Più di 40 i progetti partecipanti alla gara, proposti da 20 compagnie diverse: una testimonianza evidente della vitalità di questa giovane tecnologia, che promette molto, anche se finora in tutta la Gran Bretagna da onde e maree si hanno solo 2 MW di potenza. I 10 progetti scelti, come detto, con la potenza installata di 1.200 MW daranno elettricità a sufficienza per tre quarti di milione di case: una vera prova di forza con cui questa fonte energetica, in un ambiente ideale come la Scozia, può dimostrare di fornire un contributo sostanziale nel sostituire le fonti fossili.
Tra i vincitori della gara Pelamis Wave Power, E.ON e Scottish Power che installeranno 3 diverse centrali per l’energia dalle onde da 50 MW l’una. Da 200 MW è invece l’impianto, sempre da moto ondoso, che Aquamarine Power e SSE Renewables vogliono realizzare al largo delle coste di Orkney, mentre è da 100 MW il progetto di energia dalle maree di Marine Current Turbines. Ora però per le ditte vincitrici arriva la parte più difficile e cioè quella di assicurarsi gli ingenti capitali necessari ai progetti.
Un aiuto non trascurabile verrà dal governo scozzese. Tramite l’incentivo dei Renewable Obligation Certificates (ROC), paragonabili ai nostri Certificati Verdi, gli impianti a onde o a maree scozzesi saranno premiati più generosamente di quelli della Gran Bretagna. Nel resto del paese gli impianti a energia marina ricevono 2 ROC a megawattora, al pari di quelli eolici off-shore, un incentivo secondo alcuni troppo basso per attrarre gli investimenti. In Scozia, invece, ne riceveranno 5 per gli impianti a onde e 3 per quelli che sfruttano le maree.
La Scozia pare dunque intenzionata a sfruttare a pieno le sue risorse naturali per ottenere energia pulita, coerentemente con i suoi ambiziosi obiettivi in materia di emissioni. (Qualenergia.it – “Taglio alle emissioni, la Scozia alza l’asticella”). La nazione settentrionale del Regno Unito ha infatti dichiarato quest’estate uno degli obiettivi più coraggiosi in materia: ridurre la CO2 del 42% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Un impegno che i partiti del Parlamento scozzese hanno approvato all’unanimità e che è reso più concreto dal fatto di prevedere anche quote annuali di riduzione legalmente vincolanti a partire dal 2012.
GM
19 marzo 2010