioni a dieci anni elaborate dallo studio, al 2019 il giro d’affari dell’eolico salirebbe fino 114,5 miliardi di dollari (con un costo del kW eolico a quella data che scenderà a 1,5 milioni di dollari per MW), quello delle biomasse fino a 112,5, mentre il fatturato delle rinnovabili nel complesso crescerebbe del 134%, arrivando 325,9 miliardi di dollari.
L’energia pulita – si legge nel report di Clean Edge – resta il settore trainante dell’economia e lo testimoniano gli ingenti investimenti arrivati con i pacchetti stimolo: 100 dei 787 miliardi di $ del pacchetto Usa, 84 nel pacchetto sud coreano, il più “verde”. E poi quelli del gigante cinese, che nei prossimi dieci anni dovrebbe riversare nelle energie pulite dai 440 ai 660 miliardi di $. Proprio la Cina sta confermando il suo ruolo di leader mondiale della green economy: oltre un terzo delle nuove installazioni eoliche (13 dei 37 GW del 2009) è avvenuta nel paese asiatico, leader anche nella produzione di impianti per il solare termico e il fotovoltaico (Qualenergia.it, Investimenti in rinnovabili, la Cina supera gli Usa).
Quanto ai titoli della green economy quotati in borsa un’idea viene da tre indici significativi: il CELS che segue le società statunitensi attive nell’energia pulita, il QWND che monitora le aziende dell’eolico a livello mondiale e il QGRD che tiene d’occho le prestazioni delle società attive nelle smart grid. Tre indici che erano schizzati verso l’alto nel 2007 (rispettivamente +75, +67 e +34%) e che nel 2008 e 2009 hanno continuato la crescita seppur rallentandola: +64, +54 e +43% nel 2008 e +44, +38% e +49% nel 2009.
GM